Progettazione

A Merano Alperia sceglie l'idea «galleggiante» di Cecchetto per il suo nuovo headquarter

di Mariagrazia Barletta

Un'architettura iconica, riconoscibile, che nasce dal paesaggio e ne riprende gli elementi essenziali: acqua e verde, integrandoli nella composizione. Un progetto che, responsabilmente, allarga lo sguardo al contesto, fino a porsi come primo tassello di una città di nuova concezione: una "Merano verde" ad uso esclusivo di pedoni e biciclette. Sono questi alcuni dei concetti-chiave del progetto che si è aggiudicato il concorso internazionale per la nuova sede a Merano (Bz) di Alperia, lanciato dalla società altoatesina provider di servizi energetici insieme alla Fondazione Inarcassa (che ha contribuito alla stesura del bando). Ad aggiudicarsi la competizione è il team di progettisti guidato da Cecchetto e associati (Alberto Cecchetto), con Von Pföstl & Helfer (Wolfgang Helfer), Steam (Simone Cappelletti, Mauro Strada, Elisa Magro, Riccardo Curci) e CZ Studio associati (Paolo Ceccon e Laura Zampieri).

Un edificio che "galleggia" sull'acqua
La nuova architettura, per quasi 300 collaboratori, sorgerà di fronte alla stazione ferroviaria di Maia Bassa, in un'area periferica della città altoatesina, tra l'ippodromo e il fiume Adige. Ospiterà alcuni reparti di società del gruppo Alperia, compresa la sua affiliata Edyna, società di distribuzione dell'energia elettrica in Alto Adige. «Il bando chiedeva che i due edifici, di Edyna e di Alperia, fossero staccati anche se contigui», spiega Alberto Cecchetto. L'edificio di Alperia, alto 22 metri e a pianta ellittica, è circondato dall'acqua. Quello di Edyna è molto più basso e parzialmente interrato. I due volumi comunicano tra loro al piano terra, dove è ricavato il parcheggio. Questo sostiene una vasca d'acqua poco profonda, dove gli edifici si specchiano. «Abbiamo interpretato il tema con un edificio che galleggia sull'acqua, galleggia in senso metaforico ovviamente», sottolinea l'architetto. «L'edificio - continua - doveva rappresentare non solo l'energia ma anche l'idea – almeno noi così l'abbiamo interpretata - che l'energia è una delle risorse fondamentali per la costruzione del futuro ambiente urbano», aggiunge Cecchetto. L'acqua e il verde, entrambi presenti nel paesaggio circostante, diventano elementi predominanti nella composizione architettonica.

Il complesso come primo tassello della «Merano verde»
«Non ho mai fatto un'architettura così, ma in questo caso abbiamo sposato i canoni classici». «Sia Merano che Bolzano - spiega il progettista e docente all'Iuav - sono state influenzate dall'architettura classica nel periodo fascista, quindi l'architettura autoctona è stata in qualche modo anche integrata con delle architetture molto più formali, molto più classiche». «Le facciate sia di Edyna che di Alperia si affacciano sull'acqua con una scansione molto fitta e molto regolare, tipica di un'architettura classica. Mentre l'altra parte dell'edificio, quella che potrebbe essere reputata come un retro, è in realtà un grande giardino a verde». Si tratta di un giardino pensile ad uso collettivo, che i progettisti hanno immaginato, in una visione allargata al contesto, come parte di un tessuto verde capace di connettere l'area con il centro città. L'intera sede aziendale è concepita, infatti, come un primo tassello di una città di nuova concezione, una «Merano verde» l'hanno battezzata gli autori, che sia «ad esclusivo uso pedonale e ciclabile, dove spazi ricreativi, percorsi pedonali e aree di sosta, architetture residenziali, attrezzature collettive e commerciali si integrano con il verde e il paesaggio circostante».

È un'idea che va oltre il compito concorsuale e che nasce dalla convinzione secondo cui la progettazione non deve procedere per singoli lotti. «I progettisti devono farsi carico dell'intorno, non si può considerare solo il singolo lotto ma bisogna anche guardare cosa c'è tutto intorno. Ci sono delle unità minime di progettazione che devono essere sviluppate assieme, altrimenti le cose non si combinano e viene fuori un mosaico disarticolato, come è accaduto con le lottizzazioni della città contemporanea», spiega ancora Cecchetto. «Questi progetti – aggiunge - ci interessano come tentativo di ridare un po' di ordine a porzioni di città». Ecco che allora «il progetto è pensato come un prototipo sperimentale, la prima tessera di un "parco urbano", che può ridisegnare, dare ordine all'area circostante, dove caserme, rive del fiume, stazione, ippodromo, stalle ed edifici residenziali ed industriali non riescono a dialogare, creando un luogo confuso "non ancora finito", alla ricerca della propria identità, ma di grande valore strategico per il futuro di Merano».

Benessere e building automation
Una particolare attenzione viene riservata al benessere dell'uomo all'interno dell'ambiente di lavoro. Ad esempio, ogni locale ha un ampio affaccio (apribile verso l'esterno) attraverso una doppia parete vetrata che consente sempre la regolazione del microclima interno. Caffetteria e mensa sono all'interno di un grande giardino d'inverno e costituiscono anche importanti spazi per il relax. È prevista inoltre una gestione smart dell'edificio, grazie anche all'uso di un sistema di localizzazione indoor. Dunque un controllo intelligente dell'edificio che interagisce con gli utenti e si adatta alle loro esigenze: tecnologia bluetooth e smartphone permettono di localizzare la posizione degli utenti all'interno della struttura, mentre l'interazione tra i diversi sistemi è garantita dalle tecnologie IoT (Internet of Things). Ad esempio, utilizzando il proprio smartphone è possibile controllare i parametri di luce e le condizioni climatiche all'interno degli ambienti. Come richiesto, l'edificio punta a raggiungere alti standard energetici e di comfort, con un progetto già orientato verso l'ottenimento sia delle certificazioni locali CasaClima sia di quelle internazionali Leed e Well.

Incarichi certi e ampia partecipazione con il bando-tipo
Fondazione Inarcassa ha collaborato con Alperia alla stesura del bando e allo svolgimento del concorso, sfruttando il bando-tipo già sperimentato con diverse competizioni (tra queste il concorso per la ricostruzione di città della scienza a Napoli), che prevede due gradi, incarichi certi per lo sviluppo della progettazione, apertura alla partecipazione dei giovani e possibilità per i partecipanti al secondo grado di costituire un raggruppamento e integrare il team con altre professionalità, in modo da soddisfare i requisiti tecnico-organizzativi necessari per far fronte all'incarico in palio. Il costo netto di costruzione stimato ammonta a 16,5 milioni di euro. Il corrispettivo per gli incarichi successivi al concorso, da assegnare con procedura negoziata, supera i due milioni di euro. Da quanto riferiscono i progettisti l'incarico sarà firmato in questi giorni.

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