Urbanistica

La strada resta in salita per il quartier generale Tim all'Eur

di Massimo Frontera

Colpi di scena a ripetizione nel giro di due giorni per il quartiere generale di Tim all'Eur, nella sede delle ex Torri delle Finanze. Progetto che, nonostante gli annunci fatti dal Comune, è ancora fermo, e anzi sembra ancora tutto in salita.

La vicenda degli oneri straordinari
Lunedì sera l'assessore all'Urbanistica di Roma Capitale, Paolo Berdini, annuncia la soluzione dell'émpasse in un incontro pubblico dai costruttori romani. «Mercoledì 28 - annuncia - presenterò una memoria in giunta per la soluzione del problema». La soluzione, come spiega l'assessore, sta nella rinuncia degli oneri straordinari da parte del Comune di Roma. Si tratta di 25 milioni di euro, legati alla trasformazione urbanistica del precedente progetto - poi archiviato - che prevedeva la trasformazione degli uffici in un condominio di lusso.
Mercoledì 28, però, arriva la clamorosa marcia indietro. Il Campidoglio non rinuncia affatto ai 25 milioni. I soldi saranno chiesti ai promotori dell'intervento «a prescindere della mancanza del cambio di destinazione d'uso, cioè del fatto che le Torri passavano da uffici ad abitazioni e dunque c'era una plusvalenza in capo al proprietario dell'immobile, a prescindere da questa mancata valorizzazione che è tutta d'origine della proprietà e quindi non imposta dal Comune di Roma».
Con la memoria approvata dalla giunta si prevede di avviare i contatti con l'Agenzia del Demanio al fine di effettuare le opportune valutazioni inerenti gli accordi già intercorsi e oggetto delle deliberazioni; di avviare le attività necessarie per la predisposizione di un nuovo provvedimento da sottoporre all'esame dell'Assemblea capitolina che consideri anche l'aspetto economico e finanziario della trasformazione del territorio; di procedere alla nuova valutazione delle attività inerenti il permesso di costruire in relazione alle determinazioni che saranno assunte dall'Assemblea capitolina.

Il nuovo permesso di costruire e il contenzioso pendente al Tar
Le giravolte del Comune sugli oneri concessori - che non contribuiscono a fare chiarezza sulla questione - non sembrano però il problema principale del progetto. A fine luglio il Comune - dopo alcuni rilievi della Finanza - ha ritirato il permesso di costruire che era stato rilasciato all'operatore immobiliare, cioè la società Alfiere, partecipata pariteticamente da Cdp Immobiliare e da Tim. Nei giorni scorsi, Alfiere ha presentato un ricorso al Tar, che è dunque pendente. Su questa situazione si è inserita la memoria di giunta approvata il 28 settembre, in cui si parla appunto di «procedere alla nuova valutazione delle attività inerenti il permesso di costruire in relazione alle determinazioni che saranno assunte dall'Assemblea capitolina». Cioè il Comune preannuncia un nuovo permesso di costruire, con l'ok dell'assemblea.

I proprietari e gli scenari di "fuga"
La mossa del Comune in favore dei promotori («l'obiettivo è tenere Telecom», dice Berdini) per arrivare alla concessione di un nuovo permesso di costruire, ha comunque un costo in termini di tempo. Nel senso che si allungano i tempi per la realizzazione. E questo potrebbe avere un peso. L'attuale amministratore di Tim, Flavio Cattaneo, nominato nel marzo 2016, non ha simpatia per l'operazione, diversamente dal suo predecessore (Marco Patuano) perché la giudica più costosa di altre soluzioni. E tra le altre soluzioni ci sarebbe quella di immobili disponibili in un'area di Roma nei pressi dell'attuale quartier generale di Tim. La soluzione più a portata di mano consiste in complessi immobiliari appartenenti a società del gruppo Caltagirone. Vale la pena di ricordare che Cattaneo è, tra le altre cose, presidente di Domus Italia, società immobiliare della galassia di Francesco Gaetano Caltagirone.
In questo clima di tensione centrifuga da parte di Tim rispetto al progetto - e conseguentemente rispetto alla joint venture con Cdp - ci sarà un chiarimento tra i soci, anche in relazione alle novità capitoline e alle realistiche possibilità di concretizzare o meno il progetto.
Di certo, questo è questo è il momento per i soci di Alfiere di scegliere se rinnovare o meno il proprio impegno verso il progetto.
È altrettanto certo che il definitivo tramonto del progetto di recupero di un importante sito dell'Eur - sarebbe il secondo fallimento dopo quello di Fintecna con il progetto firmato da Renzo Piano - sarà percepito come un fallimento da imputare all'attuale amministrazione Raggi.

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