Progettazione

Un vestito di larice nero per mimetizzare l'albergo-monolite in Valle Aurina

di Mariagrazia Barletta

Estrarre dalla sapienza costruttiva di un tempo quel pragmatismo e quella lealtà verso il luogo che hanno reso immortale la bellezza delle nostre architetture vernacolari. È questo il principio guida dell'ultimo edificio progettato da Alexander e Armin Pedevilla. I due architetti, con base a Brunico, hanno firmato l'ampliamento di una vecchia locanda a conduzione familiare a San Giacomo, in Valle Aurina (Bolzano), diventata un hotel con tutti i comfort, a quota 1.200 metri. Ne è nato un edificio monolitico, rifinito con un unico rivestimento: doghe in larice verniciate di nero, con una punta di verde aggiunta in modo da aiutare l'addizione ad armonizzarsi con la vegetazione dei boschi circostanti.
L'hotel è stato realizzato impiegando materiali a chilometro zero e sfruttando le abilità delle maestranze locali. Ottimizzare le risorse materiali, rifiutare ciò che risulta superfluo, adattarsi in modo intelligente all'ambiente, tener conto della vita sociale e culturale: l'antica saggezza costruttiva sedimentata nel tempo, e ancora leggibile nell'architettura tradizionale, ha un grande ascendente sui fratelli Pedevilla.

«Ridurre l'architettura all'essenziale è un concetto a noi caro, ben visibile nei nostri ultimi progetti. Ci chiediamo se elementi o abitudini abbiano una funzione e un'importanza nel nuovo progetto o se, invece, siano inutili. Con questi pensieri nasce un progetto che elimina ogni elemento superfluo e che è costruito intorno a funzioni e circostanze definite ed è fatto su misura per il posto, l'utente e la topografia. Niente è troppo e niente è troppo poco, ma perfettamente rispondente ai bisogni e al luogo» ci dice Armin Pedevilla. L'ampliamento è costituito da un unico volume che si estende su sei piani per contenere venti nuove camere, una zona spa con sauna e nuovi spazi per il ristorante. Viene posizionato a nord del lotto e conformato in modo da non interferire con le condizioni di irraggiamento solare di cui beneficia l'esistente. Massima attenzione, dunque, all'orientamento. Anche la forma della nuova architettura viene studiata in modo da massimizzare l'apporto solare.

I balconi con le loro sporgenze danno movimento alle facciate. Questi su un lato sono chiusi da doghe che percorrono l'intero interpiano. Per la rigidità del clima i balconi sono degli spazi protetti, che servono per «stare all'aperto per tempi brevi o per mettere all'aria l'abbigliamento sportivo» spiega Armin Pedevilla. «La permanenza sul balcone - continua l'architetto - può essere piacevole solo pochi giorni all'anno, ecco perché le finestre sono più utili e funzionali». Così, mentre i balconi sono piccoli, le finestre sono molto ampie e conformate in modo da generare degli spazi interni raccolti, delle nicchie abitabili, dove potersi sedere o addirittura dormire ammirando il paesaggio.

All'interno i pavimenti sono di larice proveniente dai boschi circostanti mentre gli intonaci di argilla sono stati arricchiti con inerti provenienti dalle vicine miniere di rame. Il progetto dà spazio, inoltre, all'abilità degli artigiani locali, esperti nella lavorazione del legno e del rame. Il risultato finale è un monolite. «Calma, certezza e stabilità sono solo alcune delle caratteristiche derivanti da edifici monolitici. Sono qualità che noi uomini abbiamo dimenticato e di cui abbiamo di nuovo bisogno. Se un hotel ci trasmette queste sensazioni diventa anche sinonimo di vacanza e di riposo ad essa collegato» riferisce ancora Armin Pedevilla.

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