Appalti

Trevi/2. Serve un nuovo round per il rilancio della società

di Matteo Meneghello

Il futuro di Trevi resta ancora al bivio, nonostante qualche passo in avanti. Il Consiglio di amministrazione del gruppo attivo nell'ingegneria del sottosuolo, convocato il 15 luglio per varare il piano di ristrutturazione, si è prolungato fino a tarda serata, nel tentativo di trovare una soluzione al braccio di ferro che vede opposti da un lato la famiglia Trevisani, azionista di maggioranza attraverso la finanziaria Thse, dall'altro i soci Fsi (controllata da Cdp) e fondo Polaris. Il board, a quanto si apprende, si riunirà nuovamente nei prossimi giorni. Lo scontro prosegue: l'approvazione dei bilanci al 31 dicembre 2017 e al 31 dicembre 2018, sia d'esercizio sia consolidati, ha ottenuto il via libera, ma con l'astensione dei consiglieri della famiglia. Frizioni anche sulle decisioni legate all'adozione delle determinazioni funzionali all'esecuzione della manovra finanziaria e di ristrutturazione dell'indebitamento attualmente sottoposta agli organi deliberanti delle 27 banche creditrici del gruppo (è di poco sotto i 700 milioni l'esposizione debitoria).

L'operazione studiata dal chief restructuring officer, Sergio Iasi, prevede un aumento di capitale per cassa da 130 milioni e conversione di crediti da parte delle banche creditrici fino a 310 milioni, oltre all'allungamento del debito al 2024 e la cessione delle controllate Drillmec e Petreven al gruppo indiano Meil. Si tratta di un percorso complesso che, come detto, richiederà una nuova riunione per essere perfezionato nei dettagli.

Thse aveva cercato nelle scorse settimane di ostacolare l'operazione, con una richiesta di revoca del cda. La richiesta era stata motivata da Thse con il «deficit di legittimità» della manovra finanziaria e dell'aumento di capitale messi a punto dal board, che avrebbe travalicato la delega conferita a luglio 2018 dall'assemblea. Thse ha contestato in particolare l'azzeramento del capitale esistente, di cui detiene il 32,7%, motivando la sua azione anche con la «doverosa salvaguardia degli interessi dei creditori» della società di famiglia (oltre che «dei piccoli azionisti»), oggi in concordato preventivo, che non dispone delle risorse per onorare la sua quota di aumento di capitale; con lo schema attualmente in dirittura d'arrivo Thse rischia di perdere il ruolo di socio di riferimento a favore di Fsi e di Polaris.

Questa richiesta di revoca è stata però respinta lo scorso 3 luglio, a maggioranza, dallo stesso cda (presieduto da Davide Trevisani e spaccato tra gli esponenti della famiglia fondatrice e gli altri amministratori). Nella stessa riunione il board aveva sottolineato la necessità di una istruttoria suppletiva sulle richiesta della famiglia, ma aveva allo stesso tempo anche dato mandato ai legali di approfondire la responsabilità di Thse e degli amministratori «che ne sono espressione», poiché le affermazioni di Thse erano state giudicate «potenzialmente idonee a pregiudicare l'esito della manovra e la messa in sicurezza del gruppo, nonché a generare effetti distorsivi sul mercato» (in riferimento alla reazione in Borsa nelle ore successive all'annuncio della richiesta di revoca da parte della famiglia, nonchè al rischio di vedere vanificate le trattative con il gruppo Meil). Una mossa per cautelarsi dal rischio che le decisioni del board possano essere ulteriormente impugnate da Thse.

In agenda sul tavolo del board di Trevi (oltre alle risposte definitive alle istanze dellafamiglia) anche la delibera per convocare l'assemblea dei soci, in vista dell'approvazione dei bilanci e per la nomina dei nuovi organi sociali in sostituzione degli attuali in scadenza.

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