Il CommentoProgettazione

Bene il «concorsone» per le scuole innovative. Ma ora è vietato deludere

di Massimo Frontera

Dice bene il presidente degli architetti, Giuseppe Cappochin, che una iniziativa come questa non si è mai vista: 52 concorsi di architettura promossi da un'amministrazione centrale; e per di più su un oggetto - la scuola - carico di significati, aspettative e speranza per il futuro. Effettivamente non ci sono precedenti.

È per questo che l'iniziativa lanciata dal Miur per individuare una cinquantina di prototipi di scuole innovative, è una grande bella notizia. Anche perché si propone all'insegna della collaborazione istituzionale e del dialogo trasversale con tutti gli specialisti della scuola, oltre che con coloro che la frequentano, studenti, insegnanti, genitori.

Ma allo stesso tempo è una grande responsabilità, perché la procedura prevede che ciascuno faccia la sua parte in una sorta di "staffetta": Le regioni e gli enti locali hanno proposto le aree, il ministero lancia il bando e assicura la regia. Poi però arriva la parte più difficile: gli enti locali che avranno i progetti dovranno poi assicurare la gestione della progettazione, eventualmente istruire una gara (se l'importo supera i 100mila euro). E dopo subentra l'Inail che appalta, costruisce e, infine, acquista e gestisce.

È bene che questo slancio - e la ricchezza di idee che prevedibilmente arriverà da tutta Italia - non si perdano. È bene che questa bella opportunità non vada delusa e frustrata. Purtroppo, il fatto che non ci sia alcuna scadenza per le tappe successive alla scadenza del concorso, un po' preoccupa. Gli enti locali non hanno scadenze per istruire la gara. Non hanno obblighi nell'affidare i successivi livelli di progettazione. Non c'è alcuno spauracchio di definanziamento. Insomma, non c'è il "bastone". Forse è anche giusto, perché certe cose devono volare sulle ali dell'entusiasmo, e non andare avanti solo perché qualcuno insegue con un forcone.
Però è anche evidente che su questo banco di prova istituzionale non ci sta giocando solo la capacità di ottenere 52 scuole modello, ma anche la fiducia di chi crede allo spirito di questa sfida, e a chi crede alle istituzioni che hanno creduto nel concorso.

Non si sente proprio il bisogno - tanto più in questa congiuntura - di ricevere una grande delusione dopo aver creduto in una grande opportunità.