Appalti

Dissesto idrogeologico, fattibilità tecnico-economica cruciale per attuare Italia Sicura

di Beatrice Majone (*)

Livorno: oggi. Val Pola: 30 anni fa. Firenze: 50 anni fa.
Sappiamo che il nostro paese è geomorfologicamente fragile, ma pochi sanno che il danno idraulico annuo massimo probabile del patrimonio abitativo italiano al 2010 è pari a 42,2 miliardi di euro , che l'88,3 % dei comuni è esposto a pericolosità idrogeologica e che l'Italia ha al contempo il primato mondiale per numero di siti patrimonio dell'umanità dell'Unesco.
Inserendo nell'equazione del rischio la mosaicatura della pericolosità idrogeologica dell'Italia ed il valore dei suoi beni materiali ed immateriali ci si presenta dinnanzi un quadro drammatico.

Il dissesto idrogeologico e la sismicità sono tra i principali problemi del nostro bel paese. Problema reso oggi ancor più critico dalla crescita del consumo di suolo e dal cambio climatico che aumenta l'incertezza e la variabilità dei fenomeni idrologici.
Dopo anni di azioni non coordinate e di decentramento delle competenze il Governo sta dando corso ad un nuovo modello di gestione del rischio. Ha istituito la Struttura di Missione. #italiasicura ha pubblicato il Piano Nazionale di Opere ed Interventi ed il Governo ha stanziato un solo grande fondo da circa 10 miliardi di euro per rendere operativo un primo lotto fino al 2023.
D'altra parte, lo stesso nuovo Codice dei Contratti che ha ridato centralità alla qualità del progetto sembra indicare la strada. Il Governo ha poi istituito un Fondo di Rotazione per anticipare agli enti le spese di progettazione per evitare il ripetersi di tante storie passate fatte di progetti raffazzonati o sbagliati.

Per mitigare il rischio idrogeologico la fase progettuale critica e cruciale è quella della fattibilità tecnica ed economica che individua gli interventi strutturali e non strutturali, inclusa la prevenzione. Il gruppo di progettazione deve essere multidisciplinare e deve avere un dialogo continuo con il mondo accademico per acquisire gli ultimi esiti della ricerca sperimentale.
Sottovalutazioni, dati di partenza sbagliati, semplificazioni inadeguate possono peggiorare la situazione ed aumentare il rischio, ovvero spostarlo.

Ulteriore elemento di difficoltà, richiamato dallo stesso Direttore della Struttura, Mauro Grassi, riguarda l'inadeguatezza dei dati di partenza disponibili: strumenti urbanistici di pianificazione e vincolo del territorio, rilievi e misurazioni strumentali ed informazioni digitalizzate. I progettisti spesso riscontrano anomalie e contraddizioni nelle informazioni a disposizione e, o si fanno carico della loro rielaborazione, o, in maniera irresponsabile, procedono con noncuranza.
Il ruolo dell'ingegneria, forte di un approccio metodologico rigoroso e di una robusta preparazione, è dunque cruciale nella mitigazione del rischio idrogeologico. I progettisti sono coloro che partendo da una realtà spesso poco conosciuta devono definire delle ipotesi solide ed individuare gli interventi.

Non si può più far finta che questo problema non esista.
È anche doveroso far presente che il recente DM 17/06/2016 sui corrispettivi professionali sottostimi, come già in passato, il grado di complessità associato alla progettazione di opere di sistemazione fluviale, uno tra i minori. Non commentiamo per dignità l'assegnazione di gare di progettazione con ribassi superiori all'80 %.
Anche le procedure di approvazione dei progetti devono essere governate da personale preparato ed in grado di discernere tra aspetti sostanziali e secondari. Progetti cantierabili che possono salvare beni e persone non devono rimanere bloccati per questioni burocratiche irrilevanti.

Governo centrale, enti attuatori, mondo dell'ingegneria e della accademia devono ricominciare a collaborare in maniera coordinata nel rispetto dei ruoli e delle competenze. Urge uscire dalla consuetudine del rimbalzo delle responsabilità cui i problemi della sicurezza del territorio ineludibilmente espongono. Deve essere una reale azione di sistema ed Oice è pronta ad impegnarsi.
«L'acqua di un fiume - ricorda lo scrittore Paolo Coelho - si adatta al cammino possibile, senza dimenticare il proprio obiettivo: il mare».

(*) L'autrice è vicepresidente Oice per lo Sviluppo delle piccole e medie imprese

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