Progettazione

A Legnago (Vr), la nuova scuola «nel parco» è firmata Atelier(s) Alfonso Femia

"Pelle" in legno composito, con inserti di alluminio e di ceramica, e un «filtro verde». Gli altri progetti dello studio a Milano, Lione e Roma

di Mariagrazia Barletta

Mettere in connessione lo spazio con il tempo, in modo che chi abita la scuola possa avere consapevolezza della vita che vi si svolge nell'arco della giornata e sentirsi parte di una comunità. Comunità che proprio nella scuola inizia a formarsi e a costruire il proprio futuro. Far sentire le persone parte della vita di gruppo, preservando, allo stesso tempo, la necessità di vivere in spazi protetti e intimi. Sono queste le idee cardine su cui si fonda il processo ideativo che ha condotto lo studio Atelier(s) Alfonso Femia a immaginare la nuova scuola di Legnago (Vr), aggiudicandosi il concorso di progettazione bandito dal Comune con il patrocinio dell'Ordine degli Architetti di Verona e del Consiglio nazionale degli Architetti. La graduatoria è appena diventata definitiva. Lo studio, con basi a Genova, Milano e Parigi, fa squadra con l'engineering Sertec, con Michelangelo Pugliese (paesaggista) e Roxana Maria Calugar (giovane professionista). Riqualificare il polo scolastico del quartiere Porto era l'obiettivo del concorso che si concentrava sul primo lotto, consistente nella demolizione di una parte del complesso destinata a lasciar spazio alla nuova scuola media per 225 alunni.

Il progetto vincitore ridisegna l'area verde circostante alla scuola, inserita nel corridoio ecologico del vicino canale Terrazzo. Più nel dettaglio, la nuova scuola viene preceduta da un filtro verde. «Ci è sembrato molto importante mettere ordine nel rapporto tra gli spazi aperti, la topografia e la linea d'acqua, in modo da rendere quanto più possibile l'idea di una scuola in un parco, piuttosto che di un elemento riqualificato ma senza un'anima importante e precisa», spiega Alfonso Femia. Dunque la scuola viene preceduta da uno spazio verde di qualità, a servizio della comunità. «Da quel punto si innesta una sorta di incrocio tra cardo e decumano per introdurre un sistema di connessione con il secondo lotto», continua Femia. Il secondo lotto riguarderà la demolizione e ricostruzione della restante parte del plesso (è prevista la realizzazione di una scuola primaria). Il concorso, pur richiedendo per la consegna del primo grado un piano di intervento per l'intero polo, si è concentrato nel secondo grado sulla progettazione della scuola media (primo lotto).

Dare valore agli spazi collettivi e al tema del paesaggio è un'azione che il progetto vincitore propone anche nella composizione della nuova architettura, organizzata intorno ad una corte interna aperta su un lato, ossia separata dall'esterno per mezzo di un porticato. Al primo piano una grande loggia affaccia direttamente sul parco. In corrispondenza di quest'ultima, l'involucro si dirada lasciando intravedere la corte interna percepibile dall'esterno anche in corrispondenza del grande ingresso vetrato. L'edificio si apre, dunque, verso il territorio e la corte fa entrare il paesaggio dentro la scuola. «La scuola è un luogo ovviamente protetto dal punto di vista funzionale, pur avendo un interscambio importante, percettivo e non solo, con il suo contesto», riferisca ancora Femia.

La corte è il luogo in cui vivere momenti ludici e didattici. Grazie alla conformazione del tetto, l'acqua piovana viene fatta confluire pressoché in un unico punto per poi essere raccolta in una vasca all'interno della corte stessa. «Abbiamo voluto mettere in scena il circuito dell'acqua, con un valore educativo. Anche i più piccoli segni nell'architettura vogliono parlare di territorio», sottolinea l'architetto. Soprattutto, l'intero sistema di spazi della scuola punta a coniugare «il senso di appartenenza con il rapporto col tempo». Parla di «spazio cronotopico» Femia, che aggiunge: «Quando possibile, cerchiamo di fare in modo che nelle architetture vi sia una consapevolezza percettiva di ciò che avviene negli spazi durante le ore della giornata». Nel caso della scuola di Legnago, «il sistema distributivo, gli spazi conviviali e quelli dove si svolgono altre attività, sono tutti rivolti in maniera estroversa verso la corte: chi percorre il sistema distributivo può sempre vedere le persone che entrano, che vanno in palestra, le persone che giocano nel cortile, le persone che entrano nelle aule».

«Se si vuole, basta volgere lo sguardo per essere partecipi dell'attività che si svolge nella scuola». «Crediamo che questa sia anche una forma di educazione alla percezione dello spazio perché viene sottinteso il concetto di essere parte di una comunità, di un gruppo di vita. Noi non ce ne rendiamo conto, ma ogni qualvolta entriamo in spazi di questo tipo stiamo bene, perché contemporaneamente viviamo la nostra dimensione intima ma anche quella collettiva», chiosa Femia. La "pelle" dell'edificio è in legno composito, con la possibilità di essere intervallato con elementi di alluminio e di ceramica. Il materiale e il susseguirsi di elementi verticali genera una facciata vibrante, coerentemente con l'idea di una scuola che pone in primo piano il rapporto con la natura ed il paesaggio.

La vittoria al concorso per la scuola di Legnago arriva per l'Atelier(s) Alfonso Femia dopo una lunga serie di aggiudicazioni, tra le ultime competizioni vinte vi sono: il concorso per lo stadio di Cosenza; il concorso ad inviti, promosso dalla Banca Ersel, per il recupero e la ristrutturazione dell'immobile di Via Caradosso 16 a Milano, con destinazione principale ad uffici. C'è poi la competizione internazionale per lo sviluppo del «Diptyk Multipôle», un complesso per uffici e spazi per il commercio a Décines-Charpieu, nell'area metropolitana di Lione, in Francia. Infine, ma non per importanza, il progetto di riqualificazione dello storico palazzo del Poligrafico dello Stato nel quartiere Esquilino, a Roma.

I crediti del progetto

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