Appalti

Sblocca-cantieri/2. L'irritazione del Quirinale per i ritardi

di Lina Palmerini

Ore concitate a Palazzo Chigi per chiudere almeno sul decreto Sblocca-cantieri. Sembrava fatta ma ancora ieri erano alle prese con due aspetti problematici: uno sul codice appalti e l'altro sulla normativa che riguarda la rigenerazione urbana. Insomma, due altri intoppi che ritardano ulteriormente l'iter di un provvedimento che in teoria dovrebbe essere d'urgenza ma che in realtà è in stand by da 26 giorni dal via libera. Dunque, il traguardo sfugge ancora e per questo non approda sulla scrivania del capo dello Stato per la firma visto che attende la “bollinatura” della Ragioneria. E infatti dal Colle è trapelato il disappunto per i tempi che ormai sono da record. E non è affatto escluso che il Quirinale possa richiedere una seconda delibera del testo.

Chi ha fatto i conti con il calendario, ha notato che mai era successo che un decreto andasse oltre le tre settimane di attesa. E l'ipotesi della richiesta del Colle comincia a preoccupare il Governo. Perchè in pratica il Consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi per approvare un nuovo testo, archiviando quello che è in ballo da 26 giorni. Un passaggio che metterebbe in carico alla maggioranza la responsabilità del ritardo imponendo il via libera a quello che è diventato il “nuovo” testo. È vero che ieri il ministro Di Maio si è voluto impegnare in una rapida approvazione ma non è tutto scontato. «Mi dicevano da Roma che entro oggi i decreti sblocca cantieri e crescita dovrebbero andare in Gazzetta». E poi ha aggiunto che alcune norme avrebbero bisogno di una «limatura» e in particolare quella che riguarda i risparmiatori «sulla quale mettiamo 1,5 miliardi e quindi deve essere perfetta». Una previsione su cui – però - da Palazzo Chigi erano più prudenti. Mentre confermavano l'approdo più veloce per il decreto sblocca cantieri, molto più cauti erano sui tempi del provvedimento sulla crescita dove restano aspetti non secondari da approfondire. Oltre le norme sui rimborsi per i truffati, ci sarebbe la questione Alitalia e quella del debito della Capitale.

Anche il testo sulla crescita - come lo sblocca cantieri - è stato approvato con la formula ormai di rito del “salvo intese” ma doveva essere l’asso nella manica per la campagna elettorale e invece si è incagliato. Soprattutto perchè girano versioni diverse tra Mef, Mise e Palazzo Chigi. Dunque, anche qui il Colle potrebbe richiedere una seconda delibera. Un caos pure relativamente alle prossime scadenze dei lavori parlamentari. Questa è la settimana di Pasqua e comincia una serie di festività fino a dopo il primo maggio. Da quella data c'è la possibilità di calendarizzare il provvedimento che però avrà davanti solo due settimane di lavori visto che intorno al 18 maggio l'attività delle Camere si fermerà per consentire i comizi elettorali in vista del voto del 26 maggio. Il sospetto – o il timore – di molti è che alla fine l'esame vero e proprio comincerà dopo le urne e che quel testo diventi il luogo per nuove mediazioni politiche tra 5 Stelle e Lega. E comunque nel Governo c'è anche la spinta a far approdare il decreto tardi proprio per il timore che date le varie interruzioni, si brucino in fretta i giorni a disposizione per l'approvazione definitiva.

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