Progettazione

Bandi progettazione/3. E il mercato dei piccoli studi si contrae dopo il Codice dal 34 al 22% del totale

di Giuseppe Latour

Nonostante la grande vitalità del mercato dei bandi pubblici per servizi di ingegneria e architettura e il taglio dei requisiti di accesso, i piccoli studi non riescono ad allargare il loro giro d'affari. E, anzi, hanno fatto registrare un arretramento dopo l'entrata in vigore del nuovo Codice, a beneficio di società, consorzi e cooperative: la fetta di mercato degli studi vale circa il 22 per cento nel 2016, rispetto al 34% del 2015 (parliamo di valore di aggiudicazione dei bandi pubblici). Dice questo l'analisi sull'andamento degli appalti pubblici che il Consiglio nazionale degli ingegneri ha presentato durante il Congresso di Assisi. Il nodo dei requisiti di accesso alle gare su fatturato e personale, insomma, nonostante gli sforzi resta intatto. Per questo il Cni ha in programma una segnalazione all'Anac.

La fotografia del mercato è stata scattata dalla relazione presentata dal tesoriere del Consiglio nazionale, Michele Lapenna. Uno degli obiettivi strategici che il Codice appalti avrebbe dovuto raggiungere, infatti, «era l'apertura del mercato dei servizi di ingegneria e architettura». Il nuovo quadro normativo, a questo scopo, «ha ridotto significativamente, della metà, i requisiti di partecipazione alle gare per fatturato, servizi generali e personale prevedendo anche la possibilità di sostituire il fatturato con una polizza assicurativa e favorendo quindi un'apertura del mercato ai giovani e agli operatori di piccole e medie dimensioni».
Questo taglio, a conti fatti, ha però prodotto risultati molto inferiori alle aspettative. Secondo Lapenna, infatti, «il mercato relativamente all'anno 2016 si dimostra ancora appannaggio degli operatori di grandi dimensioni, sia nelle aggiudicazioni per gare senza esecuzione, che nel caso di appalti integrati».

I numeri dei bandi per servizi di ingegneria e architettura senza esecuzione parlano molto chiaramente. Tra maggio 2016 e aprile 2017, per tutta la parabola di vita del Codice appalti, i liberi professionisti si sono aggiudicati appena il 22,2% degli importi dei bandi. Nel 2015, per dare un riferimento, si erano collocati addirittura più in alto, al 34%. In altre parole, il mercato resta appannaggio delle società, che pesano per il 68% e, in misura minore, di cooperative e consorzi, ferme al 9 per cento.
E questi numeri sono ancora più significativi perché arrivano in una stagione di grande vivacità per gli appalti di progettazione. Le nuove regole che vietano l'appalto integrato hanno, infatti, portato a uno sprint dei bandi senza esecuzione. Nel primo anno dall'entrata in vigore del Codice sono stati pubblicati bandi per 263 milioni di euro, con un incremento del 41,5% rispetto all'anno precedente. E, addirittura, nei primi mesi del 2017 siamo già a quota 162,4 milioni di euro. Quindi, lo sprint dei bandi di progettazione si sta fortemente consolidando.

L'analisi del Cni porta a due conclusioni. La prima è che restano delle criticità di regolazione sui requisiti di accesso alle gare, sulle quali il Consiglio nazionale chiederà un intervento all'Anac in una prossima segnalazione. La seconda riguarda l'assetto del mercato. «A mio avviso – conclude Lapenna - uno degli obiettivi che dovrebbero porsi gli Ordini e il Consiglio nazionale è proprio quello di pensare un nuovo modello organizzativo e aiutare i futuri ingegneri (ma anche quelli del presente) a trovare altre soluzioni professionali al di là dello studio professionale singolo». Quindi, anche la ristrutturazione degli studi sarà una questione centrale per il prossimo futuro della categoria.

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