Progettazione

Alla Biennale di Venezia i progetti italiani per medicare le ferite del territorio (e dei suoi abitanti)

di Mariagrazia Barletta

Dall'architettura post-sisma alla rigenerazione di borghi montani in via di spopolamento. Dai piccoli edifici, anche modesti, ma vissuti come punto di riferimento dalle comunità, alla riscoperta della mobilità lenta. Dalla creazione di nuovi servizi all'introduzione di funzioni in grado di rinsaldare le relazioni sociali. C'è spazio per esperienze di ogni scala e tipologia nel Padiglione Italia alla XVI mostra internazionale di architettura di Venezia, curato da Mario Cucinella. La mostra fotografa lo stato dell'architettura contemporanea al di fuori delle grandi città, svelando una grande ricchezza progettuale di cui sono autori professionisti di ogni età. È il tema della cura delle aree interne che viene portato all'attenzione, già sotto i riflettori dopo il sisma del Centro Italia.

In otto itinerari, che percorrono l'arco alpino, la dorsale appenninica fino ad arrivare in Sicilia e in Sardegna, la mostra svela architetture nascoste, esempi virtuosi che interessano le aree interne. Portando a Venezia circa 70 progetti, Mario Cucinella fa conoscere anche esempi poco noti, ma capaci di raccontare cosa l'architettura contemporanea può fare per valorizzare il patrimonio e l'ambiente, per innescare processi economici virtuosi, per dare nuova linfa vitale a luoghi che altrimenti sarebbero condannati all'abbandono. Abbandono che è sinonimo di morte certa, non solo dei luoghi fisici, ma anche di una ricchezza immateriale unica. Emerge un ruolo particolare dell'architetto, come figura capace di ascoltare le istanze dei territori e di incidere anche con piccoli gesti sulla vita sociale delle comunità, migliorandola, e di governare situazioni complesse, trasformandosi in regista della rigenerazione.

Da Nord a Sud, Arcipelago Italia racconta la rinascita di interi borghi. È il caso, ad esempio, di Ostana (Cn), comunità occitana dell'Alta valle del Po, che una ventina di anni fa contava solo sei anime. Il comune si è dato da fare e ora il paese, fatto di borgate di montagna, è rinato. Grazie anche a fondi regionali, nazionali ed europei, si è puntato sulle potenzialità offerte dall'ambiente naturale, sulle tradizioni culturali, sulla valorizzazione del patrimonio architettonico, ottenendo come risultato lo sviluppo della comunità e del turismo. Al recupero raffinato dell'esistente - i progettisti sono Massimo Crotti, Antonio De Rossi, Marie-Pierre Forsans - portato avanti con la collaborazione del Politecnico di Torino, si è aggiunta l'introduzione di svariate nuove funzioni, tra cui un centro per lo sport e il benessere (in corso di realizzazione), un'area di accoglienza e un centro polifunzionale che include una scuola di cinema.

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Storia simile per la borgata Portaloup di Rittana (Cn), in Valle Stura, dove al restauro architettonico è stata affiancata l'attivazione di un sistema integrato di attività (turistico-culturali, agro-silvo pastorali, artigianali), grazie al lavoro di un team di progettisti piemontesi: Daniele Regis, Valeria Cottino, Dario Castellino e Giovanni Barberis. Caso unico anche quello di Favara, la piccola città dell'agrigentino rinata sotto l'impulso dell'arte e della cultura grazie al Farm cultural park , un esperimento di rigenerazione urbana, che ha ormai quasi otto anni, condotto dal notaio Andrea Bartoli e da sua moglie Florinda Saieva. Due progetti innescati dal laboratorio di rigenerazione della Farm sono presentati al Padiglione Italia. Si tratta di un hotel insediatosi in un antico palazzo del centro storico, il cui recupero e la cui rinconversione sono stati progettati da Architrend Architecture . L'altro è Quid vicololuna, un progetto di Lillo Giglia Architect con il quale è stato recuperato un comparto urbano ai margini del centro storico, ora animato da una varietà di funzioni e spazi pubblici. Degno di nota anche il progetto di rigenerazione di Cairano, nell'Alta Irpinia, che vede protagonista Verderosa Architetti e che ha avuto tangibili effetti benefici sul tessuto sociale, sull'occupazione e sulla qualità della vita.

Tra gli esempi virtuosi di architettura post-terremoto, troviamo il learning garden di Carlo Ratti e Walter Nicolino, una struttura leggera realizzata a Cavezzo (Mo) dopo il terremoto del 2012, per offrire nuovi spazi polifunzionali, di grande qualità, a due strutture scolastiche costruite in fretta dopo il sisma. Esemplari anche la struttura aggregativa temporanea realizzata ad Accumoli (Ri), progettata da lorenaalessioassociati e il pluripremiato centro di aggregazione sociale per giovani e anziani a Poggio Picenze (Aq), firmato Burnazzi Feltrin Architetti . Non poteva mancare il prosciuttificio Salpi a Preci (Pg), nato dall'ingegno di Enzo Eusebi. Un'architettura ipogea rimasta intatta dopo il terremoto del Centro Italia.
Nell'Arcipelago di progetti c'è spazio anche per i giovanissimi, tra questi Fabio Revetria e Lara Sappa fondatori di Officina82 , ideatori di una baracca contemporanea nelle Alpi liguri, un piccolo edificio in legno progettato partendo dallo studio dettagliato delle costruzioni rurali. Difatti la mostra non narra solo di rigenerazioni e di realizzazioni post-sisma, ma anche di architetture che sanno trarre valore dal sistema di relazioni con la storia e con l'ambiente, pur restando fedeli al proprio tempo.

Tra i giovanissimi anche Mirko Franzoso , con la "sua" casa sociale per l'abitato di Caltron a Cles (Tn), ossia un luogo di incontro diventato un punto di riferimento per la comunità. Ci sono architetture che offrono servizi preziosi ai piccoli centri, come la biblioteca di CeZ Calderan Zanovello Architetti a San Martino in Passiria (Bz) e la biblioteca civica a Villa d'Adda (Bg) ricavata dal progetto di restauro della Torre del Borgo, firmato CN10 architetti . Infine le infrastrutture, una categoria in cui rientra un progetto nato per riscoprire con lentezza le ricchezze del territorio della valle del Setta. Si tratta di un progetto partecipato dell'Unione dei comuni dell'Appennino bolognese, firmato Ciclostile Architettura , teso a valorizzare e riqualificare il territorio segnato dai lavori per la realizzazione della Variante di Valico. Ha la finalità di far riscoprire gli antichi tratturi dimenticati, il padiglione della transumanza a Frisa (Ch), costruito su progetto di Remo Cimini e Andrea Jasci Cimini.

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