Progettazione

Percorsi protetti, orti e giardini. Apre a Castelfranco la «casa» terapeutica contro l'Alzheimer firmata Davanzo

di Massimo Frontera

Una struttura sanitaria, ma con le caratteristiche di un ambiente familiare e domestico. Uno spazio funzionale e flessibile, ma che offre occasioni di intimità. Una permeabilità con l'ambiente esterno, per accedere a giardini e orti, ma senza però essere troppo esposti a luce e rumori. Lunghi percorsi per passeggiare, ma senza rischiare di sentirsi persi. Soprattutto, uno spazio dove sentirsi sempre protetti.
Il Centro diurno per malati di Alzheimer che è stato da poco aperto a Castelfranco Veneto (Tv) - e che sta piano piano cominciando ad accogliere i suoi ospiti - è il risultato di una ricerca di difficili equilibri tra esigenze lontane tra loro, se non addirittura opposte. Come opposti, improvvisi e imprevedibili sono gli stati d'animo di chi viene aggredito da questa malattia. Malattia che progressivamente estende il suo dominio sulle emozioni, gli affetti, la memoria delle vittime.

Il progetto di questo edificio - firmato da Martina Davanzo, dello studio Davanzo Architetti di Treviso - risponde a una esigenza molto precisa espressa dalla committenza: «dovevo progettare un luogo adatto a persone che si trovano nella fase iniziale della terapia, una terapia che cerca di prolungare il più possibile lo stadio della autosufficienza. È un tema che ho molto approfondito», racconta Martina Davanzo. Il progetto è stato affidato a Davanzo nel 2008 dal consiglio di amministrazione della casa di riposo, il cui presidente, Vito Toso (oggi scomparso), era un neurologo specializzato in demenze. «Un caso di committenza molto competente», sottolinea la progettista.

Il centro è pensato per accogliere le persone solo durante il giorno, per essere seguite costantemente dal personale specializzato ma svolgendo una normale vita domestica, senza sentirsi cioè in una dimensione "sanitaria". Non solo. Il progetto ha tenuto conto delle alterazioni alla sensibilità causate dalla malattia. «Chi conosce questa malattia sa che i malati di Alzheimer hanno una sensibilità molto sviluppata alla luce e ai colori». Questo è anche il principale motivo delle bucature circolari sui muri perimetrali. Una soluzione che consente di mantenere il contatto visivo con l'esterno, senza però sentirsi feriti dall'eccesso di luce. Le bucature sono leggermente strombate: strette verso l'esterno e che vanno dilatandosi verso l'interno. «Tutto vuole concorrere all'aspetto terapeutico - dice Martina Davanzo - . Il problema della luce è importante, perché le variazioni continue di luce sono molto fastidiose: e siccome l'edificio ha un affaccio a sud, bisognava mitigare l'affaccio verso il parco ma fare anche percepire lo scorrere della giornata. Anche le zone di soggiorno e di attività sono state schermate con una luce modulata a sud». Martina Davanzo ha previsto inoltre spazi interni protetti con funzione di giardino e orto, sempre per l'esigenza di sentirsi in un ambiente domestico.

«Un'altra esigenza di queste persone è quella di vagare a piacimento senza rischi», racconta Davanzo. L'impulso di camminare, improvviso e irrefrenabile, è associato a questa malattia, e non va ostacolato perché è fonte di benessere per la persona. «Tra il muro forato e gli ambienti di soggiorno c'è un percorso all'aperto ma protetto - spiega la progettista -. È un percorso di circuitazione intorno alle sale per le attività, pensato per dare libero sfogo al wandering - questo il termine che usano i medici - che è una grande risorsa per il rilassamento fisico ed emotivo».
Il centro diurno rappresenta un nuovo edificio (realizzato sul sedime di un precedente manufatto adibito a obitorio, che è stato demolito), collocato nei pressi del centro sanitario per anziani Domenico Sartor, distante poche decine di metri. Quest'ultimo edificio è stato ideato negli anni 60 da Giuseppe Davanzo, padre di Martina e fondatore dello studio di architettura. Anche per questo, il progetto del centro diurno ha tenuto presente l'esigenza di far dialogare le due architetture: «ho scelto gli stessi materiali utilizzati nella precedente costruzione», dice Martina Davanzo.
Dieci anni separano l'affidamento della progettazione, nel 2008, dal termine dell'opera, nel marzo scorso. E comunque restano ancora da definire alcuni elementi, come gli arredi (progettati sempre da Davanzo). Durante i lavori ci sono state anche lunghe pause forzate, a causa del fallimento della prima impresa aggiudicataria.
Solo in queste settimane, il centro comincia a essere operativo. Al momento, riferisce il progettista, ha dieci ospiti rispetto alla capienza massima di 30 persone. La struttura conta quasi mille mq ed è costata 2,8 milioni di euro (di fondi comunali e regionali oltre a quelli della casa di riposo).

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