Il CommentoImprese

Concorrenza, lavoro privato e regolazione «forte» per rilanciare i servizi locali risanati

di Giorgio Santilli

Concorrenza con una regola che imponga, senza deroghe, l’affidamento di servizi con gare; una regolazione forte, stabile e indipendente dai governi centrali e locali (soprattutto in materia tariffaria, di investimenti e qualità dei servizi); regole «private» per il lavoro, pur tenendo conto della necessità trasnitoria di gestire eventuali esuberi in operazioni di razionalizzazione; bacini della domanda più ampi dell’attuale scala comunale e provinciale, con soppressione di micro e mini gestioni inefficienti. Sono i quattro cardini per una vera modernizzazione dei servizi pubblici locali, se si vuole, cioè, che un settore trainante dell’economia in tutto il mondo - sono le città alla base dello sviluppo in tutti i Paesi avanzati e ancora più in quelli in via di sviluppo - esca da un regime pubblico che lo ha umiliato negli ultimi dieci anni (con gravissimi danni per i cittadini-utenti e per i cittadini-contribuenti). Questi sono i cardini di una vera modernizzazione, se si ha il coraggio di farla, dopo il decennio del dominio dell’in house, istituto anti-concorrenza a tutela delle inefficienze (e delle consorterie) pubbliche.

C’è stato un dibattito per capire se fosse meglio tenere la riforma dei servizi pubblici nella «riforma Madia» sulla Pa, nei provvedimenti di spending review o in una disciplina sulla concorrenza. Dibattito ozioso perché quel che conta non è il veicolo ma l’obiettivo. E l’obiettivo deve essere quello di garantire un nuovo assetto al settore che attragga nuovi capitali (anche stranieri), capacità imprenditoriali e investimenti. Questo può avvenire anche estendendo le discipline di settore che funzionano. È di questi giorni una polemica sulla tariffa idrica, con un attacco che arriva all’Autorità per l’energia elettrica, il gas e i servizi idrici per il nuovo sistema tariffario per l’acqua varato a fine anno. È legittimo, ovviamente, discutere se la tariffa debba essere migliorata sotto l’aspetto del riconoscimento dei costi o del rendimento del capitale investito. Quel che però non bisogna dimenticare è il lavoro di regolazione che l’Autorità sta facendo da quattro anni: è una pietra miliare per dare certezza agli operatori e l’ipotesi, che avanzano alcuni settori della maggioranza, di riportare la regolazione sotto il controllo del governo, andrebbe in direzione opposta a quella giusta.

Una regolazione forte e sana, anche a fini di legalità, si fa strada nel settore degli appalti con i nuovi compiti affidati all’Anac dalla riforma in via di approvazione. E un altro esempio che a breve potrebbe diventare virtuoso è quello del settore che oggi è rimasto più indietro, i trasporti. Il caos romano con l’Atac è la punta della malaefficienza, ma il dissesto riguarda l’intero settore, con entrate di mercato inferiori al 30% dei costi. Bisogna avere il coraggio di ricette drasticamente innovative e il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, questo coraggio sembra averlo se davvero porterà a breve in Consiglio dei ministri una riforma del trasporto locale che preveda l’obbligo di gara sia per i servizi ferroviari che per quelli su gomma, un piano di investimenti per il ricambio autobus finanziato in parte dallo Stato, una forte integrazione ferro-gomma, nuove piste ciclabili e spazio (regolamentato) a piattaforme di mobilità collettiva come Uber e Blablabla. È ora di cambiare e ben venga anche la società anglo-tedesca Arriva che dal 1° gennaio gestirà i servizi autobus di Cremona.