Il CommentoUrbanistica

Basta usare la storia per devastare ancora, basta alibi per non demolire

di Alessandro Arona

La società di servizi Sogeea di Roma stima che nei soli 116 Comuni capoluogo ci siano ancora oltre un milione di pratiche di condono edilizio inevase. Richieste di sanatoria presentate in base ai vecchi condoni (Berlusconi-2003, Berlusconi-1994, anche Craxi-1985), e che giacciono negli uffici dei Comuni senza essere né respinte né accettate.

«I Comuni hanno poche risorse, pochi uomini», la motivazione che si sente spesso dire da parte degli enti locali e spesso da parte delle Anci regionali. A volte è anche così, ma l'assessore uscente all'urbanistica della Regione Puglia, Angela Barbanente, che ha fatto in questi anni della lotta all'abusivismo una delle sue priorità, spiega ai nostri microfoni di credere a questa motivazione molto poco: «Credo che ci sia anche indolenza, legata magari all'attesa che subentri qualche norma che rimescoli le carte».

«L'incertezza della situazione giuridica sugli immobili interessati da vecchie pratiche inevase - sostiene Raffaella Veniero, napoletana, 54 anni, avvocato amministrativista esperta in condono edilizio - finisce per favorire ulteriore illegalità». «Bisogna fare una legge - aggiunge - che imponga alle amministrazioni di chiudere tutti i procedimenti entro e non oltre un certo termine perentorio, prevedendo sanzioni per gli amministratori dei Comuni inadempienti e, in taluni casi, lo scioglimento dei Consigli».

C'è poi il fenomeno delle Regioni del Sud, è ad esempio il caso di Sicilia e Campania, che - volutamente o no - hanno lasciato ampi margini di incertezza nelle loro leggi regionali di recepimento del condono nazionale del 2003, lasciando situazioni di incertezza giuridica che si protrae ancora adesso. In Campania per la paradossale vicenda della legge bassoliniano super-restrittiva ma approvata oltre i termini (e dunque abrogata dalla Consulta) e in Sicilia per una legge di recepimento che non chiariva se e come si potessero sanare gli immobili in aree a vincolo relativo, mentre la precedente legislazione siciliana lo consentiva in termini più ampi di quella nazionale: nacquero così contenziosi e ricorsi, che ora hanno spinto la Regione a consentire di riaprire le vecchie pratiche per sanare gli abusi in aree a vincolo relativo.

Il neo governatore della Campania Vincenzo De Luca analizza questo caos di vecchi abusi non sanati e di nuovi abusi "sanabili" per dire che bisogna prendere atto della realtà e creare una nuova sanatoria per le prime case in aree non vincolate e non a rischio idrogeologico.

Diffuse continuano inoltre a essere le resistenze di molti Comuni alle demolizioni, adducendo motivazioni di mancanza di risorse, sepsso inesistenti. Il caso Puglia sembra insegnare che non bastano le sanzioni amministrative dello Sblocca Italia, ma servono accordi con le Procure, diffide ai Comuni, interventi sostitutivi.