Progettazione

Completato «The Corner»: l'edificio che dialoga con il cielo (ritrovato) di Milano

di Mariagrazia Barletta

Fa derivare la sua identità dal dialogo. Dialogo con la città, con i suoi sviluppi e la sua storia, con la materia che gli sta intorno, sia naturale che artificiale. Infine, il dialogo con il cielo di Milano, per generare una qualità percettiva che fa affidamento sulla ricchezza di rifrazioni, ombre, colori, materiali e riflessioni.

È costruito su una rete fitta di connessioni «The Corner», il progetto con cui l'Atelier(s) Alfonso Femia ha dato nuovo volto all'edificio degli anni Settanta di Generali, posto all'incrocio tra viale della Liberazione e via Melchiorre Gioia a Milano. Ormai è completa la trasformazione dell'edificio, commissionata da Generali Real Estate Sgr, che ha operato per conto del Fondo Mascagni e scelto i progettisti con un concorso a inviti. Già hanno presso possesso degli spazi Leonardo Assicurazioni e l'International football club (che per gli interni si è affidato a Degw di Lombardini22). Presto vi faranno ingresso anche Versace e Huawei. L'area, in forte fermento edilizio, è quella di Porta Nuova. Tra l'altro, anche l'edificio confinante con «The Corner», ossia l'ex sede Telecom sarà riqualificata. Ad annunciarlo è stata Coima Sgr la scorsa settimana, in occasione del perfezionamento dell'acquisto dell'immobile che a sua volta rientra nel progetto di rigenerazione di Porta Nuova Gioia, per il quale Coima sta predisponendo un masterplan, affidato a grandi nomi dell'architettura (Gregg Jones dello studio Pelli Clarke Pelli Architects, Patricia Viel dello studio Antonio Citterio Patricia Viel, Chris Choa di Aecom, Ibrahim Ibrahim di Portland, Jim Burnett dello studio Ojb e Andreas Kipar di Land).

L'edificio come porta d'ingresso alla città
Con «The Corner», l'Atelier(s) Alfonso Femia (qui tutti i crediti del progetto) ha lavorato anche alla scala urbana, cercando di conservare il ruolo che ha sempre contraddistinto l'edificio di Generali. «Era la sentinella di una specie di confine tra territorio, insediamenti industriali e infrastrutture e l'inizio della città urbana, in un cambio di scala e percezione immediato, forte, quasi straniante. La città era lo sfondo, e lui la soglia per entrare da nord-ovest nella città metropolitana di Milano», racconta Alfonso Femia. «Di fronte non c'era niente, quindi con il suo angolo costituiva un punto di ingresso alla città», precisa. Col tempo la città è cresciuta intorno all'edificio, diventato «ora sfondo del nuovo parco urbano (la "Biblioteca degli alberi" nda) ora prospettiva urbana tra le due piazze, Repubblica e Gae Aulenti», sottolinea ancora Femia. Per conservare il ruolo di porta d'ingresso alla città, l'immagine d'angolo (da qui il nome «The Corner») viene quindi rafforzata, ma con scelte estetiche che trovano la loro ragione nel dialogo con il contesto. Ed è questo dialogo a definire l'identità dell'edificio, con i suoi due prospetti, molto diversi, che si ricongiungono ad angolo.

I prospetti "reagiscono" al contesto
La differenza, marcata, tra le due facciate deriva dalla reazione a due paesaggi urbani diversi: «Viale della Liberazione funziona, soprattutto arrivando da piazza della Repubblica, a tutti gli effetti come un boulevard urbano», mentre «su via Melchiorre Gioia, e ancor più con l'intervento della "Biblioteca degli alberi" («The Corner» prospetta sul parco concepito dallo studio Inside Outside nda), l'edificio fa da fondale». Nel rapportarsi alla condizione di boulevard urbano e alla presenza di spazi compressi, la natura di edificio viene rafforzata attraverso una trama ripetitiva, «un bassorilievo ossessivo, bianco e infinito» lo definisce Femia. In facciata la trama deriva dal passo strutturale dell'edificio: «un elemento che da vincolo abbiamo fatto diventare caratterizzante», spiega ancora l'architetto. A movimentare la trama provvedono i vetri, non perfettamente verticali, ma inclinati in quattro modalità differenti, che danno vita ad ombre e riflessi. «Si crea un effetto di movimento tale per cui la facciata non è mai uguale a se stessa», rimarca Femia. La facciata su via Melchiorre Gioia funziona invece da fondale per il parco di Petra Blaisse. Qui i riflessi e i contrasti sono accentuati. A formare il prospetto è una sorta di bugnato contemporaneo, dove le "bugne" sono di vetro, o meglio sono costituite da bow-window blu dalle geometrie differenti. Anche qui si gioca con le prospettive e con la capacità della materia di reagire alla luce e di cambiare colore nel corso di una stessa giornata. «The Corner – riferisce ancora Femia - dialoga con la luce di Milano, con il suo cielo, con le sue prospettive compresse e dilatate, con i suoi nuovi orizzonti».

Restyling dal basamento alle terrazze
Il porticato e la pensilina sono stati ridisegnati e, grazie ad un gioco di specchi, riflettono il verde del parco all'interno del fabbricato, andando a rendere meno netto il limite fisico tra interno ed esterno. Per non avere l'effetto di un edificio sovrapposto ad un altro, le facciate dei piani sottostanti vengono riproposte anche per la sopraelevazione di due piani. «L'edificio, con il suo nuovo volume, ricrea generosamente un coronamento fatto di terrazze lineari, puntuali, piccole corti aperte e una grande corte immaginata come un playground urbano tra mezzi meccanici e aree conviviali», aggiunge l'architetto. Il progetto ha anche previsto la riqualificazione di tre hall, la razionalizzazione del layout interno, la creazione di terrazze, il ridisegno del sistema pavimento e delle controsoffittature, l'adeguamento alla normativa sismica e antincendio e la riqualificazione del sistema impiantistico, attingendo a fonti rinnovabili e a sistemi ad alte prestazioni energetiche (l'edificio raggiunge la classe A della certificazione Leed Silver). Riguardo ai lavori milanesi dell'Atelier(s) Alfonso Femia, «è quasi finito l'intervento di via San Pietro all'Orto», riferisce l'architetto. Si tratta della valorizzazione di un immobile dove si insedieranno una banca e al piano terra uno showroom (il committente è sempre Generali Re). «Sarà finito entro l'anno» il complesso residenziale "Cohabitat Lambrate" realizzato da Dorica Soc. Coop. e da Ecopolis.

I crediti del progetto

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