Appalti

Appalti, De Micheli: regolamento va snellito. Cantone: Sblocca-cantieri «una schifezza» da abrogare

di Mauro Salerno

Partito il conto alla rovescia per il nuovo regolamento appalti. C'è giusto un mese per arrivare a una bozza consolidata del provvedimento chiamato a dare una bussola operativa alle migliaia di imprese e amministrazioni che agiscono nel mercato dei contratti pubblici: settore che smuove 139 miliardi all'anno. «Contiamo di presentare un testo definitivo entro la scadenza del 19 dicembre» ha detto la ministra Paola De Micheli. Al momento la bozza «conta circa 250 articoli, ma la commissione che sta lavorando al testo proverà anche a snellirlo».

De Micheli è intervenuta alla presentazione del volume sul decreto Sblocca-cantieri curato dal consigliere dell'Anac Michele Corradino presso la sede di Confcooperative a Roma. Dove poco prima aveva preso la parola Raffaele Cantone che , da ormai ex presidente dell'Anac, si è scagliato contro il provvedimento approvato poco prima delle sue dimissioni.

«Quel decreto è stata una delle ragioni per cui ho deciso di lasciare in anticipo l'Anticorruzione - ha detto il magistrato -. È stata la prima volta che si è deciso di non sentire subito l'Autorità su una materia di competenza». Oltre ai metodi, una bocciatura secca è arrivata anche sui contenuti. «Andrebbe chiamato decreto blocca-cantieri - ha detto Cantone - è una delle norme peggio scritte, una schifezza, che andrebbe abolita subito con un altro decreto legge». Nel mirino soprattutto le norme sui commissari straordinari, incluso il Mose. «Vediamo come funzioneranno, a Genova è andata bene perchè nessuno si è sentito di fare ricorsi, ma sono curioso di capire chi si prenderà la responsabilità di aggiudicare le gare sulla base dei quelle deroghe, con l'obbligo di rispettare al contempo i principi europei» di trasparenza, concorrenza e parità di trattamento.

«Conto di usare pochissimo i commissari - ha replicato De Micheli -. Ricordo che sono un ministro che ha votato contro il decreto Sblocca-cantieri. Saranno usati soltanto dove strettamente necessario e dopo una valutazione attenta di tutte le alternative». «Tra pochi giorni - ha aggiunto la ministra - pubblicheremo sul sito del ministero il "contaopere" con l'indicazione dei cantieri che abbiamo già sbloccato senza ricorrere ai commissari».

Sul regolamento la ministra ha aggiunto che «ci sarà spazio per i temi sulla sicurezza del lavoro» e che i provvedimenti attuativi del codice saranno il modo con cui «il Governo proverà a fare ordine nel sistema degli appalti, senza nuovi interventi legislativi a breve». Dunque nessuna nuova riforma organica alle porte.

Dovrà aspettare anche la soluzione del rebus-subappalti, nonostante i ripetuti inviti arrivati dall'Europa a far saltare tutti i vincoli sui subaffidamenti (il tetto ora è al 40% dell'appalto principale). «La questione subappalto è oggettivamente un problema - ha detto la ministra -. L'Europa ci chiede di liberalizzare, ma abbiamo specificità di cui tenere conto. Il 2 dicembre sarò a Bruxelles, parleremo anche di questo tema».

Dalle imprese arriva intanto la richiesta di fare chiarezza in fretta semplificando le norme di riferimento. «Gli appalti potrebbero rappresentare uno straordinario moltiplicatore di Pil - ha detto Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative -, invece, la complicazione normativa che li regola lega le imprese zavorrate, complessivamente, da 31 miliardi di euro di costi della burocrazia. Le aziende impiegano 238 ore, oltre 6 settimane di lavoro, per i 14 principali adempimenti fiscali. Abbiamo una macchina statale idrovora di risorse che diventa vincolo allo sviluppo». «Siamo preoccupati per questo stato di confusione - ha aggiunto Massimo Stronati – presidente Confcooperative Lavoro Servizi. Vogliamo un mercato con le regole, coordinato da stazioni appaltanti qualificate. Si sta invece affermando un modello di statalizzazione dei servizi (vedi pulizie nelle scuole). Il public procurement è una leva che può ridurre le disparità territoriali oltre a creare nuova occupazione e garantire servizi per i cittadini. Occorrono regole certe e meno ricorsi, mettendo il lavoro al centro».

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