Progettazione

Sanità e infrastrutture/1. L'innovazione negli ospedali passa dal privato

di Massimo Frontera e Barbara Gobbi

Ospedali sempre più accoglienti e "umani", sempre più contenitori di servizi e di funzioni permeabili nei confronti del quartiere e della città, con i privati spesso nel ruolo di protagonisti. E soprattutto ospedali sempre più belli, dentro e fuori, perché «la bellezza è una forma di cura». A dirlo non è un architetto ma un committente privato: Gilda Gastaldi, amministratrice del Gruppo San Donato, piccolo impero della sanità privata costruito in Lombardia insieme al marito Giuseppe Rotelli, scomparso nel 2013. In nome del matrimonio tra bellezza e salute, Gilda Gastaldi Rotelli ha affidato all'architetto Mario Cucinella (dopo un concorso) il nuovo polo chirurgico del San Raffaele. Il progetto prevede un suggestivo edificio bioclimatico, protetto da un velo bianco, leggero e semitrasparente come un ventaglio. Sempre a Cucinella, l'imprenditrice ha commissionato la riqualificazione dell'Ospedale di Villa Erbosa a Bologna. Non solo. Il gruppo ha promosso il progetto "Eat" per un'alimentazione anti-junk food a misura di teenager. L'iniziativa, grazie al coinvolgimento di chef stellati (Piergiorgio Siviero, e altri chef della rete Jre, Jeunes restaurateurs), ha concretizzato un'idea quantomeno temeraria: considerare l'ospedale un luogo adatto per un invito a cena. Una follia che ora è realtà: presso la casa di cura La Madonnina, a Milano.

Ristorazione di qualità anche all'ospedale pubblico Papa Giovanni di Bergamo, con la gestione di bar e ristorante affidata (con gara) alla famiglia Panattoni, un'istituzione enogastronomica a Bergamo Alta. E nel parco dell'ospedale c'è posto pure per l'arte, con il "Terzo Paradiso" di Michelangelo Pistoletto.È il segno che le strutture sanitarie stanno cambiando pelle e cuore, e che sono stati metabolizzati i principi guida dell'"ospedale umano", licenziati dalla commissione presieduta da Renzo Piano e voluta dal ministro Umberto Veronesi tra il 2000 e il 2001.Ma il vero cambio di marcia per la sanità pubblica è arrivato con il Patto della Salute del 2014 e il successivo regolamento sugli standard ospedalieri (Dm 70/2015). Di fatto, le risorse statali a oggi disponibili - circa 6 miliardi - potranno finanziare, d'ora in poi, solo progetti che tengono insieme innovazione, efficienza e umanizzazione delle cure. Con sensibili vantaggi per le casse dello Stato. «Un ospedale nuovo e a misura di paziente produce, fin dal primo anno di vita, un risparmio fino al 40% rispetto a molte strutture ancora oggi in attività», assicura Andrea Urbani, direttore della programmazione del ministero della Salute. Le Regioni si stanno dando da fare: la lista degli interventi sarà pronta entro l'anno. La carica innovativa dei progetti non si limiterà all'umanizzazione e alla tecnologia ma riguarderà anche l'ingegneria finanziaria, per ottenere il miglior moltiplicatore delle risorse statali.

È invece prossima al cantiere la Città della salute prevista nelle aree ex Falck di Sesto San Giovanni, immersa in un parco aperto a tutti, non solo agli "ospedalizzati". Il progetto è, ancora, dell'architetto Cucinella, chiamato dall'impresa Condotte, concessionaria della maxi-opera da circa 900 milioni di euro. Il verde è anche il principale ingrediente dell'hospice pediatrico che Renzo Piano ha progettato per la Fondazione Seràgnoli, vicino all'ospedale di Bellaria (Bologna). Guarderanno invece al mare delle Isole Eolie le stanze del futuro Ospedale di Vibo Valentia, promosso dalla Regione Calabria, anche questo immerso rispettosamente nel verde: l'edificio non potrà superare gli alberi che lo circondano. Se tutto va bene, i lavori partiranno a metà 2018. In attesa delle strutture che devono arrivare al cantiere - incluso il nuovo policlinico di Milano con il verde sul tetto previsto dal progetto firmato da Stefano Boeri con lo studio Barreca & La Varra - alcuni esempi di ospedali di nuova concezione già ci sono. L'imponente vetrata dell'ospedale di Mestre - completato dieci anni fa - a tutto fa pensare tranne che a un ospedale. La vetrata protegge un ampio giardino su cui si affacciano le stanze dei degenti, distribuite su sei livelli. Uno spazio che funge da piazza per visitatori e pazienti, protegge dai rumori esterni e guarda la campagna. Il progetto è dell'architetto argentino Emilio Ambasz con Studio Altieri.

Realizzarlo non è stato facile. L'esperienza di Mestre, come hanno dimostrato le verifiche della Corte dei Conti, insegna che il controllo dei costi è un obiettivo da non perdere di vista neanche quando si utilizza lo strumento del project financing, cioè il coinvolgimento dei privati nel finanziamento dell'opera.In project sono stati realizzati anche i quattro ospedali toscani completati introno al 2013 (Lucca, Pistoia, Prato, Apuane) dichiaratamente ispirati al decalogo Piano-Veronesi. A nche queste iniziative non sono passate indenni ai vaglio della Corte dei Conti. L'attenzione all'umanizzazione caratterizza anche il nuovo ospedale del Mare di Napoli (un altro travagliato project financing), aperto da due anni, dove gli architetti dello studio Ian+ hanno conferito qualità architettonica alla piazza pubblica, ai percorsi e al grande padiglione per l'accoglienza, più simile alla hall di un hotel che all'accettazione di un ospedale nel quartiere Ponticelli. Qualche tempo prima, a Firenze, gli architetti di Ipostudio si erano cimentati sullo stesso tema: il collegamento tra ospedale e quartiere. Il risultato è stato l'elegante restyling dell'ingresso del Careggi, con una loggia che si protende sulla piazza e fa da ponte tra città e ospedale. Sempre a Firenze, l'ospedale pediatrico Meyer aveva fatto scuola come modello di accoglienza nei confronti dei malati più piccoli, grazie al progetto dello studio italiano Cspe insieme a Anshen & Allen. A Reggio Emilia nel 2016 ha aperto il "Core", il Centro oncologico ed ematologico, padiglione ad alta tecnologia dell'ospedale-Irccs Santa Maria Nuova: grandi vetrate, per riconnettere il paziente con la vita che scorre oltre l'ospedale. Anche qui spazio alle arti: settanta opere in esposizione permanente, pianoforte a coda a disposizione e momenti di lettura ad alta voce organizzati in biblioteca. La nuova frontiera? Potrebbe essere quella dove lavora - ma non in Italia - l'architetto milanese Matteo Thun. A novembre apre il suo Waldhotel, sulle montagne svizzere vicino al Lago di Lucerna, progettato per un fondo di investimento del Qatar. Un edificio nascosto tra i boschi dedicato a salute e benessere, e che si fatica a catalogare come struttura sanitaria.

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