Imprese

Il marmo si mette in vetrina a Verona: la sfida del design e dall’evoluzione tecnologica

di Paola Pierotti

The Italian Stone Theatre è il padiglione di Marmomac (la fiera a Verona dal 25 al 28 settembre) dedicato all’eccellenza litica italiana, dove il tema quest’anno sarà “Naturality”: la naturalità della pietra intesa nel suo aspetto più puro. «La storia del rapporto tra materiale, innovazione tecnica e forme dell’architettura è piuttosto lunga. Nel caso del marmo – racconta l’architetto Cino Zucchi, uno degli invitati a Marmomac 2019 insieme a Stefano Goffi - potremmo dire che essa coincida quasi con quella della civiltà umana. Le proprietà tradizionali del marmo, solidità, durabilità, qualità cromatiche, possibilità di assumere diverse forme, sono oggi sia amplificate che sfidate da un’evoluzione tecnologica sempre più rapida». Ecco allora che la fiera di Verona si consolida come crocevia di ricerche, in cui si usano «parole antiche e tecniche contemporanee per comporre nuove narrazioni. L’installazione da noi disegnata per l’occasione, in linea con il fil rouge che punta a valorizzare l’unicità e la geodiversità della pietra – racconta l’architetto milanese - esplora il punto di incontro tra geometria e naturalezza, attraverso una selva di colonne in pietra tagliata, che sorgono dal terreno come stalagmiti. Le tecniche informatiche permettono oggi al marmo di assumere forme “naturali” quasi impensabili, come quelle concatenate nel memoriale di Lady Diana realizzato da Gustafson-Porter a Hyde Park o come le sinuose panche in granito che sorgono dal terreno del giardino pubblico della nostra Nuvola Lavazza, a Torino».

L’architettura si racconta a Marmomac attraverso una serie di installazioni site specific che si giovano della collaborazione tra aziende italiane della pietra, dei macchinari e della tecnologia, in dialogo con designer e brand extra-settore. Oltre a CZA e Goffi ci saranno Zaha Hadid Architects CoDe & Giuseppe Fallacara con Pimar, Marco Piva con Lavagnoli Marmi e Pellegrini Meccanica, Marco Acerbis con Margraf, Andrea Morgante e Vincenzo Minenna con Marmi Strada, Lorenzo Palmeri con Vicentina Marmi e Donatoni Macchine, Valeria Eva Rossi con Gmm e Gruppo Tosco Marmi, Vincenzo Latina con Pizzul Marmi Aurisina & Zenith C. Nell’ambito della mostra Brand & Stone 2.0 sono coinvolti anche gli studi Calvi Brambilla, Stefano Guidotti e Vincenzo Colecchia, Daniel Germani, Paola Navone, Toyo Ito e Formitalia Design Studio.

Architetti ambasciatori dell’industria del marmo e dell’eccellenza made in Italy. Milano, Verona, Vicenza, Venezia, Roma sono città in cui il marmo si è indissolubilmente legato all’architettura civile e privata. E poi ci sono giardini litici come Matera, Siracusa, Noto, Lecce, Bari, Napoli. «Tutto questo è il nostro giacimento culturale a cielo aperto» commenta l’architetto Vincenzo Latina, un altro dei protagonisti di Marmomac, alle prese con il progetto di recupero ambientale di una fabbrica di marmi in Puglia, insieme all’artista Mimmo Paladino.

«La contemporaneità – racconta l’architetto siciliano - è prevalentemente caratterizzata dalle esigenze di ottimizzazione del taglio e dall’apporto delle nuove tecnologie che riescono anche a trasformare in film di pochi millimetri le lastre di marmo o di pietra naturale». Così si ottengono membrane sottilissime o sandwich speciali con pannelli trasparenti o traslucidi, e si aprono infinite prospettive anche nell’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse naturali. «Personalmente – commenta Latina - prediligo i grandi blocchi e le installazioni dei grandi formati, anche se comportano un impegno maggiore e spesso si scelgono per edifici che hanno un alto valore simbolico, soggetti all’usura».

La sfida dell’assottigliamento delle superfici di marmo non è l’unica. «Il futuro – aggiunge Latina - è anche quello di consentire l’utilizzazione dei blocchi di pietra naturale, dei masselli, anche di grandi formati e spessori, strutturanti e collaborati nell’edificio». Già oggi gli esempi in tal senso non mancano. Le sperimentazioni fatte da Gilles Perraudin in alcune cantine vinicole, nel sud della Francia, risalgono alla fine degli anni 90; ma si pensi anche alla sede della banca DZ a Berlino, disegnata da Frank. O. Gehry, o ancora alle terme di Vals firmate da Peter Zumthor. Progetti contemporanei che si distinguono per l’eccellenza compositiva e per la bellezza della pietra naturale, dove il materiale viene interpretato con la cultura tecnica e poetica del proprio tempo, al di là delle mode del momento.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©