Progettazione

Classifiche/3, fatturati in rialzo per le società di ingegneria (+9%) e architettura (+8%)

di Aldo Norsa

Nell’attuale fase di incertezza su grandi opere e riforma del codice appalti, il settore dell'imprenditoria del progetto (architettura e ingegneria) soffre meno. In primis perché (anche al vertice) ha una percentuale di committenza privata molto superiore a quella delle grandi imprese di costruzioni, in secundis perché i suoi contratti anticipano decisioni future e comunque non dipendono dall'andamento di lavori a rischio di improvviso stop (progettare può sempre non sfociare in costruire). Infine, perché sempre più l'offerta si internazionalizza nelle due direzioni: società italiane appartengono a gruppi stranieri (che portano anche lavoro) oppure cercano sbocchi all'estero, talvolta anche comprando aziende (e questa è una tendenza interessante e in crescita).

La situazione generale rende comunque impossibile qualunque “anticipazione classifiche” in forma tabellare (solo poco più della metà dei maggiori bilanci sono finora “in casa”) ma si limita a una serie di notazioni, da cui sviluppare informazioni quantitative documentate.

Le prime evidenze classifiche
Nell'architettura, sulla base degli 80 bilanci disponibili di aziende candidate a entrare tra le prime 150, dal 2016 al 2017 l'andamento risulta confortante a partire dal fatturato in crescita del'8%. A livello reddituale ebitda e utile netto crescono rispettivamente del 3,9% e 15,6%. La posizione finanziaria netta, pur peggiorando del 22,6%, si conferma attiva per oltre 10 milioni e il patrimonio netto si arricchisce del 8,3%.
Anche nell'ingegneria (assai più diversificata pur nel mercato delle costruzioni) i dati delle 81 società finora in esame risultano positivi: il fatturato (oltre sette volte maggiore rispetto a quello delle omologhe dell'architettura) aumenta del 9,4%, l'ebitda cresce del 17,9% e l'utile sale del 12,7%; anche il patrimonio netto si incrementa del 28,2% mentre peggiora la posizione finanziaria netta del 47,1% pur confermandosi attiva per 34 milioni (il dato d'insieme non tiene conto di EniProgetti che, per via dell'acquisizione della filiale britannica Eni Engineering, chiude il 2017 con un indebitamento di 62,7 milioni (contro la posizione finanziaria attiva di 2,7 milioni dell'esercizio precedente).

Le novità del settore
In assenza di importanti rivolgimenti perché scelte davvero strategiche sono impossibili in un quadro generale confuso come l'attuale (soprattutto per l'incertezza del codice dei contratti), ecco i movimenti più significativi e recenti (con alcuni risvolti dovuti a novità “a monte” di m&a nei colossi che controllano filiali da noi):

Nell'ingegneria (in ordine alfabetico):
•La filiale italiana del terzo gruppo mondiale di ingegneria Aecom (che, a differenza della casa madre non presenta attività di general contracting) prosegue la diversificazione nell'ingegneria ambientale iniziata con l'acquisto di Urs da parte del gruppo nell'ottobre 2014.

•Ambiente nel marzo 2018 è stata trasformata da cooperativa in società per azioni e ora cerca un partner (meglio industriale per valorizzare anche l'attività di laboratorio)

•Artelia Italia nel gennaio 2016 ha fuso per incorporazione Intertecno, che aveva acquistato nel febbraio 2015 e cerca altre “prede” (al momento in settori non ben identificati).

•Il gruppo Contec tramite le sue otto (Contec Ingegneria, Contec Aqs, Contec Industry, Econ Energy, Pronext, Icon, Open Building e Exenet) società ha superato nel 2017 un fatturato aggregato di 9 milioni.

•Dba Group (che nell'architettura diversifica con Galantino Associati) ha acquistato nel febbraio 2017 la seconda società slovena di informatica, Itelis dopo Actual It (controllata esattamente da due anni prima). Ma soprattutto, dopo la “palestra” della partecipazione azionaria del Fondo Italiano di Investimento, è entrata in Borsa (nel segmento Aim) nel dicembre 2017. Per poi (aprile 2018) acquistare la maggioranza di Sjs Engineering e rafforzarsi nei trasporti.

•EniProgetti è nata nel gennaio 2017 dalla fusione di Tecnomare con Eni Engineering E&P, attive soprattutto nei contratti captive per conto del colosso epc (engineering procurement construction) Saipem.

•Geodata nell'agosto 2017 è stata acquistata da PowerChina, secondo tra le global design firms secondo Enr ma continua ad affannarsi sul piano economico-finanziario.

•Italconsult, in Borsa nel programma Elite dal novembre 2016 e forte del 10% di IntesaSanpaolo, ha acquistato nel dicembre 2016 Studio Altieri (attivo nella progettazione ospedaliera) e nell'aprile 2018 la generalista statunitense Boswell Engineering con cui aggredire il ricco mercato statunitense ma anche avere più “frecce al suo arco” in quello saudita.

•Jacobs approfitterà per la crescita della filale italiana dell'acquisto da parte del gruppo di Ch2m (ottava design firm nella classifica Enr) che lo proietta al vertice del mercato mondiale.

•Net Engineering (che da oltre un decennio vanta Generali come socio al 20%) ha acquistato nel luglio 2018 la società tedesca Seecon Ingenieure (dal 2007 possiede con soddisfazione la connazionale Spiekermann) aggiungendo la tematica degli spostamenti urbani a quella trasportistica più generale.

•Rina Consulting (già D'Appolonia, acquistata nel novembre 2011) è una sorta di mistero. La capogruppo Rina (che gestisce monopolisticamente il registro navale) nel maggio 2016 ha comprato la britannica multiservizi Edif (trasferendo poi alla Consulting la proprietà del ramo ingegneria) e nel febbraio 2018 ha siglato una partnership con la tunisina Comete Engineering

•Sina (gruppo Gavio) nel maggio 2017 ha fuso per incorporazione Sineco e si prepara a un acquisto negli Usa seguendo la filosofia della casa madre, l'impresa Itinera, che ha acquistato Halmar nel luglio 2017.

•Stantec, già Mwh, ha assunto il nome del gruppo canadese acquirente (maggio 2016) ma sembra veda avvicinarsi la fine di una grande contratto esclusivo per Exxon.
Nell'architettura:

•5+1 Aa nel settembre 2017 si è divisa in Atelier(s) Alfonso Femia AF517 e Gianluca Peluffo & Partners, oggi del tutto indipendenti e indeboliti.

•H&A Associati è nata nel luglio 2015 dalla fusione tra Hyd Architettura e ArkaAssociati.

•J+S è nata nel dicembre 2015 dalla fusione di Jps Engineering e Sering

•Le due società Libeskind (Design e Architettura) non operano più direttamente in Italia dall'agosto 2017 (ma tramite Sbga / Blengini Ghirardelli)

•Lombardini22 ha siglato nel novembre 2017 una partnership con Cibic Workshop che da allora ospita nei suoi locali acquisendo un'”autorialità” (e anche un'”intellettualizzazione”) accresciuta.

•Studio Baciocchi è stato fuso nel gruppo (della moda) Prada (per cui già lavorava in esclusiva) mentre è rimasta operativa la piccola società Architetto Baciocchi & Associati.

•Valle 3.0 nasce nell'ottobre 2016 come spin off dello Studio Valle Progettazioni (che mantiene identità, curriculum tecnico e amministrativo, fatturato e sede) per una rottura dei rapporti nella famiglia omonima.

•Una “stella nascente” è ATIproject che appare per la prima volta in classifica ma in solo otto anni di vita porta il fatturato aggregato a oltre otto milioni (nel preconsuntivo 2018) con una politica, per ora, di crescita interna occupando tutte le fasi della produzione di progetto (architettoniche e ingegneristiche, con esclusione delle più specialistiche).

All'estero il riconoscimento tarda
L'ingegneria italiana nel mondo continua a non avere né le sinergie con le costruzioni di cui godono altri “sistemi Paesi” né le affermazioni singole che un tempo sembravano arridere al genio (forse più artigiano e solipsistico) italico. Ancora nel 2017, secondo Enr, la quota delle esportazioni italiane di ingegneria pura è limitata all'1,4% del totale mondiale (invariata rispetto al 2016). E se il “sistema” non fosse sorretto dalla sola Maire Tecnimont, che da sola rappresenta lo 0,8% mondiale con l'ingegneria della sua epc impiantistica “proprietaria” rimangono “frattaglie” (absit iniuria verbis): le esportazioni di, in ordine decrescente, Italconsult, Proger, Geodata, Net Engineering, 3ti Progetti, Italferr e Dba Group. E questo malgrado 55 società di ingegneria italiane dichiarino di aver filiali stabili nei cinque continenti. Ma questo non dà ancora i risultati sperati se il “sistema Paese” (dal punto di vista infrastrutturale non fa da “vetrina”: pensiamo solo a quelle che erano negli anni del dopoguerra le grandi realizzazioni di dighe, ponti e tunnel). Anzi, a parte i lusinghieri risultati della rete Tav (per quanto è stato realizzato) che ha spinto all'estero Italferr (che però nel 2017 vede scendere la quota di fatturato estero dal 23,3% al 15%), le delusioni ci sono.

Una per tutte: l'operazione Mose (da ben sei miliardi) che avrebbe potuto esser d'esempio per tutte le protezioni delle coste a rischio sommersione nel mondo) minaccia di essere un fallimento tale (prima di tutto di immagine) da impedire a società come Thetis, ma anche Technital e Lotti di farsene alfieri nel mondo. Né il nostro tradizionale attivismo nella realizzazione di autostrade è più un “biglietto da visita” se, oltre alle società captive delle nostre tre maggiori concessionarie (Autostrade per l'Italia, Gavio e Toto) anche la più recente Anas International rischia di dover rinunciare alle sinergie con Italferr che la fusione per incorporazione dell'azienda di stato nel gruppo Fs comporterebbe.

Quanto all'architettura, le potenzialità sulla carta sono anche maggiori e meno penalizzate dalla scarsa dimensione perché sopperisce una creatività che ha il suo punto di forza nell'indotto del “made in Italy” (contracting e quant'altro in termini di forniture di qualità e di moda) ma nessuna appare tra le 225 top società esportatrici di Enr malgrado ben 39 dichiarino di avere presenze stabili in ogni continente (purtroppo esclusa l'Australia).

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©