Progettazione

A Lucca Microscape recupera la chiesa di San Pellegrino per la collezione dei gessi del museo della Toscana

di Luigi Prestinenza Puglisi

Patrizia e Saverio Pisaniello si sono laureati entrambi alla facoltà di architettura di Firenze e hanno aperto uno studio a Lucca nel 2006. Con il nome Microscape, hanno realizzando opere di qualità, quali per esempio la riqualificazione di Borgo San Daniele a Povegliano, in provincia di Treviso. Come capita a molti progettisti italiani, i progetti affrontati da Microscape hanno spesso a che vedere con contesti difficili, o per la poca qualità degli edifici o, all'opposto, per l'interesse delle preesistenze storiche e ambientali.
A San Daniele di Povegliano si trattava di organizzare, intorno al palazzo comunale, uno spazio pubblico all'aperto che in assenza di adeguate quinte architettoniche, correva il rischio di perdersi nell'indistinto di un contesto non ancora strutturato.

A Lucca, nel progetto che qui presentiamo, si è trattato, invece, di recuperare la Chiesa di San Pellegrino, ubicata proprio nel centro storico della città, e quindi in un contesto delicato e più che definito. La chiesa prende il nome dalla sua posizione lungo via San Pellegrino, oggi via Galli Tassi: il percorso più a Nord di accesso alla città di Lucca della Via Francigena. Costruita presso le mura cittadine, era stata ampliata nella metà del XVII.
Dal 1808 la fu chiusa al culto e nel XX secolo ospitò una officina in cui si fabbricavano e riparavano gli organi delle Chiese della città. In tempi recenti divenne, infine, un magazzino.
Da qui uno stato di degrado avanzato, che ha spinto l'amministrazione al restauro per riutilizzarla come sede della collezione di calchi di gesso del Polo Museale Toscano.
Il restauro è stato in gran parte filologico e conservativo e, per ospitare la collezione formata da 230 pezzi, il progetto ha inglobato i vani adiacenti che sono stati connessi alla Chiesa con la riapertura di un'antica porta.

«Abbiamo dovuto impostare il nostro intervento progettuale - ci raccontano i progettisti- alla massima economicità e al più assoluto rispetto del manufatto storico: l'obiettivo era riportare lo spazio all'antico splendore». A tal fine si è giocato con l'illuminazione artificiale, che gioca un ruolo da protagonista anche se gli apparecchi sono, per ovvi motivi, nascosti alla vista. «La luce è - continuano i progettisti - la materia che definisce questo spazio che abbiamo da subito immaginato come minimale». Gli unici elementi architettonici introdotti dal progetto sono le lastre di acciaio verniciato a polvere poste a fasciare il vano porta di collegamento con i vani annessi, i gradini mancanti del presbiterio, le aree dove erano originariamente collocati gli altari laterali di San Rocco e della Natività - da molto tempo non più presenti nella Chiesa -, e infine l'area della bussola d'ingresso.

La pavimentazione in marmo bianco e bardiglio è stata pulita e patinata conservandone il livello di usura: a testimoniare il trascorrere del tempo e gli innumerevoli usi che negli anni sono stati fatti dello spazio. Un ambiente a mezza altezza, posto al primo piano dei vani annessi alla Chiesa, è destinato a studiolo.
L'allestimento del Deposito dei Gessi è stato ottenuto collocando i reperti negli scaffali di una struttura sorretta da tubi innocenti e sopra pedane realizzate con bancali di legno. Una scelta motivata sia dalle ragioni di costo alle quali si è gia accennato sia alla volontà di realizzare un allestimento il più possibile semplice.
«Scaffali e bancali - ci raccontano i progettisti- permettono di definire una interessante spazialità modulata attraverso il posizionamento degli elementi scultorei più importanti».
Da qui i numerosi scorci visivi che accompagnano il visitatore mentre si muove all'interno di un ambiente architettonico austero e privo di affettazione. Comunicano un'aria di non finito e di provvisorio che contribuisce a rendere questo piccolo museo interessante, quasi un magazzino dove scoprire reperti finalmente tornati alla luce dopo un lungo oblio. Un'aria di non finito, infine, che contrasta piacevolmente con il restauro accurato e puntuale, e quindi "finito", della chiesa.

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