Appalti

Autobrennero/2. L'Autorità Trasporti vuole tariffe più basse del 40%. A rischio opere per 800 milioni

di Alessandro Arona

(articolo aggiornato il 28 gennaio alle 15:35)
Gli enti locali che controllano Autobrennero (in primis la Regione Trentino Alto Adige e le due province autonome) sono in rotta di collisione con il governo non solo per il pregresso (subentro e restituzione degli utili del periodo di prorogatio), ma anche su come impostare la nuova concessione in house (ammesso che ci si arrivi).

C'è accordo tra enti locali e governo sul fatto che non ci siano più dividenti da distribuire ai soci, per la nuova Autobrennero interamente pubblica con concessione diretta in house. E che le tariffe siano più basse delle attuali di almeno il 28,5%.
Ma l'Autorità di regolazione dei Trasporti (Art), appoggiata in pieno dal Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, vuole andare oltre, e ha fissato livelli di remunerazione del capitale ancora più bassi (dal 6,79% proposto al 6,16), e più alti obiettivi sull'efficienza della gestione, che comporteranno ulteriori riduzioni tariffarie del 3,91% all'anno per cinque anni, altri -19,5%.
Alla fine, con la proposta dell'Art, si arriverebbe a un calo totale, rispetto alle tariffe di oggi, del 42%. Per capirci: oggi da Modena al Brennero un veicolo leggero paga 22,26 euro per i 314 km, con la tariffa proposta dagli enti locali si scenderebbe a 15 euro, con quella dell'Art a 12,8 euro.

Tutto questo però, le diverse opzioni per rendimento capitale e tariffe, impattano sulla sostenibilità del piano di investimenti da 4,14 miliardi di euro proposto dagli enti locali: interamente coperto con remunerazione al 6,79% e tariffe a 5,066 centesimi/km (veicoli leggeri, oggi sono 7,09 centesimi), coperti solo in parte nella proposta Art (6,16% e tariffe medie circa 4,1 centesimi). A rischio sono in particolare le "opere connesse", 800 milioni di euro previsti per «interventi di miglioramento della viabilità».

Due sedute del Cipe, il 28 novembre e il 18 gennaio, non sono bastate per approvare l'Accordo di cooperazione tra governo ed enti locali contenente tutti gli elementi economico-finanziari per la concessione alla nuova società in house. La delibera Cipe 68 del 28 novembre è stata registrata ed è uscita in Gazzetta, ma non è definitiva. Oltre al ricorso di Autobrennero, la stessa delibera prende atto del parere "pesante" dell'Art, dà mandato al Mit di modificare lo schema di accordo per recepirne i contenuti, e comunque subordina l'ok finale a una verifica di «equilibrio economico-finanziario» del nuovo Pef. Nella seduta del 18 gennaio i tecnici del Mef e di palazzo Chigi hanno chiesto ulteriore tempo per le verifiche, anche perché sul piatto c'è anche la difficile quantificazione del valore di subentro (gli investimenti non ammortizzati, che la nuova Autobrennero dovrebbe pagare alla vecchia) e degli utili realizzati nel periodo di prorogatio, dal 30 aprile 2014 a oggi (che lo Stato vuole ora indietro, e gli enti locali non vogliono pagare, anche perché circa la metà già distribuiti in dividendi).

Tra governo ed enti locali veneto-trentini c'è dunque uno scontro tecnico-giuridico sul pregresso (di mezzo c'è anche il "fondo ferrovia", 653 milioni già accantonati che la vecchia Autobrennero dovrebbe versare allo Stato e un altro miliardo di euro che la "nuova" Autobrennero si deve impegnare a versare, un tot all'anno per i prossimi trent'anni, circa 35 milioni all'anno), ma anche uno scontro tra Art e ministro Toninelli, da una parte, ed enti locali dall'altra sulle priorità per il futuro: ridurre al massimo le tariffe e ottimizzare la gestione(i primi), oppure realizzare più investimenti (i secondi).

Sul nodo utili-dividendi, come dicevamo, non c'è disaccordo. Negli ultimi anni la società (al 14% privata), su ricavi al netto dei canoni di concessione per 300/330 milioni, produceva utili netti per 70/80 milioni, distribuiti in dividenti ai soci per il 40/45%, almeno 30 milioni all'anno, che poi gli enti locali (84%) utilizzavano nel proprio bilancio. La nuova società sarà interamente pubblica, e c'è accordo nell'azzerare in sostanza i dividendi, 2-3 milioni all'anno.
Dunque la stessa proposta degli enti locali, tramite la Autobrennero uscente, è di prevedere un tasso di congrua remunerazione del capitale basso, 6,79%, con tariffa media ponderata di 5,066 centesimi/km per i veicoli leggeri, il 28,5% meno dei 7,09 centesimi di oggi. Nei calcoli dei proponenti questo può reggere un Pef con investimenti per 4,14 miliardi di euro nel corso della concessione (si veda la tabella nella delibera Cipe, pagina 6). Tra questi la realizzazione della terza corsia tra Verona e la A1 (743 milioni), la terza corsia dinamica tra Bolzano e Verona (1.035), più interventi di manutenzione straordinaria sulle barriere, sistemaione dei sovrappassi, aree di servizio, corpo stradale, versanti, in tutto 1,6 miliardi di euro.
Il punto controverso sono però gli 800 milioni per «miglioramento viabilità», un elenco di opere stradali fuori dall'autostrada: viabilità di accesso ai caselli, ma anche viabilità (più o meno) connessa all'autostrada. Toninelli lo ha detto chiaramente: « d'ora in poi verranno riconosciuti in tariffa solo gli investimenti realmente fatti e pertinenti con i servizi autostradali». Il Ministro ritiene cioè che quelle "opere viabilistiche connesse", gli 800 milioni, con l'autostrada non c'entrino nulla, e dunque vadano tolte dal piano di Autobrennero. L'Art non è così diretta, fissa però un tasso di congrua remunerazione più basso, 6,16% anziché 6,79%, e obiettivi di efficientamento della gestione del 3,9% all'anno che devono impattare direttamente su riduzioni tariffarie, 19,5% in 5 anni, producendo così un ulteriore abbassamento delle tariffe fino a circa 4,1 centesimi a km.

I tecnici della presidenza del consiglio e del Mef stanno calcolando quale livello di investienti sia effettivamente sostenibile con questi parametri (il presidente della Regione Trentino Alto Adige Arno Kompatscher ha già dichiarato nelle settimane scorse che chiedere di restituire gli utili degli ultimi anni non ha fondamento giuridico, e che con i parametri dell'Art non sarà possibile realizzare tutti i 4,14 miliardi di investimenti), ma a quanto si apprende con quei parametri potrà effettivamente avere copertura certa solo un piano "stretto", senza gli 800 milioni, e dunque il Cipe, il governo, dovrà fare una scelta chiara: dare priorità alle tariffe basse, le più basse possibile, come chiede Toninelli, o trovare un livello che consenta di realizzare anche le opere viabilistiche connesse chieste dagli enti locali trentini.

Toninelli ha anche proposto di "traslare" gli "indebiti utili" (si parla di centinaia di milioni) nel nuovo piano, anziché versarli, ma la Regione Trentino Alto Adige è decisa ai ricorsi piuttosto che cedere.

Vedremo. Fatto sta che la nuova concessione in house, dopo tre anni di faticose trattative tra Mit ed enti locali, non è ancora pronta al via. E dopo il ricorso di Autobrennero è a questo punto di nuovo in forse.

La precisazione dell’Autorità di regolazione dei trasporti
Con riferimento all'articolo pubblicato in data 28 gennaio 2019 da «Edilizia e Territorio», «Autobrennero/2, L'Autorità Trasporti vuole tariffe più basse del 40%. A rischio opere per 800 milioni», a firma Alessandro Arona, si puntualizza che il sistema tariffario ART è incentrato sul principio che i pedaggi devono essere orientati a costi efficienti e realmente sostenuti.
È per questo che l'Autorità ha definito per i costi operativi gli obiettivi di efficienza che il concessionario deve perseguire nel prossimo quinquennio e ha introdotto per i costi legati agli investimenti meccanismi di riconoscimento in tariffa solo degli investimenti realmente effettuati, determinando il congruo tasso di remunerazione del capitale investito.
Con questo sistema vengono quindi esclusi i costi che nulla hanno a che fare con il servizio autostradale, si realizza un progressivo riallineamento degli attuali pedaggi ai costi sostenuti in maniera efficiente dal concessionario e si rendono più competitivi i servizi autostradali, a beneficio di automobilisti e autotrasportatori.

La delibera Cipe 68/2018 sull'autostrada A22

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