Il Commento Appalti

Con la Torino-Lione parte un'opera che investe sul futuro del territorio

di Francesco Antonioli

Si parte. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione va. Ma ha ragione il presidente del Piemonte Chiamparino: iter troppo lungo, popolazioni interessate dall’opera che vanno coinvolte fin dall’inizio del progetto (non dopo) e, da subito, massima attenzione alle ricadute economiche e corresponsabilità nel controllo della legalità (dal rispetto dei tempi e dei costi alle infiltrazioni).

Detto ciò, i numeri in democrazia dicono che il Tav si fa: si può essere contrari, ma le scelte si rispettano (esiste una subdola, violenta filigrana delle logiche nimby) e non si fanno sabotaggi (comunque sia andata la vicenda dello scrittore Erri De Luca, è inquietante legittimare chi li auspica). Troppi scontri in questi anni. L’opposizione non violenta è sempre un buon ingrediente (non tutti, sia chiaro, in Valle di Susa, sono “no Tav”). Cosicché la scelta della sindaca di Torino Chiara Appendino di sfilarsi dall’Osservatorio non è proprio condivisibile. Appaga la sua vociante base pentastellata, ma avrebbe potuto continuare, per offrire dall’interno delle istituzioni critiche documentate e intelligenti. O è meglio strizzare l’occhio alle logiche sovversive? (un film già visto in altri periodi storici...).

Ora, come hanno sottolineato tutte le associazioni imprenditoriali, su le maniche per il bene del territorio e dell’Italia. Torino-Lione (e Terzo Valico) investono sul futuro. Gli sprechi sui quali risparmiare sono altri, e tanti: a partire da certe stanze della politica.