Progettazione

La casa del futuro? Sarà sempre più «nomade», flessibile e costruita off site

di Massimo Frontera

Sei intense giornate per tuffarsi, sia realmente sia virtualmente (grazie alle possibilità offerte dalle tecnologie “immersive” e alla progettazione Bim) nel modello di abitare che più si adatta al vivere contemporaneo, che sembra andare verso un’accentuazione della tendenza al “nomadismo”, sia per motivi di lavoro che di istruzione e formazione professionale. L’iniziativa è dell’Università degli studi Brescia, e in particolare del Dicatam, il dipartimento delle discipline tecniche, che ha dedicato una edizione della Summer School al tema “ Contemporary Identities: Interweaving spaces and relations in the design of living services ”. L’iniziativa si svolge tra il 3 e l’8 settembre in diverse location di Brescia e anche fuori città, a Ponte di Legno e sul Lago di Iseo. Ma il luogo principale sarà a Brescia, e in particolare Piazza Rovetta, in pieno centro storico, dove già da lunedì prossimo parte la costruzione di un prototipo abitativo, realizzato grazie al contributo e al coinvolgimento di vari partner industriali dell’iniziativa.

«Nella Summer School - spiega Angelo Ciribini, docente del Dicatam e tra i promotori di questa iniziativa - vogliamo evocare e proporre dei temi. In questo caso i temi sono un sistema costruttivo, delle location specifiche e molto differenziate, e dei profili di utenti, cioè dei “progetti di vita” che devono essere soddisfatti con questo modulo assemblabile». «A Piazza Rovetta - continua Ciribini - cioè in pieno centro storico, abbiamo voluto realizzare, anche come forma di provocazione, l’unico modulo dimostrativo reale. Nelle altre location le ipotesi progettuali e combinatorie saranno invece progettate con l'ausilio della realtà virtuale, partendo dal modulo di cui noi abbiamo fatto il modello Bim di base su cui lavorare».

La riflessione alla base dell’iniziativa, spiega sempre Ciribini, parte dall’osservazione di vari elementi che stanno modificando le nostre vite e sempre più produrranno un impatto sugli stili dell’abitare, sulla produzione edilizia e sull’evoluzione dell’ambiente costruito.
«C'è un inaspettato ritorno della produzione “off site” - segnala prima di tutto Ciribini - che, se dovesse davvero ritornare come progetto industriale, trasformerebbe molto il mercato rispetto a come è oggi». Il secondo elemento è il cambiamento in atto nel modo di lavorare e di abitare, sempre più dinamico. «In questo momento due esempi sono, in misura modesta, un certo nomadismo, per esempio degli studenti e, in misura più rilevante, lo spazio di lavoro, con l'ufficio che ha perso ormai i connotati di un tempo, per diventare uno spazio polivalente dove le persone ruotano. Più in generale, con l’allungamento della vita e le diverse esigenze che questo implica, l'edificio in un certo senso dovrebbe mobilitarsi per essere in grado di accogliere queste diverse esigenze».

«C’è poi un altro elemento - aggiunge il docente del Dicatam di Brescia - che è forse anche il più attuale, perché in qualche modo è stato “sdoganato” dal collasso del ponte di Genova. È cioè il tema della sostituzione, che nel caso di Genova riguarda un’infrastruttura, ma che in generale riguarda anche l'edilizia. E per l'edilizia questo è un passaggio traumatico, perché nell'edilizia noi abbiamo investito negli ultimi 30 anni su un'idea di conservazione, con grandi resistenze da parte degli amministratori, anche in contesti non particolarmente pregiati». «Se si arrivasse a sdoganare davvero l'idea della sostituzione - ipotizza Ciribini - questo segnerebbe un cambiamento di rotta non indifferente, visto anche che negli ultimi anni la produzione del nuovo residenziale sia è dimezzata».

Summer School - Il programma e i relatori

Summer School - Le location

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©