Appalti

Ponti e viadotti/2. Antonelli (Province): «Per un vero monitoraggio servono risorse e tempo»

di Alessandro Arona

«L’iniziativa del Ministero delle Infrastrutture su ponti e viadotti è positiva, perché lo stato delle strade provinciali è critico, lo diciamo da anni, e le risorse per intervenire del tutto insufficienti. Ma è chiaro che in due settimana abbiamo solo potuto raccogliere lo stato delle informazioni esistenti, sulle situazioni a rischio: da qui dobbiamo partire per avviare un vero monitoraggio con perizie e rilievi tecnici, ma per farlo servono risorse statali aggiuntive e mesi di lavoro».
Così il direttore generale dell’Unione Province Italiane (Upi), Piero Antonelli, fa il punto con Edilizia e Territorio sul “monitoraggio” inviato dal Mit il 16 agosto dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova (servizio).

Dottor Antonelli, come valuta l’iniziativa del Ministro Toninelli?
Positiva, certo. La situazione critica sulla manutenzione delle strade provinciali la segnaliamo da anni, infatti, e gli 1,6 miliardi stanziati dal passato governo e distribuiti con il Dm Delrio di gennaio sono solo un primo passo, circa 300 milioni all’anno, largamente insufficienti per i circa 130mila km di strade che le Province devono gestire, con circa 30mila ponti e viadotti.

Ma il monitoraggio fatto nella seconda metà di agosto in cosa è consistito?
I Provveditori hanno chiesto cose molto diverse uno dall’altro: sono state sempre inviate le lettere a Province e Città metropolitane, in alcuni casi senza coinvolgere i Comuni (Calabria e Sicilia), in altri chiedendo alle Province di coordinare i dati da raccogliere presso i Comuni (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta), in altri chiedendoci di raccogliere i dati dei Comuni ma senza coordinarli ( Toscana, Umbria, Marche), mentre il Provveditorato di Veneto , Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige non ha proprio inviato alcuna lettera a nessuno, né Province né Comuni. Noi comunque stiamo raccogliendo i dati delle Province anche in Veneto.

Ok, ma nei contenuti?
Anche su questo le lettere dei Provveditori sono difformi. In ogni caso è stato chiarito con tutti gli organi del Ministero che in due settimane l’unica cosa possibile era raccogliere dati sui monitoraggi tecnici già effettuati, e non farne di nuovi. Noi come Upi abbiamo elaborato una scheda unitaria, inviata alle Province (si veda in allegato), in modo da rendere omogenea la raccolta dei dati. In pratica i risultati, i ponti e viadotti, vengono divisi in due gruppi: quelli che hanno già fatto un monitoraggio tecnico (per i quali la Provincia deve riportare eventuali interventi avviati o programmati e allegare nel caso la relazione tecnica, lo stato della progettazione e il piano finanziario), e quelli che non hanno ancora un monitoraggio, con la stima media dei costi necessari per realizzare le indagini tecnico-diagnostiche.
Nel primo caso, ovviamente, le Province (che devono anche indicare il livello di priorità di interventi e monitoraggi) dovevano aver già messo in campo interventi di limitazione o riduzione del traffico, se le opere erano state valutate a rischio immediato.

Quanto costa fare il monitoraggio sulle opere che non ce l’hanno?
Impossibile fare stime, ma grazie alle nostre schede potremo saperlo a breve, almeno in via presuntiva, tra una decina di giorni, appena viste e classificate le schede.
È chiaro comunque che serviranno finanziamenti aggiuntivi per affidare gli incarichi ai tecnici, ma questo lavoro di ricognizione è utile in vista della legge di Bilancio.

E quanto ci vorrà per fare le perizie?
Spesso dovremo fare gare per affidare incarichi a professionisti, certamente è un lavoro di mesi.

La scheda Upi per la raccolta dei dati

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