Progettazione

Nella città medioevale di Cahors spunta l'ostello contemporaneo firmato Antonio Virga

di Mariagrazia Barletta

Ogni viaggiatore è uguale davanti all'incontrastabile bellezza del paesaggio. È un principio democratico a dare forma all'ostello della gioventù a Cahors, nella Francia centro-meridionale, nato da un progetto dell'architetto italiano, con basi a Parigi e a Milano, Antonio Virga. Non ci sono camere con affaccio privilegiato, al contrario, il panorama, bene comune, può essere ammirato da ogni ospite in egual maniera e senza alcuna distinzione di sorta. Dall'ostello la vista è di un certo effetto: l'affaccio è diretto sul fiume Lot che cinge in un'ansa la città e sul ponte Valentré, struttura medievale fortificata, unica nel suo genere, inserita dall'Unesco nella sua «heritage list» insieme ad altri monumenti che punteggiano il cammino di Santiago di Compostela, di cui Cahors è tappa.

L'ostello ha aperto i battenti a maggio ed è inserito nella rete mondiale Hostelling International (Hi) che conta più di 4mila strutture ricettive distribuite in 81 Paesi, di cui più di cento nella sola Francia. A gestirlo è la Fuaj (Fédération Unie des Auberges de Jeunesse), anello francese della catena internazionale di ostelli Hi, tutti accomunati dagli stessi standard di qualità per servizi ed accoglienza. Nasce da un concorso di progettazione, conclusosi nel 2013 (ad ottobre 2015 la posa della prima pietra), bandito dall'ente pubblico di cooperazione intercomunale Grand Cahors, che riunisce 36 comuni del territorio occitano. Rinforzare l'economia turistica del territorio, incoraggiando i visitatori a prolungare la durata del loro soggiorno, è uno degli obiettivi che ha portato alla nascita dell'ostello, pietra miliare di un nuovo eco-quartiere destinato a nascere lungo il fiume Lot.

A dargli forma è stato Antonio Virga. Laureatosi al Politecnico di Milano, ha fondato il suo studio nella Ville Lumière nel 1991, iniziando a lavorare come architetto per le grandi firme della moda. Oggi è un affermato professionista il cui lavoro si concentra in Francia, dove ha firmato architetture di ogni genere, dalle attrezzature pubbliche agli edifici residenziali fino ad interventi di valorizzazione del patrimonio urbano. E proprio a Cahors, ad aprile, il suo studio Antonio Virga architecte ha vinto il concorso per la progettazione di un cinema multisala. Lo scorso anno - con l'atelier parigino AAVP Vincent Parreira ed il supporto di uno dei principali attori del mercato immobiliare francese, la Compagnie de Phalsbourg - si è aggiudicato la call «Réinventer Paris», proponendo la trasformazione di un sito periferico della capitale francese. Lo stesso team, insieme allo studio parigino Djurich Tardio, ha vinto, lo scorso 18 ottobre, il maxi-concorso "Inventons la Métropole du Grand Paris" , proponendo un hub per la formazione con incubatore di imprese a Gennevilliers (alle porte di Parigi).

Quanto all'ostello di Cahors, l'architetto ha ribaltato l'usuale schema distributivo delle camere. Lo spazio connettivo che vi dà accesso è sul perimetro esterno dell'edificio, mentre gli alloggi affacciano su una corte interna. Gli spazi di distribuzione e di circolazione, più ampi rispetto ai normali corridoi, diventano un luogo di sosta, di relax, dove poter contemplare il panorama grazie ad un gioco di aperture studiate per inquadrare il paesaggio e il ponte Valentré. Gli spazi di circolazione non sono più identificabili come tali, ma si trasformano in un luogo di incontro e di scambio per giovani e famiglie di ogni parte del mondo.

Le camere sono invece orientate verso la corte centrale, uno spazio silenzioso di cui godere in momenti di calma e di introspezione. Assomigliano quasi a delle celle dei monaci le stanze (in tutto 38), molto sobrie, anche un po' spoglie, ma non prive dei servizi e delle comodità richiesti dal moderno viaggiatore. Una semplicità legata allo spirito dei pellegrini che percorrono i cosiddetti «cammini della fede», ma anche alle restrizioni dettate dal budget.
Al pian terreno un'abbondanza di pareti trasparenti permette di far penetrare lo spazio pubblico nella hall, che diventa un grande luogo di accoglienza, oltre il quale si apre la corte con il suo giardino. Questa richiama i chiostri degli antichi monasteri, isole di pace assoluta. All'ultimo piano il ristorante si apre verso l'esterno con le sue ampie vetrate e dà accesso ad una grande terrazza, anch'essa proiettata verso il fiume.

L'ostello, che si estende su quasi 3mila metri quadri, è costato all'incirca 4,3 milioni di euro, ed è stato finanziato dallo Stato, dalla Regione, dal Comune di Cahors e dall'Ancv (Agence Nationale pour les Chèques-Vacances), ente pubblico, operante sotto la tutela del ministero dell'Economia, che offre aiuto economico alle persone svantaggiate per aiutarle a godere di momenti di vacanza e di svago.

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