Appalti

Regolamento appalti/2. Imprese all'attacco: «Pari diritti con la Pubblica amministrazione»

di Giorgio Santilli

C'è rabbia e preoccupazione tra le imprese di costruzioni che «da qui a fine anno si giocano il futuro», come dice il presidente dell'Ance, Gabriele Buia, a nome di una vasta rappresentanza del settore. Gli appuntamenti ormai imminenti e decisivi «per risolvere tutti i problemi del settore» sono il nuovo regolamento degli appalti, per cui ieri sono cominciati gli incontri fra associazioni e la commissione ministeriale incaricata di mettere a punto il testo, e il tavolo sulle crisi di settore, convocato dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, per l'11 dicembre. «Ci sono segnali di buona volontà da parte dei ministri De Micheli e Patuanelli – dice Buia – ma quel che non vediamo è la consapevolezza del governo che siamo all'ultima fermata e occorre eliminare tutte le strozzature che uccidono il settore. Dal regolamento sugli appalti ci aspettiamo un impegno straordinario a risolvere tutti i principali problemi del settore, mentre per ora vediamo un atteggiamento di ordinaria amministrazione: ci si chiede una paginetta di osservazioni alla prima bozza di regolamento.


Noi diligentemente la presentiamo, ma non ci siamo proprio, serve una interlocuzione non sbrigativa. Intanto le tabelle allegate alla legge di bilancio con nostra sorpresa tagliano ancora le risorse per le opere pubbliche di 1,2 miliardi, l'articolo 4 del decreto fiscale pur modificato rischia di essere un ulteriore ostacolo nel faticoso iter burocratico delle opere pubbliche, aggravando oneri e responsabilità delle amministrazioni pubbliche e delle imprese, i pagamenti della Pa continuano ad avere un ritardo di otto miliardi, i bandi di gara di progettazione mostrano un preoccupante segnale di caduta proprio quando sembrava che una ripresa degli appalti effettivamente arrivasse, soprattutto dai comuni».Per capire meglio il sentimento delle imprese basta leggere la «paginetta» che l'Ance ha presentato ieri sul regolamento appalti. Si chiede «un salto», una brusca accelerazione che nelle prime bozze del regolamento non si vede proprio (ma sono precedenti alla costituzione della commissione). Ci vorrà «una svolta» per aderire alla posizione dell'Ance, considerando che i tempi stringono (la scadenza è il 16 dicembre) e una buona parte di queste richieste non è neanche prevista dal codice.

La ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, dal canto suo ha già dato la massima disponibilità ( si veda l'intervista di ieri sul Sole 24 Ore ). Ma l'Ance chiede in tempi stretti una rivoluzione, decisioni che si attendono da anni. Per esempio, «il riconoscimento, nel rapporto contrattuale, di un'effettiva par condicio fra amministrazione e privati, con sostanziale avvicinamento alla disciplina contenuta nel codice civile, e conseguente abbandono della posizione di supremazia sino ad ora riconosciuta alla stazione appaltante». Oppure «l'attribuzione di maggiore certezza ai comportamenti delle parti del rapporto, con l'assegnazione di tempi certi e perentori per l'assolvimento degli adempimenti contrattuali». E, ancora: «La semplificazione delle regole, attraverso il chiarimento delle disposizioni oscure nonché l'eliminazione di quelle incoerenti»; una «disciplina dei pagamenti in linea con la direttiva comunitaria»; la «adozione di misure che consentano di risolvere le controversie che possono sorgere in corso di esecuzione in tempi certi e perentori, al fine di evitare che una questione che potrebbe essere risolta facilmente in fase iniziale diventi, una volta trascorso il tempo, pressoché irrisolvibile»; una «razionalizzazione della normativa di attuazione relativa alle piattaforme di e-procurement»; l'inclusione di «specifiche relative alla metodologia Bim» (digitalizzazione); la «regolamentazione puntuale delle disposizioni transitorie, ivi comprese quelle di attuazione delle norme introdotte dal Dl sblocca cantieri, a partire dalla disciplina del subappalto, anche alla luce delle indicazione della Ue».

Ci sono poi richieste che apriranno certamente un conflitto con altri settori e società pubbliche dei trasporti, dell'energia, dei servizi idrici, come quella di una «regolamentazione dei settori speciali maggiormente improntata alle regole e ai principi vigenti per i settori ordinari, soprattutto per i lavori non strettamente correlati con gli scopi istituzionali dei soggetti aggiudicatori o che, pure essendo funzionali a detti scopi, il cui contenuto specialistico e tecnico non sia direttamente condizionato dalle specificità tecniche proprie dei settori di cui ai suddetti settori».

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