Progettazione

A scuola su una collina artificiale: gli alunni ringraziano la difesa dello «spazio inutile» di Claudio Lucchin

di Mariagrazia Barletta

«Difendere lo spazio "inutile"». Dar vita ad «architetture immaginifiche», radicate nel territorio, che possano stimolare la curiosità dei ragazzi e accoglierli, in modo che si sentano «protetti e liberi di avere il coraggio di sbagliare». È questo il giusto mix di elementi per una scuola di qualità secondo Claudio Lucchin, autore di un'impresa che sembrava impossibile: nascondere una scuola sottoterra, in pieno centro a Bolzano. Il riferimento è al ben noto ampliamento ipogeo dell'istituto per le professioni sociali Hannah Arendt, inaugurato nel 2013. Dopo il miracolo di Bolzano, lo studio Claudio Lucchin & architetti associati, di cui sono partner Angelo Rinaldo e Daniela Varnier, ha portato a termine la scuola primaria Dante Broglio a Colognola ai Colli (Verona), inaugurata lo scorso 19 maggio. La nuova struttura prende le sembianze di una collina con il tetto-giardino in diretta continuità con il terreno.

La scuola come una collina, radicata nel territorio
«Il paese, a pochi minuti dal centro di Verona, si sviluppa sulle colline del Soave, un vino bianco abbastanza conosciuto. Non è costituito da un unico nucleo, ma è distribuito su queste colline dove ci sono ville di fine Ottocento, inizio Novecento, molto, molto belle, con amplissimi parchi, racchiuse da vecchie recinzioni in muri a secco o intonacati», racconta Claudio Lucchin, appena tornato da Costanza, in Germania, dove è stato selezionato, insieme a team internazionali, per partecipare ad un concorso per una nuova scuola.

A Colognola ai Colli il paesaggio agricolo è di grande pregio ambientale. La nuova scuola, che sostituisce un edificio degli anni Settanta, deve la sua conformazione alla genesi del territorio veronese. La scuola si imposta infatti su un quadrato di 71 metri di lato, pari alla decima parte del lato dei quadrati frutto della centuriazione romana (Colognola nasce come vicus romano). Inoltre le colline circostanti e il verde coltivato diventano elemento strutturante del progetto. «La scuola è come una collina artificiale con un incredibile tetto-giardino praticabile, che parte da quota zero», spiega Lucchin. A partire dal terreno, il tetto cresce per diventare più alto verso sud-est, dove l'edificio si stacca da terra, offrendo la possibilità di inserire un piccolo teatro semi-aperto per 100 persone. I muri perimetrali richiamano le pareti di sasso intonacate, di colore ocra, presenti nel paese. «Ho ripreso la stessa struttura, per cui ho pensato a queste mura molto materiche, grezze all'esterno. Anche all'interno, negli atri e in altri ambienti, sono stati lasciati gli intonaci grezzi, per dare ai bambini l'idea di entrare in una collina», continua l'architetto. La pensilina d'ingresso e le finestre richiamano la forma delle nuvole. La corte, che chiude in un abbraccio lo spazio, senza però chiuderlo del tutto, in pianta assume la forma di un cuore. Una forma ispirata al profilo delle colline, alla quale i prospetti si adattano, grazie ad un gioco di sfaccettature.

Il rifiuto della scuola-caserma e la difesa dello spazio "inutile"
«Ogni volta che mi chiedevano un'aula in più io mettevo gli stessi metri quadri negli spazi che non servono», afferma Lucchin. «Lo spazio utile – continua -, quello istituzionalizzato: l'aula, il laboratorio, la palestra, lo difendono già gli insegnanti, noi architetti dobbiamo difendere quegli spazi apparentemente inutili, ma che sono estremamente importanti». Il riferimento è allo spazio di relazione, agli ambienti informali, dove poter fare lezione o studiare in autonomia o in gruppo, diversi dall'aula.

«Ho visto che le maestre portano i bambini a fare lezione sul tetto», riferisce compiaciuto Lucchin. «Obbligare i bambini a stare seduti composti al banco per quattro, cinque ore – continua -, è una follia didattica vecchia e noi continuiamo a pensare che possa funzionare». «Oltretutto la normativa è superata ed è vecchissima. È scandaloso che noi in Italia abbiamo una normativa che prevede ancora la scuola tipo fabbrica, divisa in compartimenti stagni, organizzata per linee di montaggio», sottolinea Lucchin riferendosi al vecchio Dm del 1975, poi integrato – come lo stesso architetto ricorda – con le linee guida del 2013 che «introducono logiche più mitteleuropee».

Aderiscono alla logica che invece porta al rifiuto del modello standard aula-corridoio, lo spazio di distribuzione orizzontale, ampio, ricco, e l'atrio a doppia altezza della scuola di Colognola. Ciò che viene solitamente utilizzato come luogo di transizione diventa uno spazio d'incontro. Il sistema distributivo, con ramificazioni di larghezza e direzioni diverse, ha sbocchi visivi verso l'esterno ed è dotato di punti di sosta: nelle pareti si aprono finestrature quadrate dalle quali si vede l'interno delle aule. Queste aperture fungono anche da sedute. L'architetto si sofferma poi sul valore educativo dell'ambiente scolastico. «Noi non ci rendiamo abbastanza conto che gli spazi condizionano pesantemente la nostra vita. In Italia siamo disposti a mandare i nostri figli in pessime scuole, brutte, oltre che pericolanti e pericolose, in cui li abituiamo allo sciatteria, poi, però, se si deve fare un qualunque piccolo museo si pretende la più grande archistar del mondo, si spendono vagonate di soldi per poi magari avere dieci visitatori al giorno. Questa è una follia e denota che non abbiamo abbastanza attenzione per i nostri piccoli».

La scuola ideale in tre punti
Quali sono gli elementi imprescindibili per una scuola di qualità? «È fondamentale – afferma Lucchin -riuscire a creare qualcosa che non sia scontato, in grado di stimolare la curiosità dei ragazzi, la loro creatività perché noi come specie Sapiens ci siamo evoluti con queste qualità, la nostra specie è curiosa, creativa e l'uomo ha bisogno di ambienti che stimolino la curiosità e la creatività». «Altra cosa fondamentale è che le scuole siano inserite nel territorio, l'idea che l'architettura sia estranea a tutto e ogni oggetto possa andare bene in qualsiasi luogo è un'idea che non mi appartiene, ritengo che sia fondamentale studiare il luogo e interpretarne lo spirito». «Dopodiché io trovo anche che le scuole debbano essere rassicuranti, devono accogliere come una mamma che dà sicurezza. Devono rassicurare affinché i ragazzi possano sbagliare in serenità. Sbagliare - conclude - fa parte della nostra natura, ed è ontologicamente legato a noi».h

Crediti del progetto

Nuova scuola primaria Dante Broglio
Committente: Comune di Colognola ai Colli
Progetto e direzione lavori: Claudio Lucchin / Cleaa
Team di progetto: Marco Mozzarelli, Roberto Gionta, Francesco Flaim,Michele Capra
Luogo: Colognola ai Colli (VR)
Programma: 20 aule mq. 60, 4 aule speciali mq. 30, 5 aule speciali mq. 60/70, 1 atrio ingresso mq.
210, 1 sala insegnanti e aula colloqui mq. 98, teatro all'aperto, locali tecnici e servizi
Stato: realizzato
Cronologia:
Progetto: 2010-2015
Realizzazione: 2016-2019
Inaugurazione: 2019
Superficie: 2.641 mq
Volumetria: 10.346 mc
Classe energetica: A1
Costi: 4.767.000 €
Impresa:
Capogruppo: Mak costruzioni s.r.l.
Mandante: Ma.Cos. s.r.l.
Consulenze:
Strutture: ing. Fabio Giannici, BRN engineering s.r.l.
Impianti Meccanici ed elettrici, Coordinamento sicurezza: BRN engineering s.r.l.
Fotografie: Paolo Riolzi

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