Appalti

Sblocca-cantieri/2. Corte dei Conti: eccesso di riforme disorienta gli operatori, troppe 42mila stazioni appaltanti

di Mauro Salerno

Il decreto sblocca cantieri «è un'occasione da non perdere», ma «non basta un decreto per cambiare un Paese». Anzi. Modificare «troppo spesso le regole rischia di creare sgomento tra i funzionari degli enti locali che devono applicarle». A parlare è il presidente della Corte dei Conti Angelo Buscema che, ieri, ha consegnato alla platea dei costruttori riuniti nella sede dell'Ance il suo pensiero sul decreto Sblocca cantieri, negando che lo spauracchio di trovarsi di fronte a un magistrato contabile all'interno di un procedimento per «danno erariale» sia alla base del fenomeno dello «sciopero della firma» dei funzionari pubblici, che secondo la maggioranza degli analisti che osservano il settore delle costruzioni è uno dei motivi principali dello stallo degli investimenti.

«Non c'è la paura della Corte dei Conti dietro il "blocco delle firme"» ha sottolineato Buscema. «Se andiamo a vedere - ha continuato il presidente - i procedimenti di questo tipo e le relative condanne pochissimi, non ci sono tutte queste valutazioni negative da parte della Corte». Buscema ha invece rivendicato l'attività di collaborazione con gli enti locali, «che spesso è utile per velocizzare tutte le attività successive». Un modo, forse, anche per aprire all'ipotesi di cui si parla in queste ore che vorrebbe eliminare la possibilità di contestare la colpa grave - e dunque il rischio di danno erariale - ai funzionari pubblici che abbiano agito secondo le indicazioni della Corte. «Chi non firma è perché non vuole, non perché non può farlo, ma noi ribadiamo la nostra disponibilità a collaborare - ha detto Buscema - per eliminare anche questo alibi».

Buscema ha anche puntato il dito contro il numero eccessivo di stazioni appaltanti presenti oggi in Italia: «Sono 42mila, una cifra spaventosa, bisogna qualificare e concentrare». Bacchettata anche sul «blocco del turn over degli enti locali». «Ha tolto quelli bravi - ha chiosato il presidente - quelli che conoscevano le norme, non ci sono più quelli che avevano le competenze».

Un passaggio anche sulla necessità di fermare la giostra delle riforme. «I funzionari pubblici hanno bisogno di certezze e tranquillità, spesso vanno a caccia della norma che devono applicare. Bisogna anche limitare le deroghe e tornare ad agire atrraverso le procedure ordinarie».

Cantone: norme pericolose
Di Sblocca-cantieri, ma ai microfoni di Sky, ieri è tornato a parlare anche il presidente dell'Anac Raffaele Cantone. Anche questa volta l'ex magistrato non ha risparmiato le critiche al rpovvedimento. «In questo provvedimento - ha detto -, sulle grandi opere c'è poco, tranne la norma sui commissari straordinari che è molto pericolosa» per le deroghe. «Per le opere fino a 200mila - ha aggiunto - si lasciano mani libere, oltre questo tetto ci sono procedure ipergarantite: non mi sembra che sblocchi le opere». Quanto al fatto che Cantone e l'Anac non siano stati sentiti, per un parere, durante la stesura del ecreto , «il Parlamento - ha osservato Cantone - non ha ritenuto in questa fare opportuno sentirmi: è una scelta, non fa nulla. Si vede che non ritenevano utili le cose che avrei avuto da dire. Noi faremo uno studio e lo metteremo a disposizione».

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