Appalti

Sblocca-cantieri/2. Ufficio parlamentare di Bilancio: manca una strategia chiara, rischio incertezza

La revisione del codice appalti portata avanti dal decreto sblocca cantieri «non presenta una chiara direzione strategica» e potrebbe determinare «l'indebolimento» del «delicato meccanismo» su cui si basa il codice del 2016 «fatto di pesi e contrappesi, per conseguire finalità e obiettivi divergenti e, talora, in conflitto tra loro (ad esempio, semplificazione e rapidità delle procedure di appalto e adeguato contrasto dei fenomeni corruttivi e criminali)». È il commento dell'Ufficio parlamentare di bilancio nel commento riservato al decreto oggi all'esame dell'Aula della Camera.

L'Upb segnala inoltre che «le frequenti modifiche del quadro normativo, senza una adeguata trasparenza del punto di arrivo perseguito, accrescono l'incertezza in cui si trovano ad operare le stazioni appaltanti della Pa, rischiando di produrre l'effetto opposto di quello desiderato». Anche la sospensione temporanea di alcune norme del Codice, «introdotta in prima lettura al Senato, non sembra contribuire al rafforzamento della direzione strategica del provvedimento».

Inoltre, senza un rafforzamento delle competenze tecniche delle stazioni appaltanti, il decreto rischia di mancare l'obiettivo di rilanciare gli investimenti. A parte la disponibilità di risorse e di un quadro normativo stabile, si legge nel documento, «vi è ormai un generale consenso» sul fatto che «ai fini del rilancio delle opere pubbliche risulta rilevante anche la capacità tecnica delle amministrazioni, capacità tecnica andata invece scemando negli ultimi anni, anche a seguito del blocco del turn over». Gli interventi «finora prospettati per gli investimenti pubblici non prevedono tuttavia un programma di rafforzamento, professionalizzazione e specializzazione delle risorse umane interne alle pubbliche amministrazioni che operano nel settore degli appalti, in particolare per le figure tecniche».

D'altra parte, si legge ancora nel documento, «le resistenze ampiamente diffuse, verso il processo di riduzione del numero delle stazioni appaltanti, oggi stimante in circa 32.000 unità, e parallelamente di concentrazione e professionalizzazione delle rimanenti, rischiano di protrarre nel tempo l'attuale insoddisfacente situazione di stallo».

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