Fisco e contabilità

Parcelle dei Ctu, mini-rivalutazione in vista per le tariffe orarie (ma non compensa la mazzata sui beni all'asta)

di G.La.

Ci sarà un aggiornamento degli attuali coefficienti. Senza, però, procedere alla rivoluzione che vorrebbero i professionisti. E senza ritoccare le nuove norme sui fallimenti che tagliano i compensi. La partita della revisione delle norme che regolano la determinazione degli onorari dei consulenti tecnici d'ufficio va avanti, anche se con lentezza. Il ministero della Giustizia, dopo mesi di melina, sembra finalmente determinato a mettere le mani nell'intricatissima matassa. Anche se, dalle indiscrezioni che circolano in queste ore, l'intervento si ridurrà al minimo sindacale: adeguamento dei parametri al costo della vita, senza riforma. Sulla rivalutazione peserà come un macigno il timore di incrementare la spesa pubblica.

Le questioni sul piatto sono tre. La prima riguarda le cause con un valore di riferimento: per fissare i compensi il giudice usa delle percentuali che non vengono aggiornate dal 2002. La seconda questione è quella delle cosiddette "vacazioni": sono i compensi orari, da tenere come riferimento quando la causa non ha un valore predeterminato. Al momento valgono 8,15 euro (sui quali pagare le tasse) ogni due ore. Il terzo tema è legato al tetto massimo del compensi: una legge del 1980, mai aggiornata, ha fissato il limite di un miliardo delle vecchie lire. Quel valore, al momento, è stato convertito in 516milia euro, anche per le cause con importi da diverse centinaia di milioni. Un vincolo che i professionisti contestano, dal momento che per le cause multimilionarie le partite Iva sono costrette a sopportare responsabilità e oneri proporzionati.

L'azione che il ministero sta preparando, dopo la sollecitazione della Rete delle professioni tecniche, metterà una pezza su tutti e tre questi problemi. Nei giorni scorsi il Guardasigilli Andrea Orlando ha dato rassicurazioni agli ordini sul fatto che i suoi tecnici stanno finalmente lavorando per scrivere un decreto che chiuda una polemica aperta da anni. La base sarà costituita proprio da un documento costituito dalla Rpt. Ma quello che ne verrà fuori, secondo indiscrezioni, non è destinato a chiudere le polemiche.

Soprattutto sulle vacazioni, infatti, le partite Iva sollecitano una radicale modifica del meccanismo attuale, ritoccando pesantemente le remunerazioni e, magari, collegandole a una serie di bonus, nel caso in cui il Ctu rispetti i tempi richiesti dal giudice. Insomma, una riforma vera e propria delle tariffe, più che una semplice operazione cosmetica. Il Governo, invece, è decisamente orientato verso la seconda ipotesi: aggiornare i vecchi compensi in base al costo della vita, senza fare innovazioni particolari a beneficio dei professionisti.
Quindi, ci sarà il ritocco del tetto massimo dei compensi e quello delle percentuali per le cause senza valore di riferimento. Mentre per le vacazioni, con la rivalutazione Istat, arriveranno solo pochi spiccioli. Il motivo di questa scelta è legato ai maggiori oneri che potrebbero derivare dalle nuove tariffe. Se i compensi dei consulenti nelle cause civili riguardano le parti, in quelle penali coinvolgono direttamente lo Stato, almeno in prima battuta. Un ritocco troppo generoso potrebbe essere interpretato, allora, come un regalo ai professionisti ai danni delle casse pubbliche. Difficilmente si andrà in quella direzione.

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