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Permasteelisa parte con un nuovo assetto: «Saremo una realtà più selettiva»

Il gruppo di Vittorio Veneto, leader internazionale nel settore delle facciate continue in vetro e acciaio, è reduce da mesi complicati nel tentativo di trovare un nuovo assetto

di Matteo Meneghello

Con il passaggio di proprietà dai giapponesi di Lixil alla conglomerata americana Atlas, annunciato nei giorni scorsi, inizia una nuova fase per Permasteelisa. «Saremo una realtà diversa, più flessibile, più selettiva –spiega il ceo, Klaus Lother -. Non è detto che dobbiamo diventare più piccoli, ma dobbiamo scegliere. Il nostro business è difficile, complesso, rischioso, con una quota elevata di costi fissi. Vogliamo restare una multinazionale, ma focalizzandoci sui mercati dove possiamo essere più forti e più decisivi». Il gruppo di Vittorio Veneto, leader internazionale nel settore delle facciate continue in vetro e acciaio, è reduce da mesi complicati, nel tentativo di trovare un nuovo assetto, e con la proprietà giapponese decisa da tempo a uscire dal business (prima di trovare l’accordo con Atlas, era fallito un tentativo di cessione ai cinesi di Grandland holdings). Lother è un manager di lungo corso del gruppo. Tedesco, presente in Permasteelisa da 20 anni, ne ha assunto la guida un anno fa. Con questa operazione, ufficializzata lo scorso 1 maggio, il gruppo trova, nel giudizio del ceo, un ambiente di lavoro «con una cultura industriale comune», e radicato sul mercato americano, che è centrale per il business di Permasteelisa, con «la volontà di procedere nella stessa direzione di marcia auspicata dal management » e con «la medesima idea di cosa sia necessario per raggiungere gli obiettivi prefissati». Una stagione nuova rispetto a quella vissuta con i giapponesi. «Lixil ha fornito un grande supporto in questi anni, soprattutto dal punto di vista finanziario - spiega a questo proposito il ceo - e ha condiviso anche il nuovo business plan. Ma non ha proseguito nel processo di evoluzione intrapreso. I vertici di Lixil hanno dichiarato di volersi concentrare su aree per loro più core. Occorreva trovare un partner più focalizzato sul nostro business».

Secondo i numeri del business plan del gruppo, citati pochi giorni fa dai manager di Lixil in sede di presentazione del deal con Atlas alla comunità finanziaria, la gestione di Permasteelisa resta in rosso, con uno sbilanciamento tra costi e ricavi negativo per circa 10 miliardi di yen (circa 80 milioni di euro) nell’ultimo esercizio, comunque in miglioramento rispetto ai 45 miliardi del fiscal year 2019 (ai cambi correnti si tratta rispettivamente di circa 380 milioni, anche se per un confronto corretto sarebbe necessario applicare il tasso di cambio di un anno fa). I giapponesi sottolineano di avere iniettato quest’anno nella ex controllata una somma di circa 280 milioni di euro a sostegno della cassa. «L’anno fiscale chiude alla fine di marzo – spiega a questo proposito il ceo –; al momento non posso rendere pubblici i risultati, ma sono in linea con le indicazioni del business plan e con le nostre aspettative. Gli indici devono essere migliorati e dobbiamo lavorare ancora; abbiamo bisogno ancora di supporto finanziario ma il piano procede, siamo in linea con quanto preventivato».

Il punto di partenza, come detto, è ridurre e selezionare. Il valore delle vendite del gruppo in questi anni si è solitamente posizionato tra gli 1,5 e gli 1,6 miliardi di euro. Ora, spiega il ceo, scenderà intorno a 1,1 miliardi, con un taglio quindi di almeno il 30%. «Nel corso dell'ultimo anno, da quando sono stato nominato ceo, il gruppo ha perseguito una strategia più in linea con i suoi valori fondanti – dice -. Dopo anni in cui era prevalsa la volontà di fare crescere giro d’affari e fatturato attraverso la gestione di progetti molto differenziati, tra loro, generando dispersione e abbassamento della marginalità, il gruppo ha intrapreso un processo di ottimizzazione». Il portafoglio ordini sarà ripulito: la selezione dei progetti sarà più stringente, con l’obiettivo di focalizzarsi su lavori caratterizzati da complessità ed elevato contenuto tecnologico. «L’Europa, dove realizziamo il 50% del nostro fatturato, resta centrale, con Uk, Germania, Svizzera e Francia – spiega il ceo – al quale si affiancano anche Italia, Olanda, e Europa dell’est, a seconda delle opportunità». Predominante, soprattutto dopo l’ingresso nell'universo Atlas, è anche il mercato nordamericano, dove Permasteelisa ha circa il 30% dell’attività. Il gruppo continuerà infine a presidiare il mercato di Asia e Pacifico (soprattutto Cina, Hong Kong e Australia) e del Middle east ma, spiega il ceo, ma con un approccio più selettivo.

Il percorso di adeguamento strategico del gruppo richiede inoltre, spiega il ceo, «un’evoluzione dell'organizzazione, per diventare più rapidi a rispondere meglio alle esigenze del mercato. Le valutazioni in corso per verificare che l’organizzazione sia adatta a supportare la nuova strategia – aggiunge - saranno influenzate dal Covid, ma è prematuro fare previsioni sulle prossime decisioni». Molto dipenderà anche dalla curva di ripresa del mercato. «Oggi l’azienda è operativa al 70%, e non possiamo dire quando ritorneremo in piena capacità – spiega il ceo -. Credo che avremo una visione chiara solo dopo l’estate». In Cina e nell’area asiatica l’operatività è già tornata al 90%, ma in Europa e in Nordamerica l’attività procede ancora a singhiozzo. In alcuni casi sono i cantieri ad avere subito rallentamenti, in altri casi sono state le centrali operative di Permasteelisa ad avere registrato difficoltà nelle forniture (Vittorio Veneto, per esempio, è rimasta in lockdown dal 25 marzo fino a pochi giorni fa, anche se design, engineering, finance e altre funzioni non si sono mai interrotte); «in nessun caso abbiamo registrato penali o costi aggiuntivi – spiega il ceo – perché i contratti prevedevano la possibilità di invocare la forza maggiore. Dobbiamo reagire – conclude -, abbiamo un outlook positivo nonostante la crisi».

Oggi il gruppo è al lavoro, in particolare, a Londra sulla sede di Google e sul rifacimento della Battersea power station. Negli Usa i cantieri principali sono l’aeroporto LaGuardia di New York e l’Oceanwide center di S. Francisco, a Parigi il Tours Duo. Altri cantieri sono a Tokyo e a Hong Kong.

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