Urbanistica

Conto termico/3. I dubbi degli operatori: «Procedura ancora complessa e poche certezze sul quantum»

di Giuseppe Latour

Il 65% è più conosciuto e resta uno strumento più semplice. Non penso che il nuovo conto termico possa fare concorrenza all'altro bonus fiscale per l'efficienza energetica». Guido Pesaro, responsabile nazionale di Cna impianti, sintetizza così il grande scetticismo con il quale le imprese del settore si preparano ad accogliere il nuovo strumento.

Il conto termico 2.0, a fronte di qualche oggettivo miglioramento rispetto al passato, presenta ancora gigantesche zone d'ombra: l'aumento delle soglie per gli interventi, in primo luogo, potrebbe favorire i grandi investitori a scapito dei più piccoli. Ma non solo: manca un termine tassativo per evadere le pratiche e, soprattutto, resta la grande incognita delle specifiche tecniche del Gse che, nella vecchia edizione, sono state la principale nota dolente.

Tra i privati, soprattutto i più piccoli, è difficile che lo sconto attecchisca. Qualche beneficio in più, invece, potrebbe arrivare per le pubbliche amministrazioni. Che, però, non hanno mai dimostrato grande propensione a investire in efficienza energetica. L'obiettivo del nuovo conto termico, almeno sulla carta, è chiaro: semplificare il vecchio sistema che, stando ai numeri dei contributi erogati, ha funzionato davvero pochissimo. Guardando il decreto del ministro dello Sviluppo economico, in pubblicazione, qualche problema, secondo i tecnici di Cna impianti, è stato risolto piuttosto bene. Sono da valutare positivamente alcune misure: l'eliminazione dell'iscrizione ai Registri, la previsione di erogare l'incentivo in un'unica rata per importi inferiori ai 5mila euro, l'anticipazione del pagamento a 90 giorni dalla data di attivazione del contratto.

Positiva anche l'ipotesi di aggiungere alcuni nuovi interventi nel catalogo delle agevolazioni, come i sistemi di illuminazione e i sistemi di building automation. A fronte delle luci e di qualche passo in avanti, però, resta il peso di diverse ombre. Ancora i tecnici dell'associazione: «Desta preoccupazione l'ipotesi di predisporre una lista di prodotti idonei, poiché riteniamo che tale lista determinerebbe comunque turbative nel mercato; né le misure ipotizzate per evitare tale conseguenza appaiono sufficienti a impedire il verificarsi di queste turbative. Sarebbe più utile piuttosto dettagliare le caratteristiche degli impianti che i produttori possono poi attestare con autodichiarazione».

Ma non solo. La vera grande incognita del nuovo sistema sono le specifiche tecniche del Gse: queste, a valle del Dm Guidi, dovranno dettagliare gli incentivi, con effetti tutti da verificare sul campo. «L'esperienza precedente ha mostrato – spiegano da Cna impianti - che le complicazioni derivavano non solo dalla procedura definita dal decreto, ma proprio dalle regole tecniche predisposte dal Gse». Quindi, il Gestore dei servizi energetici, facendo scelte sbagliate, potrebbe minare alle fondamenta anche il destino del nuovo conto termico.

Desta poi perplessità l'ipotesi di aumentare la soglia di ammissibilità per alcune tipologie di intervento: il pericolo è che il conto termico 2.0 diventi uno strumento appannaggio dei grandi investitori, ai danni dei piccoli impiantisti che non hanno sufficiente liquidità a disposizione. «Al fine di evitare questa conseguenza – dicono da Cna impianti - si dovrebbe prevedere che in ogni caso ad interventi oltre una certa soglia possano essere destinate risorse pari al massimo al 15% del totale stanziato».

Ci sono, poi, alcune semplificazioni che - nonostante le sollecitazioni degli operatori - sono uscite dal testo finale del decreto. Sarebbe stato utile, ad esempio, eliminare il doppio obbligo di effettuare sia la diagnosi energetica (ex-ante) che la certificazione energetica (ex-post). E sarebbero serviti tempi tassativi per la lavorazione delle pratiche da parte del Gse: uno dei problemi più gravi della vecchia versione del conto termico è stata proprio la lentezza del Gestore in fase di elaborazione delle domande. Insomma, nonostante gli annunci dell'esecutivo, la lista dei dubbi è ancora molto lunga.

Ma, per completare il giudizio sull'incentivo, Guido Pesaro aggiunge una considerazione di carattere squisitamente pratico: «L'esperienza delle nostre imprese ci dice che i clienti vogliono avere a disposizione strumenti semplici, vogliono immediatamente capire quale sconto avranno e vogliono ridurre al minimo gli adempimenti burocratici».

Tutte condizioni che non sembrano realizzate dal conto termico 2.0. «Se guardiamo alle bozze circolate finora – conclude il responsabile nazionale di Cna -, il nuovo conto termico non ha queste caratteristiche. Per questo, penso che molti continueranno a preferire il vecchio 65 per cento». Con una sola eccezione: «Chi potrebbe sfruttare il nuovo incentivo è soprattutto la pubblica amministrazione».

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