Appalti

Nuovo Codice/3. Cantone: «Più discrezionalità alla Pa, ma con qualificazione e più controlli»

di Giuseppe Latour

Per l’Anac l’approvazione del Codice è solo l’apertura di un cantiere. Mentre il decreto di recepimento delle direttive sui contratti pubblici si prepara ai passaggi conclusivi, l’Anticorruzione di Raffaele Cantone studia le prossime mosse. L’elenco di nuovi poteri da riempire di contenuti è lungo. Serviranno molti atti di regolazione. In questo mare di lavoro, però, c’è già una certezza:  si partirà dalle linee guida che l’Authority dovrà sottoporre al ministero delle Infrastrutture, per mandare in pensione il vecchio regolamento.

Cantone, analizzando il nuovo decreto, parla di «rivoluzione copernicana», sottolineando soprattutto una novità: «Si lavora di più sulla fiducia verso la pubblica amministrazione. È un’apertura certamente pericolosa, ma non avevamo altra strada. Il Codice in vigore, così dettagliato, non ha impedito la corruzione. Per equilibrare la maggiore discrezionalità delle stazioni appaltanti, comunque, servirà più vigilanza». L’obiettivo dell’Anac è lavorare a un’amministrazione di qualità. «Per la prima volta la qualificazione non riguarderà solo i privati ma anche la Pa». Cantone fa un esempio: «Non è pensabile che un Comune di mille abitanti faccia una gara per la messa in sicurezza di un costone di roccia per centinaia di milioni. Le competenze andranno attribuite a chi ha le strutture, come avviene per gli operatori economici». Così, il sistema di qualificazione sarà organizzato dall’Anac, come avviene per le imprese, strutturandolo per scaglioni.

Sulla qualificazione delle imprese, Cantone accoglie bene la cancellazione del tetto da un milione, al di sotto del quale dare tutte le competenze alle stazioni appaltanti: «Era una scelta che non mi convinceva». Meglio tenere in vita le società di attestazione, le Soa: «Hanno rappresentato un problema in passato ma al momento non c’è alternativa». L’idea di una maggiore qualità, a cascata, viene trasferita anche sui progetti. «Le regole relative al 2%, l’incentivo per i dipendenti della Pa, hanno avuto senso in passato ma hanno anche rappresentato un limite. Rivederle significa puntare con più forza sulla qualità dei progetti, che è da sempre un tasto dolente».

La questione delle risorse a disposizione dell’Autorità, invece, è andata in archivio. «Abbiamo avuto segnali importanti, sia dal Parlamento che dal Governo. C’è allo studio uno strumento che risolverà il problema, anche se tengo a ribadire un concetto: non vogliamo più soldi, ma la possibilità di spendere». Per rimpolpare le file dell’Anac, a breve dovrebbe arrivare un concorso: «Spero per almeno 15-20 posti».

Nella pratica, l’attuazione dei principi indicati dal Codice partirà dalle linee guida di Anac e Mit, che dovranno sostituire il regolamento. Per scriverle, l’Anticorruzione ha già costituito una commissione, composta da 19 membri tra consiglieri, funzionari interni, professori, avvocati, magistrati e rappresentanti del Governo. La presiederà il consigliere dell’Autorità, Michele Corradino. «La settimana prossima - spiega Corradino - appena ricevuto il testo definitivo, ci sarà la prima riunione. Nel frattempo abbiamo già avviato l’attività di consultazione degli operatori, che per me è fondamentale per capire quali sono le esigenze del mercato. Abbiamo già ascoltato Ance e Confindustria». L’obiettivo è chiudere entro il 18 aprile, in concomitanza con l’entrata in vigore del nuovo Codice, per scongiurare periodi di buco. «Vogliamo evitare – conclude Corradino - una fase di disallineamento nella quale il mercato si trovi con un Codice nuovo e un regolamento vecchio. Questo potrebbe produrre un blocco».

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