Progettazione

I nuovi campus universitari progettati dalle firme internazionali

di Paola Pierotti

Nella periferia romana, a sud del Grande Raccordo Anulare, c’è una storia che fa scuola per i campus universitari. È quella dell’Università Campus Bio-Medico (Ucbm) che, forte dei suoi 25 anni di storia, ha aggiudicato al team guidato dagli architetti romani dello studio Labics, con i tedeschi Topotek1 esperti nella progettazione di paesaggi e spazi urbani, un concorso che guarda allo sviluppo dei prossimi 25-30 anni. Siamo a Trigoria e il nuovo masterplan prevede un importante ampliamento: dagli 8 ettari di oggi ai 90 in futuro (40 edificabili e 50 destinati a parco, includendo la riserva naturale contigua con il campus stesso). «Oggi accogliamo 2mila studenti, con un primo edificio nato dal nuovo masterplan (10 milioni di opera) che sarà pronto nel 2022 potremo ospitarne 2.500 – racconta Davide Lottieri, vice presidente dell’Ucbm di Roma – in prospettiva contiamo di arrivare, gradualmente a 5-6mila studenti».

Sul fronte delle residenze si passerà da 50 posti attuali a un migliaio a regime. Il polo universitario è integrato con quello sanitario e a breve sarà pronto anche un nuovo spazio per il pronto soccorso (altri 10 milioni di lavori). Nel campus romano si studia ingegneria biomedica e chimica per lo sviluppo sostenibile, c'è un forte investimento sul tema del digitale e della robotica e sta decollando un polo legato alla nutrizione e alle filiere alimentari. Tematiche che si contaminano, contenuti che trovano energia dalla stessa ibridazione, e il campus risponde con strutture pensate per l'integrazione continua, dando valore alla persona (alla cosiddetta campus life), all’incontro tra gli studenti e al confronto aperto con i docenti, alla crescita umana con luoghi per la cultura, lo sport e il volontariato. «Flessibilità e sobrietà sono gli ingredienti che connotano il progetto Labics e Topotek1, e il nostro piano di sviluppo – sottolinea Domenico Mastrolitto, Direttore Generale del Campus Bio-Medico spa – tiene presente dell'evoluzione della scienza della vita e degli ambiti disciplinari di Ucbm, ecco perché cerchiamo di impostare le infrastrutture pianificando lo sviluppo modulare e sostenibile, con una visione di lungo termine».

Quello di Roma è un parco universitario: la non profit che si occupa dello sviluppo del polo sanitario e accademico realizzerà parcheggi e infrastrutture contestualizzate nel paesaggio, un intervento privato con ricadute dirette sulla comunità locale con cui sono stati organizzati anche degli incontri di ascolto e partecipazione.

Da Nord a Sud c’è fermento in Italia sul tema dei campus universitari e sono le star dell'architettura internazionale a firmare i nuovi poli. Rush finale a Milano nel cantiere Bocconi, al posto dell’ex centrale del latte, firmato dai giapponesi Sanaa. A Palermo sono stati aggiudicati invece in questi giorni i lavori per il Centro per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica (Cbre) della Fondazione Rimed (90 milioni di opere, all'Ati guidata da Italiana Costruzioni) facendo seguito alla gara a procedura ristretta indetta nel 2017 e ad un concorso per l'architettura assegnato nel 2012 alla cordata degli americani Hok. Prima pietra entro dicembre 2019, data presunta per la conclusione dei lavori: 2022. Stessa deadline per il Campus di Padova (2021-22) per un intervento in un'area di 51mila mq (34mila di area verde e 17mila di area edificata).

L'operazione denominata Piave Futura integrerà aule didattiche, laboratori, sale studio, biblioteca, studi, uffici e spazi comuni e il progetto è stato assegnato nei mesi scorsi al team guidato da Steam con David Chipperfield Architects. «Avevamo un'area di grande importanza, com'è quella delle Scienze Sociali, disseminata nell'intero territorio cittadino e abbiamo pensato ad un progetto di ampio respiro, di rigenerazione urbana, sfruttando una delle peculiarità dell'ateneo patavino: il suo radicamento nel cuore di Padova, uno scenario fatto di spazi e verde, un campus naturale e diffuso, all'americana» afferma Rosario Rizzuto, Rettore dell'Università di Padova. Decidendo di recuperare l'ex caserma Piave, si è optato per la riqualificazione di uno spazio esistente, evitando così di costruire ex novo. «Per un'operazione così ambiziosa, un investimento di almeno 50 milioni, non potevamo che affidarci ad un concorso di livello internazionale. Ho grande ammirazione per l'architettura, per il modo con cui una struttura – e un ragionamento di ampio respiro – possa dare vita ad un luogo, rendendolo così posto emozionale».

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