Progettazione

Coronavirus, la crisi da fermo attività si allarga all'ingegneria: ferie e Cig per tagliare i costi

Le società di engineering continuano a lavorare ma a ritmi rallentati e molti stanno prendendo (o pensando) misure dolorose per ridurre i costi di dipendenti e collaboratori

di Mauro Salerno

Il Coronavirus che ha già fermato i cantieri comincia ad avere ripercussioni pesanti anche sul mondo dell'ingegneria, un mercato che stava dando segnali di ripresa dopo il buio delle crisi di qualche anno fa. Lo stop delle attività edilizie - praticamente totale nel settore privato -, la brusca frenata delle commesse pubbliche con sospensione delle procedure amministrative e il rinvio a tempi migliori dei bandi di gara, in aggiunta alla diffusione mondiale della pandemia, che ormai impatta pesantemente anche su chi aveva puntato sull'estero per ovviare alla povertà del mercato interno, rischia di mettere a dura prova la tenuta di molti dei nostri big della progettazione. I

n alcuni casi si può parlare di allarme già scattato, in altri solo dell'avvio delle prime contromisure, ma è chiaro che nessuno rimarrà a guardare ancora a lungo senza prendere misure che rischiano di essere dolorose per migliaia di professionisti, tanti in qualità di dipendenti, molti di più nel ruolo molto meno tutelato di semplici collaboratori.

«In questa fase di emergenza - conferma Andrea Mascolini, direttore generale dell'associazione nazionale delle società di ingegneria e architettura (Oice) - praticamente tutte le nostre aziende pur continuando stanno pensando o attuando misure di contenimento dei costi del lavoro». Non che l'attivcità si sia completamente fermata. Anzi. Il mondo dell'engineering, per ragioni strutturali, non è arrivato per nulla impreparato all'appuntamento con lo smart-working obbligato. «Il lavoro da remoto è attivo in tutte le nostre realtà» aggiunge Mascolini. Anche se i ritmi non possono essere quelli di prima e la produttività certamente ne risente.

Il fermo dei cantieri preoccupa e rischia di avere impatti pesanti. «Le aziende del settore - sottolinea il direttore generale Oice - poggiano su un cash flow massimo a tre mesi». Gettato alle spalle marzo, per molti il problema diventa quello di affrontare il prevedibile calo dei fatturati di aprile e maggio.

Tulle le grandi realtà del settore hanno già puntato sullo smaltimento ferie, chiedendo ai dipendenti di fruire dei periodi di vacanza retribuiti in queste settimane di calo delle attività. La maggiorparte ha già fatto richiesta di accesso alla Cassa integrazione ordinaria. E qualcuno ha già cominciato a sperimentarla con livelli del 50% e anche a zero ore, livelli che fanno presagire un difficile ritorno alla normalità anche una volta passata l'emergenza.

«Nel settore c'è grande preoccupazione - segnala Mascolini -. Per questo guardiamo con attenzione alle prossime mosse del Governo. C'è molta confusione, ma non c'è più molto tempo: bisogna garantire forme di tutela anche ai professionisti iscritti a un albo e auna cassa». E soprattutto i riavviare in fretta la macchina degli investimenti: se si vuole evitare che il mantra ripetuto dall'Esecutivo nei primi giorni dell'emergenza - «nessuno resterà senza lavoro» - non resti solo uno slogan vuoto, al di là delle intenzioni.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©