Appalti

Sblocca-cantieri/2. Cantone: rischio aumento corruzione, il 60% degli appalti già affidato senza gara

di Mauro Salerno

Circa il 60% appalti banditi ogni anno in Italia viene assegnato senza passare da una gara, ma attraverso incarichi a ditte di fiducia, scelte direttamente dai funzionari pubblici o sulla base di inviti non preceduti da un avviso pubblico. Nei lavori il dato è ancora più alto. Si arriva al 66%: due cantieri su tre, quindi, sono affidati in assenza di una vera concorrenza. Il che generalmente significa minore qualità e prezzi più alti.

I dati emergono dalla Relazione annuale che il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone ha presentato ieri mattina in Parlamento, senza sottrarsi ai commenti di attualità. Un giudizio tagliente è arrivato sul decreto Sblocca-cantieri licenziato in prima lettura dal Senato. L’obiezione sollevata da Cantone riguarda proprio il rapporto tra gare e concorrenza. Pur riconoscendo alla maggioranza di aver ridotto la soglia per gli affidamenti diretti basati su solo tre preventivi da 200mila a 150mila euro, Cantone ha sottolineato che questo tetto rimane piuttosto alto e «aumenta certamente il rischio di scelte arbitrarie, se non di fatti corruttivi». Cantone – che come si sa è avviato a chiudere l’incarico per tornare a fare il magistrato entro pochi mesi – ha anche criticato il «ritorno dell’appalto integrato, l’aumento della soglia dei subappalti al 40%, la possibilità di valutare i requisiti per la qualificazione delle imprese degli ultimi 15 anni, le amplissime deroghe al codice concesse ai commissari straordinari». Tutte misure che, secondo il presidente dell’Autorità, «paiono troppo attente all’idea del "fare" piuttosto che a quella del "far bene"».

Il giudizio complessivo sulla riforma degli appalti portata avanti dal Governo (decreto sblocca-cantieri più legge delega) resta «sospeso». «Un solo suggerimento sia, però, consentito - ha sottolineato il presidente dell'Anac -: il settore degli appalti ha assoluto bisogno di stabilità e certezza delle regole, e non di continui cambiamenti che finiscono per disorientare gli operatori economici e i funzionari amministrativi».

La relazione evidenzia la crescita del mercato degli appalti pubblici, salito a quota 139,5 miliardi nel 2018 (il dato più alto dal 2014), grazie alla spinta dei bandi per le opere pubbliche saliti fino a quota 32,3 miliardi (+37,8% rispetto al 2017). La crisi resta però evidente nel numero dei costruttori abilitati a partecipare alle gare. Sono 26.242, erano oltre 33mila nel 2014.

Importante il richiamo all’uso dei prezzi di riferimento per evitare gli sprechi. Servendosi dei costi standard, soltanto nella sanità, ha sottolineato Cantone, si potrebbe risparmiare ogni anno quasi un miliardo su una spesa di riferimento di 6,2 miliardi.

La Relazione Anac sul 2018

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