Il Commento Appalti

Investimenti pubblici, motore da rilanciare subito

di Giorgio Santilli

Il rapporto tra investimenti pubblici (fissi lordi) e Pil racconta la progressiva perdita di un motore dell’economia: dopo il 3,5% toccato negli anni ’80, si è scesi fino a scivolare sotto il 2% nella prima metà di questo decennio. Ripresa nel 2015-2016, nel 2017 obiettivo 2,3%.

e difficoltà, sul territorio e a Bruxelles, non mancheranno neanche nel 2017. Ma il governo vuole, per il secondo anno consecutivo, fare dell’accelerazione degli investimenti pubblici e del rilancio del settore dell’edilizia uno dei pilastri fondamentali della manovra d’autunno. Una sfida prioritaria. La leva principale - lo ribadirà oggi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in Parlamento - del rafforzamento del Pil.

Fu così lo scorso anno con la legge di stabilità 2016, la prima di segno fortemente espansivo per il settore dopo dieci e più anni di tagli: si ottenne a Bruxelles la clausola di flessibilità per 5,1 miliardi di investimenti (poi ridotti a 4,2), si invertì la tendenza alla riduzione degli stanziamenti statali, si riavviò una programmazione pluriennale (con risorse certe) per Fs e Anas, si allentò il patto di stabilità interno per i comuni.

Sarà così anche con la legge di bilancio 2017. Partendo però dalla consapevolezza che non basta scrivere le norme della legge di stabilità per arrivare al traguardo, che la battaglia per ottenere il risultato è molto più lunga e travagliata e passa per un grande e faticoso lavoro amministrativo cui in questi ultimi dodici mesi si è applicato soprattutto il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio.

In questo 2016, la realtà è fatta di luci e ombre: le Fs hanno effettivamente ricominciato ad accelerare gli investimenti, ma molto è dovuto alle grandi vecchie opere, come il Brennero o il Terzo valico, che macinano stati di avanzamento (insieme alle manutenzioni) mentre i nuovi cantieri fanno fatica a decollare; l’Anas ancora non è ripartita in termini di cantieri ma passi avanti giganteschi sono sati fatti nella pianificazione; le autostrade rallentano ma sono attese a breve implementazioni dei piani di investimenti; accelerano in modo significativo i grandi scali aeroportuali; si torna a fare manutenzione del territorio, ma i piani dell’edilizia scolastica e quelli del dissesto idrogeologico marciano ancora con un solo cilindro; gli enti locali ad agosto erano fermi a -0,4% rispetto al 2015 contro attese superiori all’1%; i bandi di gara su scala nazionale risentono di un periodo transitorio rigido del nuovo codice degli appalti (mentre la Ue ci ha appena riconfermato, il 5 ottobre, che se le nuove norme non si implementano entro fine anno, sarà bloccata l’erogazione dei fondi strutturali per non aver rispettato una condizionalità ex ante). Intanto i bonus fiscali per ristrutturazioni e risparmio energetico continuano a tirare clamorosamente, assicurando investimenti complessivi dell’ordine dei 28-29 miliardi (Iva compresa).

Luci e ombre, appunto, che tradiscono il grande sforzo fatto dal governo per rimettere in moto una macchina quasi ferma e darle benzina. Anche per riavviare una programmazione fatta, più del passato, di valutazione costi-benefici degli interventi. Ma luci e ombre rivelano anche il permanere di problemi strutturali rilevanti soprattutto nella fase di progettazione degli interventi.

Il 2017 diventa così l’anno decisivo per capire se la battaglia sarà vinta, con una cospicua accelerazione, oppure si resterà nel pantano che da anni frena il Paese. Coerentemente, il governo si presenta alla scadenza della legge di bilancio e così si presenta anche in Europa per ribadire la propria linea (confermata ieri dai ministri delle Finanze socialisti) che la priorità è la crescita e che in questo momento la crescita si deve accelerare soprattutto con investimenti pubblici e stimoli pubblici a investimenti privati.Il lavoro sulla legge di bilancio 2017 è partito bene, con l’accordo appena raggiunto fra Mef e Mit sul nuovo bonus fiscale per sisma e risparmio energetico che potrà arrivare fio all’80% (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 ottobre). Anche la stabilizzazione della riforma del patto di stabilità per i comuni darà frutti importanti. Il lancio di «Casa Italia», che garantisce un salto culturale al Paese, aspetta di vedere in cosa si concretizzerà il programma. Fs e Anas hanno bisogno di poter contare sulla stabilità delle risorse definite lo scorso anno. Due mosse risulteranno decisive, poi, per cominciare a correre: un fondo rotativo per la progettazione degli enti locali e un fondo che garantisca una premialità agli interventi che procedono veloci. Il ministro Delrio lo aveva annunciato in un’intervista al Sole 24 Ore del 13 agosto, dopo il Cipe che ripartì tutte le risorse del Fondo sviluppo coesione (28 miliardi): c’è un patto con Renzi e Padoan - disse il ministro - perché la Ragioneria garantisca tutta la cassa che serve per le opere che marciano spedite. Non avere più vincoli di cassa per i progetti che marciano davvero è il modo migliore per ridare al settore (in particolare quello legato ai fondi Ue) quella continuità necessaria per tradurre i progetti in Pil.