Progettazione

Costi Covid-19, Caccianiga (Politecnica): ancora senza bussola su ruoli e costi per la sicurezza

Il socio di Politecnica spiega le difficoltà di progettisti, coordinatori e direttori lavori: senza prezzari e indicazioni per distiguere i costi per la sicurezza dagli oneri aziendali si aprirà il contenzioso

di Mariagrazia Barletta

(Nell'immagine Stefano Caccianiga)
I cantieri riprendono la loro attività ma l'avvio non è privo di ostacoli. Emergono l'incertezza nella quantificazione dei costi aggiuntivi della sicurezza legati alle misure anticontagio e le carenze dei protocolli per la sicurezza emanati dal Governo, che in alcuni casi sono in contrasto con il Dlgs 81 del 2008 nell'identificare i ruoli delle figure che operano nel cantiere. Ad ancora: mobilità ridotta per le maestranze e difficoltà di approvvigionamento per alcune forniture, anche cruciali per l'organizzazione del cantiere in chiave anticontagio. Sono diverse le criticità che si stanno riscontrando con la ripresa dell'attività edilizia raccontate da Stefano Caccianiga, socio di Politecnica ed esperto coordinatore per la sicurezza dei cantieri, alcune già evidenziate dall'Oice, l'associazione delle società di ingegneria alla quale Politecnica è associata. Molti i cantieri, pubblici e privati, che Politecnica, tra le maggiori società italiane di progettazione integrata, ha in corso, tra cui anche di edilizia ospedaliera, come l'Ospedale di Pordenone, il campus della Salute del Policlinico San Matteo di Pavia, il terzo e quarto lotto di ampliamento dell'Ospedale di Udine.

«Gli aspetti più critici, per quanto riguarda la progettazione e la direzione dei lavori, sono quelli che con il gruppo di lavoro Oice abbiamo evidenziato nel documento inviato al Governo, nel quale sono indicate le problematiche derivanti dai vari protocolli emessi dall'Esecutivo», afferma Caccianiga. In particolare, si riscontrano problematiche nella determinazione dei costi aggiuntivi per la sicurezza. «Una difficoltà oggettiva risiede nella valutazione corretta degli oneri quantificabili nei confronti dell'impresa», «c'è un regolamento, ma non è chiaro ancora come applicarlo per taluni aspetti, in particolare per quello della sicurezza», rileva il socio di Politecnica in riferimento al protocollo per la sicurezza dei cantieri del 24 aprile, allegato al Dpcm con cui il Governo ha avviato la fase due dell'emergenza. «La quantificazione adeguata dei costi aggiuntivi derivanti da questa emergenza è una grossa difficoltà - spiega -, in quanto non c'è ancora una linea guida che dice come devono essere quantificati, né è chiaro come questi oneri debbano essere riconosciuti. La pandemia ha interessato tutti indistintamente, quindi questi oneri non possono essere attribuiti unicamente al committente. Abbiamo anche visto che per la valutazione dei costi aggiuntivi, il rapporto tra quello che valutiamo noi coordinatori, sulla base delle poche informazioni che ci dà il protocollo, rispetto a quello che invece chiede l'impresa, varia da uno a cinque fino a uno a dieci, quindi io stimo uno, ma l'impresa mi chiede sei, dieci, in funzione della complessità del cantiere».

La modalità per determinare i maggiori costi dovuti all'attuazione delle misure di sicurezza anticontagio dovrebbe essere preordinata nelle linee guida nazionali - afferma Caccianiga - specificando quali sono i costi della sicurezza direttamente connessi al contenimento del contagio, con i costi aggiuntivi ristorati con apposito fondo pubblico per l'emergenza, come già chiesto dall'Oice, l'associazione delle società di ingegneria. «Il Dlgs 494 del 1996 - osserva Caccianiga - all'inizio non forniva indicazioni su come quantificare i costi; con i successivi aggiornamenti normativi, a distanza di anni, sappiamo come procedere. Oggi difficilmente ciò che viene stimato dal coordinatore, come costi, genera contenziosi perché ormai si è consolidata una prassi che è supportata da prezzari emanati dai comuni, dalle regioni, dai vari soggetti interessati, quindi abbiamo dei riferimenti certi anche di prezzo. La stessa cosa bisogna che accada molto più velocemente in questa situazione di emergenza Covid. Se non ci sono prezzari, se non ci sono linee guida che identificano cosa deve essere considerato costo della sicurezza piuttosto che un onere aziendale attribuibile ad aspetti economici dell'impresa, un dato certo e univoco non lo si riuscirà a definire, quindi si aprirà il contenzioso». Quanto alla maggiorazione dei costi della sicurezza, «dagli aggiornamenti dei Psc, effettuati in questi giorni dalla nostra società, emergono notevoli differenze a seconda dei casi – spiega Caccianiga -, un cantiere di minore impatto ha dei costi più bassi, ed è difficile anche rapportarli al costo complessivo dell'appalto. Io le posso dire che i maggiori costi variano, a seconda dei conti, da 6-8mila euro per ogni mese di emergenza fino a 25-30mila euro al mese».

A condizionare la riorganizzazione dei cantieri in veste anticontagio ci sono altre difficoltà, legate ad alcune forniture, rileva Caccianiga. «Ad esempio - sottolinea - la reperibilità dei bagni chimici è difficoltosa. Questo aspetto è sostanziale, perché se non si hanno bagni da mettere a disposizione di autotrasportatori, terzi, fornitori, rischiamo di non differenziare bene tutte le procedure per evitare il contagio». Lo stesso vale anche per i termometri e per i dispenser fissi, di difficile reperibilità, racconta Caccianiga. «Altro aspetto: ancora non ci sono dei protocolli per le strutture ricettive che devono ricevere le maestranze che si spostano in tutta Italia. Queste persone dove alloggiano e dove pranzano e cenano? Anche per questo la mobilità è ridotta e il cantiere produce meno». In questa fase di ripartenza, rispetto ad un regime pieno, l'operatività è ridotta «al 40, 60 per cento». «Si parte - continua Caccianiga -, ma si ricomincia con un motore che si deve riscaldare, e che probabilmente sarà a regime tra un mese. Se poi tra un mese ancora non saremo in grado di partire a regime, il problema va ricercato altrove ed è un problema oggettivo della nazione che non ce la fa ancora a rispondere a tutte le esigenze del lavoro».

Tornando al protocollo per la sicurezza dei cantieri del 24 aprile, questo «non identifica con chiarezza alcuni ruoli e alcune responsabilità», rimarca il socio di Politecnica. Il passo incriminato è soprattutto quello secondo cui «i committenti, attraverso i coordinatori per la sicurezza, vigilano affinché nei cantieri siano adottate le misure di sicurezza anticontagio». «Il coordinatore, che ha un ruolo di alta sorveglianza, ha l'onere di coordinare le attività di cantiere nell'ambito delle interferenze, ma la vigilanza è del datore di lavoro rispetto ai suoi lavoratori in cantiere. Quindi anche lì, i ruoli non sono ben definiti in relazione a quello che la normativa fino ad oggi ha sempre stabilito», lamenta Caccianiga. «Fra le altre cose - aggiunge - il regolamento (il Dpcm e le linee guida per la sicurezza allegate, nda) non prevede quali siano le sanzioni in caso di inefficienza o le prescrizioni degli organi di vigilanza delle Asl. Faccio un esempio, un ispettore dell'Asl viene in cantiere e banalmente non trova il dispenser per la pulizia: come deve comportarsi? Bisogna far riferimento al Dlgs 81, che non contiene previsioni riguardo alla gestione dell'emergenza Covid, ovviamente. Quindi c'è anche da considerare il problema di come si devono muovere gli enti in eventuali ispezioni che devono essere fatte in cantiere per correggere magari certe situazioni. Questi protocolli sono sommari: danno delle indicazioni ma poi nella complessità di tutti i giorni necessitano di approfondimenti che non sono stati ancora affrontati». Infine c'è l'articolo 42 del Cura Italia. «Anche l'equiparazione del contagio ad un infortunio è un aspetto critico, ma confido in una risoluzione rapida che anzitutto tuteli il lavoratore, perché è giusto così, ma allo stesso tempo liberi da responsabilità inesistenti le imprese, i tecnici e la committenza», chiosa Caccianiga.

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