Urbanistica

Westfield ferma il piano Milano: stop al maxi polo da 1,6 miliardi a Segrate

Troppe le incertezze legate al virus, bloccato il progetto. Percassi, socio al 25%: «Andremo avanti non appena ci sarà chiarezza»

di Simone Filippetti

Un altro contraccolpo economico della pandemia globale in Italia parte da Londra e si materializza a Segrate, hinterland di Milano. Scompare il mega progetto del centro commerciale targato Westfield. Il format inglese che da Londra sarebbe dovuto sbarcare nella capitale della moda e dello shopping non arriverà. La crisi senza precedenti innescata dal coronavirus congela uno dei più grossi progetti immobiliari e commerciali del Paese: il colosso europeo degli shopping mall URW, nato dalla fusione tra Unibail-Rodamco e Westfield, ha rinviato il debutto a data da destinarsi (e mai come oggi l’espressione suona quasi definitiva). Si ferma un progetto da 1,6 miliardi di euro: l’impatto sul Pil della Lombardia, tra investimenti diretti e indotto, sarà notevole.

C’era molta attesa per lo sbarco nel continente del primo centro commerciale a marchio Westfield. Attualmente l’unica presenza in Europa è a Londra, con il faraonico mall Shepherd’s Bush (costato 1,6 miliardi di sterline e che si sviluppa su 240mila metri quadri, circa 50 campi da calcio), e la “succursale” di Stratford. È il più grande del Vecchio Continente (ce n’erano altri 12 in tutta Europa, ma l’anno scorso sono stati rinominati URW dal nuovo proprietario). Il concept di Westfield a Londra è innovativo: spazi immensi, in pieno centro città e non in periferia. Dopo Londra, il futuro Westfield sarebbe stato a Milano, dove il centro commerciale avrebbe ospitato al suo interno un grande magazzino, le lussuose Galeries La Fayette di Parigi, anch’esse al debutto in Italia. L’atterraggio di Westfield da Londra alla periferia di Milano avrebbe richiesto anche di costruire un apposito svincolo stradale, per 92 milioni, al momento rinviato.

In realtà di uno sbarco in Italia del marchio inglese si parla da almeno 10 anni: il primo progetto di Westfield Milano risale addirittura al 2011, con 60 ettari di pianificazione commerciale. A tirare le fila, il “Re del Retail” in Italia, Antonio Percassi, il proprietario della catena Kiko, presidente del miracolo Atalanta, ma soprattutto il regista dello sbarco in Italia di tantissimi marchi stranieri: da Wagamama a Victoria’s Secret fino allo storico debutto di Starbucks a Milano con Roastery.

Il mega-mall che avrebbe surclassato il centro commerciale dell’ex Alfa Romeo di Arese, veniva già da anni di ritardi: per tre volte il progetto, inizialmente previsto per il 2018, era stato fatto slittare e da ultimo c’era stata anche una riduzione della superficie e uno spostamento dell’offerta sul lusso. L’ultima data sul calendario diceva 2022. Ma ora, con tutto il mondo in lockdown, l’industria del retail e soprattutto i centri commerciali, che fanno dell’aggregazione il loro business model, è in forte sofferenza. A Londra la mini-città di Westfield Shepherd’s Bush è chiusa dal 20 marzo e nessuno sa quando potrà riaprire.

Già alle prese con l’impatto sui mall esistenti, lo stop a nuovi progetti appare come una logica conseguenza. Nascosto tra le pieghe del bilancio del primo trimestre di Unibail-Rodamco-Westfield c’è l’annuncio di un ritiro del progetto di Milano: il progetto è stato “rimosso”. La holding ha rivisto tutta la sua filiera di investimenti, pari a 3,6 miliardi di euro già cancellati in precedenza. A questi si aggiungono gli 1,6 miliardi di Westfield Milano.

Westfield Italia e Percassi, che detiene il 25% del progetto tramite Stilo Immobiliare, gettano acqua sul fuoco. «Continuiamo a credere in questo progetto straordinario, ne siamo stati i primi fautori. Contiamo di procedere con l’implementazione del piano non appena si avrà maggiore chiarezza sul mercato post Covid-19». Un semplice rinvio, dunque. Ma a chissà quando. E c’è chi maligna che la multinazionale voglia cavalcare l’onda della crisi per ritirarsi da un progetto già in difficoltà.

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