Progettazione

Dissesto, Italia Sicura chiede altri 70 milioni per il fondo progettazione

di Giuseppe Latour

Mettere un ulteriore chip sul fondo progettazione, portandolo da 100 a 170 milioni di euro. Dopo la manovra sul prestito Bei, è questo l'altro fronte che si è appena aperto a Palazzo Chigi in materia di dissesto idrogeologico. Potrebbe consentire di puntellare il plafond che, dopo una prima analisi dell'Unità di missione "Italia Sicura", si sta rivelando particolarmente utile: sono moltissime le Regioni che già hanno recapitato richieste per accedere alla provvista. Di fatto, a pochi giorni dalla sua attivazione, il fondo si avvia a un rapido esaurimento. La novità potrebbe entrare nel decreto terremoto o, in seconda battuta, nella legge di bilancio.

La necessità di ritoccare il fondo progettazione sta prendendo corpo con forza in queste ore. Subito dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale, infatti, le Regioni hanno iniziato a inviare a Palazzo Chigi le prime richieste, rivelando un livello di interesse molto alto. La coperta dei 100 milioni di euro disponibili, da quello che sta venendo fuori, è decisamente corta. Anche perché è sottoposta ai vincoli tipici dei fondi Fsc, che alimentano la provvista: l'80% deve andare al Mezzogiorno mentre il 20% restante al Centro Nord. Tradotto in pratica, vuol dire che Regioni con un grande fabbisogno, come la Liguria o la Lombardia, finiranno per incassare pochi spiccioli. Da qui la manovra che sta studiando Palazzo Chigi.

La prima mossa sarà il rifinanziamento del fondo. L'ipotesi, scritta nera su bianco in un emendamento presentato dall'Unità di missione, prevede che il plafond venga incrementato di 70 milioni di euro, dagli attuali 100 fino a quota 170. Ma non finisce qui, perché questo intervento non risolve il problema della distribuzione dei soldi, oggi quasi tutti concentrati al Sud. L'idea, allora, è approvare una norma che consenta di superare i vincoli dell'80-20. Il fondo progettazione dovrebbe derogare alla regola generale relativa agli Fsc. Si tratta di uno schema molto innovativo dal punto di vista giuridico, e per questo particolarmente a rischio, che però potrebbe risolvere un problema di distribuzione delle risorse contro il quale Palazzo Chigi combatte da mesi. Il tutto potrebbe entrare già nel decreto terremoto, ormai prossimo alla pubblicazione. O, al più tardi, nella legge di Bilancio.

Non si ferma, intanto, il lavoro sulla provvista Bei. Palazzo Chigi, in via informale, avrebbe raggiunto un primo accordo per incassare 800 milioni da mutui Bei e altri 200 milioni da finanziamenti della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, la Ceb. Questo miliardo dovrebbe, in una seconda fase, crescere fino a 1,8 miliardi. Andando a finanziare soprattutto due fronti di opere: in primo luogo, la seconda tranche del piano aree metropolitane che, dopo diversi mesi, resta ancora priva della copertura finanziaria. Accanto a questo, sarà costituito un nuovo piano, indirizzato a tutte quelle Regioni che, nel quadro dei due maxi stralci coperti finora, ancora non hanno avuto risorse. Tutti interventi che andranno mandati avanti anche grazie al fondo progettazione. Per l'Unità di missione, infatti, i due fronti (mutui Bei e fondo progettazione) dovranno dialogare in maniera continua.

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