Progettazione

Antincendio, Di Felice (Cni): dalle norme prestazionali risparmi certi per la Pa

di Mariagrazia Barletta

Le nuove norme antincendio sulle scuole, di tipo prestazionale - pubblicate nella «Gazzetta» del 24 agosto (decreto del ministero dell'Interno del 7 agosto 2017) - potrebbero permettere di adeguare le strutture ancora non in regola assicurando, non solo i necessari livelli di sicurezza, ma anche un risparmio economico che scaturirebbe da una progettazione «più moderna e versatile». La progettazione basata sulle nuove norme sarebbe più onerosa per il committente, ma permetterebbe «una migliore taratura delle misure di prevenzione e protezione antincendio, conferendo maggior peso a quelle effettivamente efficaci» e questo consentirebbe di ben calibrare gli adeguamenti e di risparmiare più importanti cifre in fase di esecuzione dei lavori. Le nuove norme, però, rischiano di restare lettera morta se la committenza non ne percepisce i vantaggi. A spiegarlo è Marco Di Felice, progettista antincendio, attivo relatore a convegni sulla prevenzione incendi e membro del gruppo di lavoro Sicurezza del Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni).

Ingegnere, la nuova Regola tecnica verticale (Rtv) potrebbe facilitare la "messa a norma" delle scuole?
Sicuramente la nuova Rtv sulle scuole offre ai professionisti antincendio strumenti progettuali più moderni e versatili, come il Codice di prevenzione incendi ha già dimostrato per le altre attività soggette già rientranti nel suo campo di applicazione; ma il grande vantaggio dovrà essere percepito dagli enti gestori dell'edilizia scolastica che spesso hanno dovuto rinunciare alla "messa a norma" degli edifici a fronte dei gravosi oneri di adeguamento che imponeva il Dm 26 agosto 1992.

Quindi lei condivide l'opinione diffusa, secondo la quale la norma del 1992 sarebbe così rigida da aver indotto all'illegalità le scuole già esistenti alla sua entrata in vigore?
Condivido e confermo. Ma anche se la responsabilità di proseguire l'esercizio dell'attività scolastica in edifici non a norma è degli enti gestori e delle autorità didattiche, la causa prima che ha indotto a questa illegalità è stata l'estrema rigidità della regola tecnica del 1992, soprattutto in rapporto alle caratteristiche del patrimonio scolastico italiano di allora. Volendo speculare si può rilevare che negli ultimi 25 anni non ci sono stati incendi con danni significativi nelle scuole, anche se la maggior parte di queste non era in possesso di Cpi o Scia. Questo dato non deve far abbassare la guardia sul fronte della sicurezza, ma è evidente che una corretta gestione dell'emergenza ed un buon sistema di esodo risolvono la maggior parte dei problemi, anche se le strutture non sono Rei 60.

Dal sondaggio del Cni che ha coinvolto gli ingegneri iscritti agli Ordini è emerso che i committenti difficilmente colgono i vantaggi della nuova normativa. Crede che questa resistenza potrà verificarsi anche con le scuole?
Effettivamente tra le risposte al sondaggio si è rilevato che i professionisti evidenziano la difficoltà al dialogo con i committenti in fase di affidamento dell'incarico di progettazione, in quanto non si riesce a spiegare facilmente che la portata innovativa del "Codice" consiste proprio nell'investire maggiormente nella progettazione ed analisi degli scenari, per beneficiare poi di un risparmio in termini di realizzazione delle opere di adeguamento e "messa a norma". Il committente pubblico inoltre ha il vincolo delle procedure di affidamento legate al ribasso e non riuscirà mai, con le attuali regole sui parametri a base di calcolo degli onorari, a prediligere una progettazione più onerosa pur sapendo che poi ci sarà un risparmio sui lavori, perché l'ente pubblico non "vede" l'opera nel suo complesso (progetto e lavori) ed anche il Rup più avveduto non ha gli strumenti per premiare un meccanismo complessivamente virtuoso. Ci vorrebbe un cambio di passo, con il conferimento al Rup di un maggiore margine di operatività e relativa responsabilità, con eventuale incentivo premiante: su questo fronte il Cni si impegnerà.

Cosa significa progettare con il "Codice"?
Certamente, progettare con il Codice è più impegnativo sia a livello di elaborazione, sia in termini di assunzione di responsabilità soprattutto nell'individuazione e formulazione delle "soluzioni alternative". Senza eccessiva enfasi direi che progettare con il Codice "diventa un'arte" e non solo un'azione compilativa di confronto con la regola tecnica prescrittiva. Il tutto va ovviamente adeguatamente compensato, anche se si ritorna al problema già emerso: bisogna saper distinguere tra una progettazione con il "Codice" ed una progettazione tradizionale.

Ci fa capire perché la nuova Rtv applicata alle scuole esistenti potrebbe consentire un risparmio economico in fase di esecuzione dei lavori?
Sì, ad esempio la Rtv sulle scuole consente anche di avere strutture Rei 30, rispetto alla resistenza al fuoco di 60 minuti del Dm 26 agosto 1992 e si apre addirittura al livello di prestazione I (a certe condizioni). Con l'installazione di impianti di rivelazione ed allarme incendio si potrà evitare la costruzione della scala di sicurezza esterna, molto costosa ed ingombrante, si potranno allungare i percorsi di esodo oltre i 60 metri utilizzando semplicemente una "soluzione conforme"; il controllo degli incendi con l'impianto idrico sarà necessario solo per edifici con altezza al piano superiore ai 12 metri. Ed altri ulteriori vantaggi che non vanno visti come uno sconto alla sicurezza, ma come una migliore taratura delle misure di prevenzione e protezione antincendio, conferendo maggior peso a quelle effettivamente efficaci. Il problema resta il campo di applicazione, come per le altre Rtv, che non consentirà alle scuole con meno di 100 occupanti di beneficiare direttamente di questi vantaggi.

In occasione della presentazione, ad aprile 2014, della bozza del "Codice", si stimò che l'utilizzo delle nuove norme avrebbe consentito di adeguare una scuola del 1930 (4.240 mq e 800 occupanti) ad un costo nettamente inferiore a quello che sarebbe venuto fuori dall'applicazione della regola tecnica del 1992. Questo risparmio era stimato intorno a 120mila euro. Crede che si possa realmente raggiungere un risparmio di tale entità attraverso l'approccio prestazionale?
Ogni contesto andrà analizzato nello specifico, ma se si considera che l'installazione di una scala metallica esterna a più piani può costare complessivamente anche 50mila euro, direi che l'ordine di grandezza dei risparmi conseguibili potrà confermare le cifre ipotizzate nel 2014.

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