Appalti

Infrastrutture/2. Gronda di Genova a rischio con il taglio degli ammortamenti autostradali

di G.Sa.

La prima e più illustre vittima della norma del disegno di legge di bilancio che abbatte all'1% la quota di ammortamento dei beni gratuitamente devolvibili ai concessionari autostradali potrebbe essere la Gronda di Genova. Qualche maligno dice che proprio questo - e non il semplice recupero di risorse per fare cassa - fosse l'obiettivo del Movimento Cinque stelle quando ha lanciato, dal blog delle Stelle, la proposta di inserire questa norma nella manovra.

Fatto sta che l'impatto sul piano economico finanziario dell'opera rischia di essere devastante, in aggiunta ai mille problemi politici che ci sono per la spada di Damocle del procedimento amministrativo sulla revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia e per la netta contrarietà del M5S all'opera sul territorio genovese. Netta contrarietà assoluta, poi trasformatasi - dopo il parere della commissione Ponti sulla valutazione costi benefici - in una richiesta di modifica del tracciato che però farebbe ripartire da zero l'iter di un'opera arrivata al progetto definitivo. L'apertura dei cantieri è prevista per il 2020. «Per noi - dice il presidente di Ance Genova, Filippo Delle Piane - una modifica del tracciato è un'ipotesi che non si può neanche prendere in considerazione».

La ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, ha detto in più occasione che l'opera deve andare avanti ma ha aperto un confronto con il territorio per cercare di superare le difficoltà politiche e tecniche.

Ora però la norma sull'ammortamento rischia di essere il colpo finale alla difficile ricerca di un equilibrio. In particolare rischia di affondare il piano economico finanziario dell'opera che è fatto in parte di aumenti tariffari e soprattutto del prolungamento di quattro anni della concessione, secondo lo schema approvato anche a Bruxelles. Nel piano è però considerato un ammortamento al 24% mentre quello riconosciuto con la nuova norma, qualora passasse l'esame del Parlamento, avrebbe un tetto dell'1%.

Con un costo complessivo di 4,6 miliardi dell'opera, il mancato ammortamento dell'opera sfiorerebbe il miliardo di euro. Una somma non marginale che porterebbe a una revisione del piano o, in alternativa, a un drastico taglio della redditività difficilmente accettabile dal concessionario.

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