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Cementir lancia la svolta verde: piano da 100 milioni in tre anni

di Celestina Dominelli

na svolta “green” sostenuta da 100 milioni di investimenti in sostenibilità e innovazione che consentiranno 25 milioni di risparmi dal secondo semestre del 2022. Una maggiore spinta nella digitalizzazione dei processi industriali con il programma Cementir 4.0. E un miglioramento della redditività del business con un mix di efficienza, contenimento dei costi e lancio di prodotti e servizi a valore aggiunto. Il nuovo piano industriale 2020-2022 di Cementir Holding, approvato ieri insieme ai conti dei primi nove mesi, si muove lungo questi tre assi con l’obiettivo di consolidare la leadership del gruppo e di ridurre l’impronta carbonica con un taglio delle emissioni del 30% entro il 2030.

«È un cambio di passo - spiega al Sole 24 Ore il numero uno di Cementir, Francesco Caltagirone jr - in linea con i tempi e in risposta alla direzione battuta nei paesi in cui operiamo. Tale sforzo si affianca ai 70 milioni di investimenti annui, previsti da qui al 2022, per lo sviluppo della capacità produttiva e il mantenimento dell’efficienza degli impianti». Risorse che, chiarisce il ceo, «serviranno innanzitutto a costruire turbine eoliche da 8 megawatt per le esigenze dello stabilimento di Aalborg in Danimarca, in modo da portare all’80% la quota di elettricità prodotta da fonti rinnovabili e ampliare la fornitura di teleriscaldamento, alimentato dal calore sviluppato nel processo di produzione del cemento, dalle attuali 36mila a 50mila famiglie. Gli investimenti saranno riservati altresì a un progetto di cogenerazione elettrica da recupero di calore nell’impianto di Izmir in Turchia e al revamping del forno in Belgio che ci permetterà di aumentare l’impiego di combustibili alternativi dall’attuale 40 all’80 per cento e di arrivare così a un risparmio di consumo di fonti fossili del 30 per cento».

Tutti tasselli accomunati dalla volontà del gruppo puntellare la trasformazione “verde”, anche con il lancio, aggiunge l’ad, «di una nuova gamma di prodotti ecologici altamente innovativi, come il calcestruzzo per la stampa 3D, e la produzione di nuovi tipi di cemento basati sulla tecnologia Futurecem, sviluppata e brevettata da Cementir, che consente di abbattere le emissioni di Co2». Accanto a questo, il gruppo vuole poi spingere sulla digitalizzazione per efficientare i processi industriali. «È un percorso - prosegue Caltagirone jr - che investe l’intera catena del valore e che ci permette di ottimizzare la gestione, anche grazie alla manutenzione predittiva resa possibile dalla mole di dati trasmessa da sensori posizionati nei nostri impianti». Una rivoluzione già in corso, dunque, che il gruppo vuole ampliare ulteriormente, consapevole del ritorno assicurato da una simile svolta: 15 milioni di contributo all’Ebitda consolidato del 2022 previsto sopra i 300 milioni (rispetto ai 250-260 milioni del 2019), con un tasso di crescita medio annuale del 7 per cento, mentre i ricavi sono attesi tra 1,3 e 1,35 miliardi con la generazione di cassa che consentirà di azzerare a fine piano il debito, stimato a 245 milioni nel 2019, e di disporre di un free cash flow cumulato di 370 milioni per finanziare ulteriori opportunità di sviluppo.

Nel futuro di Cementir che è uscita definitivamente dal mercato italiano (trasferendo anche la sede legale in Olanda) ed è cresciuta, da ultimo, in quello Usa, non ci sono però per ora grandi operazioni. «Gli ultimi 12-18 mesi sono stati molto intensi - sottolinea Caltagirone jr - e al momento non vedo deal importanti all’orizzonte. Ora siamo impegnati ad aumentare la redditività nei singoli Stati in cui operiamo». Insomma, la rotta prossima ventura è chiara, come la scelta di Cementir di dismettere le attività nella penisola. «La famiglia ha preso questa decisione e avere un gruppo con un fatturato concentrato per il 100% sull’estero è parte di una strategia di prudente allocazione del portafoglio», precisa il ceo. Che, guardando poi al mercato delle costruzioni, considera «un buon segnale» la nascita di progetto Italia targato Cdp-Salini-banche, ma non sufficiente a far ripartire il settore. «Serve - chiosa - una ripresa sostanziale degli investimenti pubblici per curare realmente il malato».

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