Appalti

Abuso di varianti, costi raddoppiati, gare aggirate: Cantone «demolisce» il mini-Mose di Como

di Giuseppe Latour

Abuso delle varianti in corso d'opera, con un raddoppio dei costi (da 15,7 a 31,1 milioni di euro). Errori molto rilevanti in fase di progettazione. Gravi deficit in fase di esecuzione. Manufatti che andranno demoliti e ricostruiti da zero. E una lunga serie di irregolarità, come il frazionamento artificioso di alcuni servizi di ingegneria, per aggirare la gara, o come l'affidamento diretto di lavori complementari, attuato senza rispettare i limiti di legge. Senza contare questioni più tecniche ma non meno marginali, come l'aggiramento delle regole in materia di qualificazione delle imprese o il mancato adeguamento alla normativa antisismica del 2008.

Sono i passaggi più rilevanti della delibera n. 1 del 2016 dell'Anac: è il documento con il quale, in 64 pagine infuocate, il presidente dell'Anticorruzione, Raffaele Cantone passa al setaccio la storia del mini Mose di Como, il sistema di vasche e paratie, simile al fratello maggiore veneziano, che dovrebbe proteggere il centro lombardo dalle esondazioni del lago. Un'analisi che è un durissimo atto d'accusa all'intera gestione dell'opera: dall'impresa aggiudicataria (la veneziana Sacaim), ai responsabili del procedimento, passando da progettisti e stazione appaltante, l'Anac invita a verificare la posizione di tutti. Il documento parla esplicitamente di possibile danno erariale, ma anche di ipotesi di reato. Non a caso, dopo avere ricevuto la delibera, la Guarda di Finanzia ha già avviato una serie di perquisizioni.

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Una storia lunga più di dieci anni
La storia dell'opera è lunga più di dieci anni. Il progetto esecutivo, infatti, è stato approvato a febbraio del 2005 per un importo complessiva di 15,7 milioni di euro. L'aggiudicazione è andata alla Sacaim a gennaio del 2006, dopo poco più di un anno, con firma del contratto a maggio del 2007. Ma è dopo il 2007 che ci sono stati gli eventi più contestati dall'Anac. Soprattutto, le tre varianti: la prima (nel 2009) di circa mezzo milione, la seconda (nel 2011) di 1,3 milioni e la terza (nel 2013) di 8,1 milioni. Senza contare una variante migliorativa in fase di gara e alcune opere complementari date in affidamento diretto. Complessivamente, il quadro economico dell'opera è passato da 15,7 milioni del 2008 a 31,1 milioni del 2014. Praticamente, il doppio. Il tutto per avere un cantiere che, a dicembre del 2012, è stato bloccato «a motivo di pubblico interesse», in seguito al cedimento di una delle vasche.
Queste varianti, poi, oltre che dal punto di vista quantitativo, hanno superato i limiti di legge anche sotto il profilo qualitativo. Secondo l'Anac, cioè, sono state introdotte modifiche illegittime perché, in fase di gara, avrebbero richiamato altri potenziali concorrenti. In particolare, sono state inserite in corsa opere qualificabili come OG2 e, soprattutto, OS21, le opere strutturali speciali. Questa seconda categoria di lavorazioni, in particolare, ha raggiunto addirittura l'importo complessivo di 2,9 milioni di euro, tutti in variante.

Errori progettuali e di esecuzione
Oltre al tema delle varianti, poi, c'è quello degli errori, sia di progettazione che di esecuzione. L'Autorità, infatti, parla di errori «sia in capo ai progettisti originari delle paratie» sia in capo «all'appaltatore aggiudicatario». In fase di esecuzione dei lavori della vasca B ci sono stati «gravi deficit». Che, come spiegato dal responsabile del procedimento in audizione all'Anac, hanno portato a «cedimenti significativi, dell'ordine di 4 cm nelle immediate vicinanze della vasca e sui fabbricati antistanti». Una situazione che fa parlare esplicitamente di «danno erariale», dal momento che alcune opere dovranno essere demolite e poi ricostruite. Anche perché, nonostante le indicazioni della Regione Lombardia, le opere non risultano adeguate alla normativa antisismica, le norme tecniche contenute nel Dm del 14 gennaio del 2008.

Irregolarità negli appalti
Senza contare che ci sono una serie di problemi di forma che si traducono in aggiramenti sistematici delle norme in materia di appalti. Ad esempio, le prime due varianti sono state approvate da soggetti che non avrebbero potuto farlo: il responsabile del procedimento al posto della Giunta comunale. Oppure, il frazionamento artificioso del servizio di architettura e di ingegneria, relativo allo studio di fattibilità e della perizia della terza variante, sarebbe servito per aggirare la gara. O, ancora, l'affidamento senza gara di alcune opere complementari non avrebbe rispettato i necessari requisiti, indicati dal Codice appalti, della circostanza imprevista. Senza contare il travisamento di alcune categorie di qualificazione.

Una sequela di problemi che bisogna approfondire. Per questo, il Comune viene invitato a valutare se proseguire o risolvere il contratto, ma anche a considerare le posizioni del responsabile del procedimento, dei progettisti e dei direttori dei lavori. Ma non solo. La Corte dei conti dovrà approfondire la questione del possibile danno erariale. E la procura della Repubblica di Como dovrà valutare la sussistenza di ipotesi di reato.

La delibera n.1/2016 dell'Anac

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