Appalti

La lettera. Valle vince la battaglia per il tribunale di Venezia: nuovo codice utile contro varianti e riserve?

di Gilberto Valle*

Caro direttore,

finalmente dopo cinque anni è il caso di dirlo "giustizia è fatta". Il Comune di Venezia che nel luglio 2011 aveva estromesso lo studio Valle dalla direzione Lavori del cantiere per la realizzazione della Cittadella della Giustizia, con l'accusa di «pesanti inadempienze e gravi ritardi nella conclusione dei lavori» è stato condannato a pagare 600 mila euro «per alcune attività svolte e non ancora pagate» e ulteriori 57 mila euro per il «mancato utile aziendale conseguente all'estromissione dal cantiere». Respinta, invece, la richiesta del comune veneziano che lo Studio Valle fosse condannato a restituire 3 milioni di euro per i corrispettivi incassati prima dell'estromissione.

Nella sentenza depositata qualche giorno fa in cancelleria, il tribunale, in seguito ai risultati della perizia tecnica disposta dal giudice, definisce «minimali» gli inadempimenti a me contestati, in qualità di direttore dei lavori, capovolgendo la precedente decisione con la quale aveva acconsentito nel 2011 alla mia sostituzione in sede d'urgenza richiesta dal Comune.

L'incarico, aggiudicato dopo una gara nel 2003 consisteva nella direzione, assistenza, misura e contabilità dei lavori relativi al «risanamento statico e alla ristrutturazione del complesso Manifattura Tabacchi, da destinare a sede degli uffici giudiziari di Venezia». La durata della direzione lavori era di 850 giorni per un importo lordo dei lavori di circa 44 milioni di euro. In realtà I lavori sono i terminati dopo quasi 13 anni, e dopo ben 9 perizie suppletive e di variante con un aumento di spesa di circa 20 milioni.

Questo enorme ritardo si è verificato da una parte per i ritrovamenti archeologici e di terreni inquinati nel corso dei lavori di scavo, ma dall'altra per le continue modifiche al progetto andato in appalto, dovute anche alla disorganizzazione degli uffici tecnici comunali. La sentenza a questo punto apre un interrogativo di carattere generale che tengo a farle presente: il nuovo codice degli appalti è sufficiente a ristabilire alcuni punti fermi affinchè situazioni simili alla Cittadella della Giustizia non si verifichino più?

Si metterà davvero la parola fine al male endemico delle varianti e delle nuove perizie? Con il nuovo codice degli appalti si potrà rendere l'intera procedura più veloce in maniera tale che la programmazione pensata anni prima non diventi obsoleta tanto da richiedere perizie di variante dovute a un nuovo quadro esigenziale durante la realizzazione dell'opera che anche nel nostro caso hanno fatto lievitare costi e tempi?

È sufficiente la figura del Rup a sveltire e semplificare i tempi della burocrazia sulla gestione di un progetto e della successiva direzione lavori? E in questo caso, perché come per i collaudatori o per i direttori lavori o le Soa o le Società di validazione, per i Rup non si costituiscono degli Albi, secondo le varie tipologie di lavori e secondo titoli e curricula?

Per quanto riguarda poi «l'errore progettuale»: dopo le innumerevoli approvazioni, dopo la validazione interna e quella esterna affidata a aocietà di validazione e dopo tutti i vari iter tecnici-burocratici come la Conferenza dei Servizi, i comitati tecnici dei Ministeri e dei Provveditorati nei progetti, sia quelli interni all'Amministrazione che quelli affidati per gara è ammissibile che ci siano ancora errori? O piuttosto sono gli scandalosi brevissimi termini previsti per elaborare progetti complessi, la causa di possibili quanto deprecabili «sviste»?
Ci auguriamo che questa esperienza e la relativa sentenza, possa servire da monito agli addetti ai lavori che sono in procinto di emanare il regolamento del nuovo codice.

*già associato Studio Valle Progettazioni

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