Appalti

Riforma appalti, Delrio: addio al regolamento, timbro del Parlamento sulla soft law dell'Anac

di Giuseppe Latour e Mauro Salerno

Via al recepimento tramite il Codice, senza transitare dal regolamento. E più poteri alle linee guida dell'Anac di Raffaele Cantone, che saranno però sottoposte a un parere (non vincolante) del Parlamento. Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio ieri in commissione Ambiente alla Camera si è per la prima volta pronunciato esplicitamente sulle modifiche che il Governo ha intenzione di portare al Ddl delega di recepimento delle direttive appalti. Tutto ruota attorno a un emendamento dell'esecutivo che cancellerà il regolamento dai radar della riforma e che sarà presentato all'inizio della prossima settimana. «Il Governo - ha spiegato il ministro - propone una semplificazione ulteriore per adeguarsi all'Europa, una legislazione leggera, soft law, che semplifichi al massimo. Si tratta di un ulteriore passo avanti rispetto al già ottimo lavoro fatto al Senato». Anche se non è il solo intervento in preventivo: qualcosa cambierà sul fronte dei lavori in house delle concessionarie, senza contare le altre modifiche allo studio della relatrice, Raffaella Mariani.

Il presidente dell'ottava commissione, Ermete Realacci fa il punto sul calendario dei prossimi giorni. «È evidente che non possiamo far proseguire i lavori senza la proposta di modifica del Governo, che mi sembra centrale». Il riferimento è all'emendamento annunciato ieri formalmente da Delrio: cancellazione del regolamento di attuazione del Codice, con un ruolo più pesante per le linee guida dell'Anac che, di fatto, diventeranno l'unico riferimento operativo per stazioni appaltanti e imprese. A monitorare il lavoro dell'Autorità ci sarà il Parlamento, che potrà esprimere pareri (non vincolanti). Alcuni dettagli dell'intervento, però, sono ancora oggetto di limature. Soprattutto, si sta definendo quale sarà il perimetro esatto delle linee guida dell'Authority, stabilendo se le nuove regole dovranno transitare da un testo unico o da più documenti e quale sarà il ruolo del Mit, se ne avrà ancora uno in fase di regolazione.

In attesa di questi ultimi aggiustamenti, la commissione starà ferma qualche giorno. Ancora Realacci: «Tra lunedì e martedì aspettiamo le proposte del Governo e, a quel punto, potremo fare un ragionamento complessivo sulle modifiche da portare al testo. Entro giovedì arriveranno i subemendamenti. Le votazioni partiranno il pomeriggio di lunedì 28 settembre». Sul piatto non c'è solo il tema del regolamento. Dal Governo è attesa una proposta anche sul tema dei lavori in house delle concessionarie, per ritoccare i limiti fissati da Palazzo Madama. Tutti interventi che, per il ministro, andranno della direzione «di un sempre maggiore adeguamento al quadro Ue».

A completare il quadro ci saranno alcune proposte della maggioranza, come l'abrogazione della legge Obiettivo, e della relatrice Mariani, che ieri in una giornata di studi sugli appalti organizzata da Tor Vergata e ospitata dall'Antitrust (di cui è possibile trovare un ampio resoconto nei pezzi a seguire) ha confermato anche la scelta di spostare sui controlli il bonus del 2% riconosciuto ai progettisti della Pa. Oltre a questo, ha spiegato di avere in preparazione un intervento sul performance bond: «Stiamo valutando insieme al ministero dell'Economia la possibilità di anticiparne la sospensione, perché l'impostazione attuale non ci convince», dice Mariani. Allo stesso modo, è allo studio un ritocco delle norme sulla limitazione dei collaudi per il general contractor: «L'ipotesi è estendere il divieto attuale, che è solo per le nuove gare, anche alle procedure in corso non ancora arrivate alla fase di collaudo».

Norme più stringenti arriveranno anche per facilitare l'accesso agli appalti da parte delle Pmi, come chiesto ieri dal presidente della Piccola Industria di Unindustria Angelo Camilli. Dai tecnici dell'Antitrust è arrivata la rischista di stringere le maglie sugli appalti in house, limitando questa possibilità alle società a capitale interamente pubblico. Vero che le direttive su questo punto aprono alla presenza di privati. «Ma si tratta di una norma a recepimento volontario», ha chiarito Valentina Guidi, dirigente del dipartimento Politiche europee di palazzo Chigi

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