Appalti

Astaldi, commissari indagati per corruzione in atti giudiziari

di Ivan Cimmarusti


Un'inchiesta per corruzione in atti giudiziari piomba sulla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale di Astaldi spa, la quotata al centro della "offerta irrevocabile di acquisto" fatta da Salini. I pm di Roma hanno iscritto nel registro degli indagati due dei tre commissari: Stefano Ambrosini e Francesco Rocchi, coinvolti assieme a Corrado Gatti, attestatore nominato nel procedimento da Astaldi.

L'inchiesta comincia almeno un anno e mezzo fa, quindi prima dell'offerta di Salini confluita in «Progetto Italia». In ballo ci sono presunti accordi illeciti che riguarderebbero esclusivamente i due commissari e l'attestatore, una figura istituita con legge nel 2005 che, se pur nominata da Astaldi, deve essere terza nell'attestare l'eventuale validità del piano di riassetto aziendale. Ed è proprio in una prima «attestazione» firmata da Gatti, che sarebbe stato individuato il presunto caso di corruzione in atti giudiziari: una parcella pari a 12 milioni di euro destinata ad Ambrosini e Rocchi.

Ma andiamo per gradi. I primi di febbraio scorso gli investigatori delle Fiamme gialle captano le telefonate degli indagati. Rocchi parlerebbe di compensi, chiedendo che le somme a loro destinate siano aumentate. Conversazioni che riguardano Gatti, il quale avrebbe ascoltato tutte le richieste. Rocchi – d'accordo con Ambrosini, noto professionista con trascorsi in importanti dossier come Alitalia e Tirrenia – avrebbe chiesto all'attestatore di inserire nella sua relazione dei compensi pari ai medi della tariffa e non ai minimi, facendo lievitare la parcella da 21 milioni di euro a 36 milioni. Già il Comitato Bondholders aveva sollevato molte eccezioni sui numeri del piano, tanto da inviare una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e al sottosegretario Stefano Bufagni.

Ma torniamo all'indagine. La prima stesura della proposta di concordato firmata da Gatti, successiva alla conversazione con Rocchi, contiene proprio quell'importo monstre di 36 milioni di euro diviso per i tre commissari (il terzo Vincenzo Ioffredi non è coinvolto). Col passare del tempo, però, cambia qualcosa. La relazione definitiva, quella che poi materialmente finisce all'attenzione del presidente della sezione fallimentare di Roma Antonino La Malfa, contiene i numeri precedenti, ossia quelli stabiliti nei minimi tabellari: 21 milioni di euro.

Il 30 ottobre scorso la Guardia di finanza ha passato al setaccio gli uffici degli indagati alla ricerca di documenti che permettano di chiarire i contorni di questa indagine che, come detto, non riguarda né Astaldi né la proposta di acquisto di Salini.
Gli stessi pm hanno voluto precisare con una nota che le indagini «non riguardano organi della procedura diversi» da Rocchi, Ambrosini e Gatti. Inoltre aggiungono che «l'accertamento dei fatti mira a garantire che l'intera procedura sia tenuta indenne da ogni possibile illecito», concludendo che «tali indagini hanno ad oggetto specifiche condotte di persone fisiche e non coinvolgono le attività tuttora in corso dell'azienda».

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