Appalti

Cmc, Piano di crisi in assemblea il 30 marzo. Offerta di Pizzarotti per ramo d'azienda

di Alessandro Arona

Pizzarotti si fa avanti per Cmc, per l'affitto e poi cessione di un ramo d'azienda del gruppo cooperativo. La coop di Ravenna ha intanto indetto l'assemblea per il 29 marzo in prima convocazione a Ravenna, o in seconda convocazione il giorno dopo. I soci della cooperativa di costruzioni Cmc Ravenna, ex numero 4 delle imprese edili in Italia, in concordato preventivo in bianco dal 7 dicembre scorso sono stati convocati dal presidente Alfredo Fioretti per l'approvazione del «Piano di crisi aziendale», che in base allo statuto della società prevede anche l'apporto dei soci ai fini del superamento della crisi.
In pratica si tratta del piano di ristrutturazione aziendale ai fini dell'apertura del concordato preventivo in continuità, che Cmc deve depositare al Tribunale di Ravenna entro il 7 aprile (dopo la proroga di 60 giorni concessa il 6 febbraio scorso). È quasi pronta, da parte di Cmc e ai fini del piano, la definizione del "perimetro" delle commesse e degli asset (società controllate o rami d'azienda) che resteranno nella società "in continuità", mentre altri contratti o asset saranno ceduti subito.

A partire da gennaio sono pervenute alla società molte manifestazioni di interesse, da parte di importanti imprese di costruzioni nazionali ed estere (Cmc ha all'estero il 70% del suo portafoglio ordini). Tra queste una di Pizzarotti di Parma, ormai numero due delle società di costruzioni in Italia dopo il colosso Salini Impregilo-Astaldi (allo studio l'integrazione) e tolte Condotte e Cmc in fase di ridimensionamento. Pizzarotti ha effettuato la proposta di affitto e poi acquisto di un ramo aziendale di Cmc.

Nelle settimane scorse Cmc si è già liberato di alcune commesse particolarmente onerose, che non era in grado di portare avanti. Ha chiesto e ottenuto l'autorizzazione al Tribunale allo scioglimento del contratto con Cassa depositi e prestiti per la costruzione a Roma della sede dei servizi segreti (Dis, Aisi, Aise), un lavoro da oltre 100 milioni di euro per la ristrutturazione di un edificio di CdP in piazza Dante, a Roma, affidato nel 2011 (governo Berlusconi) e da allora non ancora completato. Il lavoro è a circa l'85% di avanzamento, ma Cmc ha dichiarato l'impossibilità di procedere all'ultimazione, preferendo rescindere il contratto. Chiesta al tribunale anche l'uscita dal lavoro Anas per la Ss 1 Aurelia (231 milioni di euro, 72% di Sal, Cmc all'80% di quote): qui la richiesta è di cedere quel che resta del contratto al socio Itinera (Gruppo Gavio). Dal febbraio scorso il personale Cmc è in cassa integrazione straordinaria (circa mille persone in Italia), e sono state inoltre avviate procedure di licenziamento collettivo di dirigenti. Una volta presentato il piano, e approvato dal Tribunale e poi dall'assemblea dei creditori, le cessioni degli asset dovranno comunque passare per bandi e aste pubbliche.

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