Progettazione

A Bressanone l'«onda» disegnata dallo studio monovolume per la sede Durst

di Francesca Oddo

Durst, azienda altoatesina attiva a livello internazionale nella produzione di sistemi di stampa inkjet per applicazioni industriali, ha recentemente aggiornato la propria immagine con la realizzazione dell'ampliamento del proprio quartier generale a Bressanone. Opera dello studio bolzanino monovolume - che negli anni in provincia ha realizzato diversi edifici per uffici -, l'edificio denuncia dinamicità ed espressività a prima vista, dichiarando fin dall'esterno lo spirito innovativo dell'azienda presente sulla scena del mercato da 80 anni, che attraverso il suo Ceo e comproprietario Christoph Gamper (insieme alla famiglia Oberrauch) ha dichiarato proprio in sede di inaugurazione di essere pronta a investire per rinnovare le proprie tecnologie. E a proposito della nuova sede ha aggiunto: «Non si tratta di apparenza ma di essenza. Abbiamo voluto costruire uno spazio protetto per coltivare l'innovazione, riunendo persone speciali dedicate a creare qualcosa di nuovo, con l'attenzione sempre puntata sulla domanda successiva».

Il nuovo ampliamento, che si articola su una superficie complessiva di circa 5 mila 700 metri quadrati e sul costo del quale vige riserbo, presenta un volume dalle linee mosse, fluide, danzanti. Il suo sviluppo sembra definito da un nastro che scorre e che definisce i profili del suo corpo bianco, candido, punteggiato da una serie di aperture che ora si diradano ora si infittiscono. L'edificio, simile anche a un'onda bianca spumeggiante che a uno dei suoi estremi si impenna verso il cielo descrivendo la sua parte più alta, poggia su un basamento di vetro e acciaio. Maestoso e solo in parte introverso, l'edificio cela al suo interno un cuore intimo all'aperto, una "piazza" verde sulla quale si affacciano gli uffici. «Il nuovo edificio si integra a livello architettonico e funzionale con la sede storica e la zona produttiva - spiegano i progettisti -, riprendendo un'idea mai realizzata dell'architetto Othmar Barth che progettò il primo stabilimento. L'idea originale di un'ala "galleggiante" con una torre laterale viene infatti ripresa per sviluppare il nuovo edificio che si presenta come una costruzione a due piani di forma allungata e compatta culminante in una torre di sei piani. L'edificio poggia su una piastra continua con facciata in vetro, dando proprio la sensazione "fluttuare" nel vuoto».

Il nuovo edificio si trova di fronte all'edificio esistente, al quale è collegato tramite un ponte al primo piano. Al piano terra il basamento del quartier generale ospita i vecchi uffici amministrativi oggi ristrutturati, il nuovo ingresso per i clienti con il foyer, il bar, i laboratori e lo showroom destinato a mostrare ai clienti le macchine prodotte. L'atrio a tutta altezza ospita una scala in acciaio che conduce al primo e al secondo piano dove si trovano uffici di varie dimensioni concepiti in maniera flessibile con spazi per riunioni informali, una piccola cucina e zone relax che affacciano sul giardino pensile situato tra il nuovo edificio e la sede storica. Al terzo e al quarto piano della torre ci sono gli uffici direzionali, mentre il quinto piano è destinato agli eventi. Non manca l'attenzione al benessere dei dipendenti ai quali è dedicata la palestra con vista sulle montagne circostanti. Protagonista del nuovo quartier generale è la facciata, sulla quale i progettisti declinano il tema del "pixel", elemento fondamentale per un'azienda che sviluppa sistemi di stampa digitale. «La facciata è composta da una struttura portante in legno lamellare rivestita da pannelli in alluminio verniciato a polvere, nella quale sono inserite finestre di varie dimensioni, ottenendo un effetto "pixelato". Negli stipiti delle finestre sono integrate delle luci a led, grazie alle quali la facciata viene illuminata dinamicamente durante la notte, rendendo l'edificio un oggetto "mediatico"», concludono gli architetti.

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