Appalti

Ddl Bilancio, per tutti i concessionari scatta una Robin tax al 3% (retroattiva)

di Marco Mobili e Marco Rogari

Un restyling da quasi 1,7 miliardi nel 2020 per alleggerire del 70% l'impatto della plastic tax, allentare sensibilmente la stretta sulle auto aziendali, fino a quasi azzerarla, rendendola operativa solo dal prossimo 1° luglio con l'esclusione di tutti in contratti in essere. E far scattare retroattivamente dal 2019 la Robin tax sulle concessionarie pubbliche. Che viene inasprita con un ulteriore aumento dell'Ires del 3% e non del 2% come invece previsto dalla prima ipotesi di intervento (v. Il Sole 24 Ore di ieri). E che interessa sette tipologie di concessionari di servizi pubblici (autostrade, aeroporti, porti, acque minerali, produttori di energia elettrica, ferrovie, radio tv) garantendo oltre 300 milioni di gettito in più nel 2020, 50 dei quali vengono destinati al rifinanziamento del Fondo nazionale per il sostegno agli affitti (complessivamente 150 milioni in 3 anni). Sono gli effetti prodotti dal "mini" maxi-emendamento alla manovra presentato dal Governo in commissione Bilancio al Senato.

E sul quale le votazioni cominceranno solo domani, precedute oggi dall'arrivo quasi certo di ulteriori ritocchi.Italia viva, infatti, continua a spingere con forza per il completo azzeramento della tassa sulla plastica, annunciando suoi sub-emendamenti. E si dice anche contraria alla Robin tax sulle concessionarie pubbliche. Che ieri hanno duramente criticato la misura del Governo. «Il prospettato aumento dell'Ires a carico dei gestori di pubblici servizi, rappresenta l'ennesimo "balzello" che va a gravare sulle imprese aeroportuali, deprimendone lo sviluppo e la competitività», ha sottolineato Assaeroporti. Il Pd comunque difende le correzioni arrivate dall'Esecutivo. «L'emendamento presentato dal Governo è un passo in avanti significativo», ha sottolineato Daniele Manca, capogruppo Dem in commissione Bilancio al Senato. Dopo molti rinvii la partita, dunque, entrerà nel vivo domani quando tornerà a riunirsi la Commissione. Con l'obiettivo di concludere i lavori nella serata di sabato o, al più tardi domenica, e consentire così al testo rivisitato di approdare in Aula a Palazzo Madama lunedì 9 dicembre per ricevere il primo "sì" tra martedì e mercoledì con contestuale voto di fiducia sul tradizionale maxi-emendamento finale del Governo.

Oggi alle ore 13.00 scade il termine per i sub-emendamenti al "mini" maxi-correttivo dell'Esecutivo, che si va ad aggiungere al primo pacchetto di otto emendamenti depositato dal Governo nei giorni scorsi. Tra i circa 20 ritocchi inglobati nell'emendamento unificato (v. Il Sole 24 Ore di ieri) ci sono l'abolizione del balzello riguardante l'imposta di bollo sui certificati penali (il gettito atteso era di 25 milioni), lo slittamento al 1° luglio (dal 1° marzo) dello stop alle agevolazioni delle accise sul gasolio commerciale per l'autotrasporto per i mezzi fino a Euro 3 (camion, autobus e pullman inquinanti) che comporta minori entrate per 50 milioni.Ma con il "mini" maxi-emendamento arriva soprattutto un nuovo ritocco alle ormai famose clausole di salvaguardia fiscali, seppure dal 2021 in poi (quindi, tutto resta invariato per il 2020) sulle accise sui carburanti per le quali si profila una stangata da 868 milioni tra due anni (918 milioni di gettito invece dei 50 già previsti), da 732 milioni nel 2022 e da oltre 1,5 miliardi nel 2023. Arriva poi per i Comuni la prima restituzione da 100 milioni della spending review (564 milioni in tutto) scaduta nel 2018 senza che il fondo di solidarietà venisse reintegrato. Vengono inoltre stanziati 40 milioni in più per il personale dei Vigili del fuoco e 3 milioni per l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

Per la rivalutazione dei beni d'impresa è prevista una rateizzazione del versamento delle imposte sostitutive (3 annualità per versamenti superiori a 3 milioni di euro) e dal 2020 è estesa anche agli enti non commerciali e alle società semplici l'imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all'estero (Ivafe) e l'imposta sul valore degli immobili situati all'estero (Ivafi).Questa rivisitazione della manovra proposta dal Governo vale, da sola,1,66 miliardi. Che potranno salire se Italia viva spunterà un ulteriore alleggerimento della plastic tax e ai quali vanno aggiunti i circa 200 milioni necessari per la fetta di ritocchi "segnalati" dei gruppi parlamentari da approvare. Le coperture del "mini" maxi-emendamento sono assicurate per 841 miliardi dalle maggiori entrate relative agli ulteriori incassi fiscali attesi nel 2020 (1,5 miliardi dall'autoliquidazione del prossimo anno dal quale vanno sottratti 662 milioni da tutto il comparto Pa per la frenata sul fronte delle ritenute Irpef e delle imposte indirette) per effetto del calcolo di una platea più ampia rispetto a quella con cui è stato stimato il gettito con la NaDef. Altri 306 milioni arrivano dalla Robin tax sui concessionari pubblici e 460 milioni dall'operazione sui trasferimenti a Rfi (v. Il Sole 24 Ore del 3 dicembre) prevista da una modifica al decreto fiscale per utilizzare altri 400 milioni di risparmi 2019 da Quota 100 e reddito di cittadinanza.

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