Appalti

Commissari di gara, l’albo Anac slitta al 15 aprile. Cantone: pesa l’incertezza normativa

di Mauro Salerno

Alla fine l’Anac ha dovuto piegarsi di fronte all’evidenza dei fatti. L’obbligo di far aggiudicare gli appalti di lavori e servizi pubblici a esperti esterni ai Comuni e tutte le altre Pa non può scattare, come previsto, il prossimo 15 gennaio. Troppo pochi gli esperti che dal 10 settembre si sono iscritti all’Albo nazionale gestito dall’Autorità. Per questo ieri è arrivata la decisione di far slittare di tre mesi, al 15 aprile, il termine per avviare il nuovo sistema.

La penuria di commissari avrebbe rischiato di inceppare del tutto il già singhiozzante mercato degli appalti pubblici, nel pieno di una crisi che ha già mietuto migliaia di vittime, molte di queste illustri, soprattutto nel mercato delle costruzioni. «Ci aspettavamo di dover far fronte a un’alluvione di richieste - commenta il presidente dell’Anac Raffaele Cantone -, ma evidentemente ha pesato di più l’incertezza legata al fatto che molte novità del nuovo codice possano venire messe in discussione».

Di certo l’alluvione non c’è stata. E ieri l’Anac ha dovuto prendere atto che non era il caso di far partire il sistema senza la garanzia di poter mettere a disposizione delle stazioni appaltanti un numero di commissari sufficiente a far fronte alle gare. Al momento, nell’albo aperto lo scorso 10 settembre, risultano 2.179 esperti iscritti. In realtà a fare domanda sono stati 3.659 professionisti, ma 1.480 domande risultano ancora in lavorazione. Va poi considerato che dei professionisti già iscritti e arruolabili per le commissioni ben 1.040 sono dipendenti di amministrazioni aggiudicatrici che intendono partecipare esclusivamente a commissioni interne all’amministrazione di appartenenza. Dunque, il numero degli esperti effettivamente disponibili a partecipare alle commissioni giudicatrici in qualità di esperti indipendenti è di 1.139 (2.179-1.040). Troppo pochi, facendo riferimento alle decine di migliaia di gare che ogni anno vengono celebrate per l’assegnazione delle commesse pubbliche. Inoltre, spiega l’Autorità, «numerose sottosezioni (circa il 30%) risultano prive di esperti iscritti, altre (circa il 40%) con un numero di esperti molto ridotto».

La maggiorparte degli esperti (94%), inoltre, è concentrata nelle professioni tecniche e in altri servizi e forniture e solo del 6% si trova nel settore sanitario. In più, solo 12 sottosezioni hanno più di 100 esperti iscritti e in circa il 75% dei casi gli esperti iscritti sono addirittura meno di 10.

«Siamo rimasti molto sorpresi da questa situazione - aggiunge Cantone -. Perché all’indomani dell’approvazione del nuovo codice degli appalti avevamo registrato un grande interesse dei professionisti a entrare nell’albo. Ed eravamo preparati a essere subissati di domande». Possibile che abbia pesato il rischio di dover far fronte a gravi responsabilità? «Può aver pesato anche questo fattore, però devo dire che anche guardando al passato non mi pare che molti commissari di gara siano stati coinvolti in fatti di rilevanza penale. Spesso sono altre le cariche a esser rimaste invischiate». «L’impressione che noi abbiamo - continua l’ex magistrato - è che è il rischio dell’incertezza normativa ad aver avuto un effetto deleterio». Per iscriversi all’albo è necessario versare una tassa annuale di 168 euro, oltre a stipulare una copertura assicurativa. Anche se non si tratta di cifre particolarmente onerose, di fronte alla percezione del rischio di un passo indietro normativo, è chiaro che questo fattore abbia pesato più del dovuto.

Ora tutto viene rimandato al 15 aprile. «Con la speranza che per quella data il quadro sia più chiaro», dice Cantone. Dovrebbe essere così, visto che al momento pare confermata l’intenzione del Governo di intervenire sul codice tramite la legge di conversione del Dl Semplificazioni all’esame del Senato.

Per evitare ulteriori impasse, Cantone invierà comunque al Governo e Parlamento una segnalazione, chiedendo di trovare una soluzione alternativa nel caso in cui l’albo si trovi a corto di commissari. «La norma inserita nel codice (articolo 77) non si è proprio posta il problema di regolare questa eventualità», dice il presidente dell’Anac, che propone in questo caso di permettere alle stazioni appaltanti di cavarsela con i commissari interni «mantenendo però un minimo di trasparenza sulle nomine».

Il comunicato di Cantone

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